[di Francesca Casadio Montanari, Lacasadifra]
Mi chiamo Francesca. Sono un’educatrice ambientale, un’autrice di racconti e albi illustrati, e la curatrice della pagina Lacasadifra.
Per i bambini e le bambine che da tanti anni incontro all’aperto sono, di volta in volta, la naturalista, la maestra del bosco, l’esperta che “sa tutto degli animali e delle piante” (magari!), la maga delle storie. Le storie di natura rappresentano senza dubbio l’anima del mio lavoro. Fin da piccola amavo le storie che la natura sa raccontarci ogni giorno e in ogni angolo di mondo e, allo stesso tempo, mi perdevo nelle storie di carta, fatte di immagini e parole. Ricordo quando sostavo tra gli scaffali della vecchia sede della Libreria Giannino Stoppani, in via delle Moline a Bologna, per leggere le Storie di Boscodirovo di Jill Barklem. Tra le querce e gli arbusti di rosa canina mi sentivo a casa, e provavo simpatia per il girovagare della topolina Primulina. La sua curiosità per siepi, campi e alberi immensi era anche la mia.
Da bambina vivevo appieno la natura, soprattutto d’estate, in famiglia, nelle vacanze in montagna sulle Dolomiti. Lì mi sono innamorata dell’odore dei cembri, degli aghi dei larici, dell’acqua cristallina dei ruscelli. Ma le colline e le montagne di casa hanno atteso pazienti che iniziassi a frequentarle con maggiore assiduità e dedizione, ed è stato il periodo di preparazione della tesi di laurea in Scienze Naturali a dare il via a un legame forte con il mio territorio. Ho passato mesi a raccogliere borre di barbagianni nel Preappennino bolognese (le borre sono ammassi costituiti da pelo, penne e resti scheletrici delle prede, rigurgitati da alcune specie di uccelli con regolarità), per poter studiare la comunità di piccoli mammiferi di cui questo rapace si nutre. In quel periodo ho compreso di desiderare un lavoro all’aria aperta, e che le presenze selvatiche di quei luoghi non troppo lontani dalla città non mi avrebbero più abbandonata. Dopo la laurea, ho trascorso tredici anni tra le colline della Valsamoggia, presso il Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio, dove, esplorando boschi, calanchi e greti fluviali, ho imparato a stare in natura insieme a bambini e bambine delle scuole del territorio, ad accogliere e nutrire la loro curiosità, ad accompagnarli nelle loro esperienze di crescita. A Monteveglio ho cominciato a scrivere le mie storie e, parallelamente, a portare nello zaino non solo guide e manuali scientifici su flora e fauna, ma anche albi illustrati incentrati sulla natura.
I libri di cui Francesca è autrice
Libri che i miei giovani compagni di avventure dimostravano di apprezzare moltissimo, nel corso di momenti di sosta e contemplazione oppure di indagine relativa alle osservazioni e agli incontri effettuati sul campo, e che io e la bibliotecaria di Monteveglio Maddalena Faccioli eravamo solite proporre in occasione di A spasso con i libri selvaggi, passeggiate letterarie rivolte alle famiglie alla scoperta delle bellezze naturali della Valsamoggia.
Coi libri selvaggi lungo il fiume
Esplorazioni selvatiche
Oggi, dopo diciotto anni di percorso tra libri e natura, mi occupo di didattica e formazione per la Fondazione Villa Ghigi di Bologna e, in merito alle connessioni tra natura e letteratura per l’infanzia, collaboro come formatrice con altre realtà, come la Cooperativa Il Mosaico. A spasso con i libri selvaggi è diventato un appuntamento collaudato e partecipato, che ha coinvolto altre biblioteche comunali del bolognese e modenese e la libreria indipendente Atlantide di Castel San Pietro Terme. Continuo a pubblicare storie e albi, illustrati da artiste con le quali condivido una sensibilità affine per il mondo naturale e, grazie all’uscita di due miei racconti in Comunicazione Aumentativa Alternativa editi da Homeless Book, mi sto dedicando a sperimentare e a riflettere in modo più sistematico sul tema della lettura accessibile all’aperto. Cerco di raccontare le mie attività e di fornire spunti a chi lavora in ambito educativo, divulgativo, letterario o semplicemente agli appassionati attraverso la pagina Facebook Lacasadifra, dove amo utilizzare il linguaggio fotografico per lasciare suggestioni e incoraggiare le persone a uscire nella natura con bambini e bambine. E con un libro sotto braccio.
Letture sotto la grande quercia
Letture invernali
Letture in città
“Maestra del bosco, quando ci riporti quel bel libro sugli insetti?”
