Un appello per gli albi narrativi

Questo articolo di Sophie Van der Linden è stato scritto per l'editoriale di ottobre del sito The Children's Book Factory ed è stato ripubblicato sul blog dell'autrice, che ringraziamo per averci autorizzato a tradurlo e per il suo consueto, preziosissimo sguardo sulla letteratura per ragazzi.

Tim all alone, Edward Ardizzone.
 
La forma principale dell’albo illustrato proviene dalla tradizione del disegno dei classici dei picturebook inglesi e americani: “l’albo narrativo”. Edward Ardizzone, Maurice Sendak, Uri Shulevitz, Arnold Lobel, Quentin Blake, Allan e Janet Alhberg, Helen Oxenbury… ne sono i più illustri rappresentanti.
Helen Oxenbury, A caccia dell'orso.
 
L’albo narrativo, che in Francia fu realizzato per la prima volta integralmente nel 1931 da Jean de Brunhoff, oggi si trova a competere con degli albi più marcatamente grafici, aspetto, questo, ereditato da Bruno Munari.
 
Bruno Munari, Nella nebbia di Milano.
 
Infatti, da una decina di anni, il panorama editoriale francese ha dedicato un ampio spazio a questo genere di produzioni dall’estetica perfetta e dalle forme pure e minimali, molto spesso in grado di solleticare il senso ludico dei giovani lettori. Sebbene all’inizio siano stati spesso snobbati dai mediatori del libro, questi albi oggi riscuotono un interesse crescente, a rischio di eclissare gli albi di fattura più classica.  
Arnold Lobel, Frog and Toad together.
 
Tuttavia, l’albo narrativo francofono gode di ottima salute poiché continua a evolversi sotto la guida dei suoi maestri (Claude Ponti, Philippe Corentin, Grégoire Solotareff ecc) insieme a una nuova generazione di autori-illustratori che appartengono alla stessa tradizione. 
Uri Shulevitz, The fool of the world and the flying ship.
 
Negli ultimi anni, l’umorismo si è imposto come un mezzo potente per gli albi “da raccontare”, che seducono un pubblico ben più ampio rispetto che in passato. Perché gli albi umoristici suscitano un’entusiasta adesione alla lettura condivisa tra adulti e bambini. Gli autori offrono testi la cui oralità è sapientemente costruita attraverso le espressioni, la comicità delle ripetizioni, le cadute inattese e spiritose e, inoltre, questi testi sono raffigurati in modo vivo e gioioso, da illustratori virtuosi di questo campo. 
 
Jenet e Allan Ahlberg, Each peach pear plum.
 
Le qualità dell’albo narrativo sono numerose. Esso, infatti, richiede l’impiego fruttuoso di molteplici competenze di lettura. Nello spazio della doppia pagina ci sono almeno un enunciato verbale e un enunciato visivo interdipendenti. La lettura deve seguire le interazioni dinamiche tra testo e immagini ed è proprio da questa relazione che emerge il senso profondo dell’albo illustrato.
 
Claude Ponti, L'album d'Adèle.
 
Ancora più importante, l’albo narrativo mette in scena un racconto, che è la forma prima della letteratura e, senza dubbio, la più strutturante per il bambino. Infatti, il racconto presenta uno svolgimento lineare di fatti, una cronologia, una serie di eventi che si concatenano tra loro. Questo filo conduttore è un elemento fondante per la psiche del bambino. Inoltre, queste storie rappresentano dei veri e propri “scenari di vita” che consentono ai bambini di prepararsi ad affrontare le crisi che inevitabilmente si presenteranno loro nel corso della vita. 
Philippe Corentine, Mademoiselle sauve-qui-peut.
 
In un momento in cui il digitale e lo schermo rivestono ruoli sempre più importanti nella vita di tutti i giorni dei bambini, la presenza nel quotidiano di storie da leggere sembra ancora più essenziale. Il polo culturale dell’infanzia ha bisogno di equilibrio, di controbilanciare l’agitazione attraverso la calma e la complessità e la sovrabbondanza attraverso la chiarezza e la limpidezza.  
Il libro è un oggetto tangibile, il testo, la successione delle pagine sono immutabili. È una promessa di permanenza, un polo di stabilità essenziale con il quale occorre, oggi più che mai, continuare ad alimentare i bambini. 
 
Grégoire Solotareff.