In questi anni ho avuto tra le mani molti albi illustrati, e mi sono interrogata a lungo sulle caratteristiche che dovrebbero avere per riuscire a dare voce al contatto e alla relazione con la natura. Per individuarle, ho osservato bambini e bambine di età differenti, sia nelle situazioni di lettura autonoma (ancor prima che vi sia padronanza nella comprensione del testo scritto), sia in quelle di lettura ad alta voce da parte di un adulto. Ho letto con loro nei giardini scolastici, nei parchi urbani e in aree più selvatiche, sulle soglie tra il dentro e il fuori, in tutte le stagioni, con il sole e con la pioggia.
In ascolto in natura e indagini in un giardino scolastico
Osservando il nido del picchio, e un abbraccio dopo le esplorazioni
Ho creato opportunità di lettura estemporanee e consuetudini attese con trepidazione, ho proposto libri con le parole, senza le parole o altri capaci di garantire a tutti l’accesso alle storie, ho spaziato dalla fiction alla non-fiction. Credo sia importante scegliere libri che abbiano il potere di risuonare con le specificità del contesto esterno e naturale e che, aperti sopra le erbe di un prato, la terra di un giardino o la lettiera di un bosco, rivelino assonanze e accostamenti in grado di avviare esplorazioni e ricerche. Libri che offrano diversi punti di vista con i quali approcciarsi alla realtà, che sappiano accogliere l’inatteso e mettere in luce la mutevolezza della natura, stimolando interrogativi, riletture, approfondimenti. Libri che raccontino la ricchezza e la complessità biologica anche degli spazi urbani, con i loro angoli e margini dimenticati e, proprio per questo, estremamente vitali. Libri che invitino i bambini a soffermarsi e ad accorgersi della meraviglia, la quale suscitando curiosità può generare conoscenza.
Storie dentro e fuori le pagine
Scoperte in un nido d'infanzia
Negli albi con intento divulgativo (ma lo stesso vale per le storie) è fondamentale che la meraviglia sia rigorosa: nominare la vita con rigore scientifico consente di dare identità e valore agli elementi naturali, primo passo per educare al rispetto e per far fiorire un senso di appartenenza ai luoghi in cui viviamo e al nostro pianeta, e un desiderio di averne cura. Tra i non-fiction picture books che denotano questa attenzione, e che costituiscono presenze irrinunciabili nelle mie giornate 'là fuori', vi sono senz’altro i titoli della collana PiNO. Li porto spesso con me nei parchi, nei giardini, negli orti, nei cortili scolastici, dove, pagina dopo pagina e immersi nei contesti, bambini e bambine della primaria divengono Piccoli Naturalisti Osservatori, che con facilità e immediatezza si mettono a contare, confrontare e classificare, a cercare corrispondenze, a scovare armonie e pattern naturali, ad allestire collezioni e biblioteche oggettuali, a scrivere diari e taccuini.
"Api, sciami, alveari" e osservazione delle arnie
"Sei zampe o poco più", e corrispondenze
"In un seme" di Beti Piotto e Gioia Marchegiani
I più piccoli delle scuole dell’infanzia sono catturati dalla varietà di forme, strutture, dimensioni, colori e sfumature che emerge dalle figure, così attrattive e potenti da innescare perlustrazioni, osservazioni, raccolte, esposizioni. Gli adulti che li accompagnano (insegnanti, educatori, genitori) hanno la possibilità tramite agli albi di divulgazione di perfezionare le proprie conoscenze naturalistiche, di incoraggiare i processi di ricerca di bambini e bambine evitando di fornire risposte preconfezionate alle loro mille domande, ma rilanciandole e alimentandole, per costruire con loro saperi e coltivare una sensibilità ecologica condivisa.
"Alfabeti naturali": corrispondenze
"Colori"di Giovanna Ranaldi: osservazione e ricerca sfumature
La lettura all’aperto, attraverso la sollecitazione estetica prodotta dal paesaggio e dalle immagini, il coinvolgimento plurisensoriale ed emozionale, le interconnessioni tra spazi, materiali ed esseri viventi, si configura come una rete di relazioni: un vero e proprio ecosistema di lettura. Ed è nella relazione, nell’incontro che si acquisisce la capacità di mettersi nei panni dell’altro, qualsiasi creatura esso rappresenti, e di comprenderne prospettive, bisogni e diritti.
Le illustrazioni per la pagina Lacasadifra sono di Natascia Ugliano
Per approfondire, segnalo alcuni miei contribuiti nei volumi:
- Didattica all'aperto. Metodologie e percorsi per insegnanti della scuola primaria, a cura di Michela Schenetti, Edizioni Centro Studi Erickson.
- Osservare progettare educare green, a cura di Sabrina Bonaccini e Michela Schenetti, Edizioni Junior