Valore e prezzo /1: Le nozze coi fichi secchi

PieroSraffa è diventato famoso risolvendo un paradossoformale della teoria marxiana, che analiticamente si fonda sull’assuntoche il rapporto fra valore e prezzo sia costante. Il che non èintuitivamente vero. [Se a qualcuno interessa, può studiarselo qui  e qui].

Abbiamo infinitiesempi della correttezza di questa intuizione. Per fare un esempio notoa molti nostri lettori: se a un illustratore viene richiesto un disegnoda utilizzare come copertina di un libro, ma gli viene offerta in cambio“la visibilità”, l’illustrazione realizzata ha un valore (se non loavesse, non verrebbe utilizzata) ma non le viene riconosciuta la dignitàdi avere un prezzo. Il caso opposto è quello del sito archeologico diDelfi, odelle Dolomiti: il loro valore è talmente elevatoche nessun prezzo ha dignità bastante ad acquistarli.

Il problema del rapporto fra valore e prezzo è particolarmentevivo in ambito culturale. Autori e illustratori si sentono, spessodirettamente e più spesso surrettiziamente, formulare la richiesta diprestare la propria opera gratuitamente. E alzi la mano il copywriterche non si è mai sentito dire «ma in fondo sono solo due righe»;e il fotografo che eccetera eccetera.

Confessiamo che anche a noi èaccaduto di realizzare o commissionare lavori non pagati. E diregalare ogni Natale i libri al mercatino di Emergency e a qualchealtra onlus che conosciamo. E confessiamo di non aver mai pagatoun euro né ai collaboratori di questo blog né aGuidoScarabottolo per i meravigliosi topi cheadornano da sempre le copertine dei nostri cataloghi. Peraltro,né all’uno né agli altri abbiamo mai tentato di indorare lapillola con la balla della visibilità. E con l’uno e con gli altriintratteniamo in genere rapporti personali.

Maci domandiamo per quale ragione il mondo si ostini a chiederci, perle più svariate e variopinte ragioni, e in modo più o meno civile,i nostri libri gratis. E non solo a noi. Accade almeno due o trevolte alla settimana a tutti gli editori di libri per ragazzi. Nediscutemmo anche, ai tempi dell’avvincente ma naufragata avventuradi Meno piccoli di quel che sembra. Ecco alcuniesempi.

Esempio A: Promuovere la letturasenza pensare ai libri

Vi presentiamoil progetto X: con un gruppo di appassionati faremo [descrizionedell’attività]. Abbiamo avuto un piccolofinanziamento e molto appoggio dalla città. 
Hanno già aderito gli scrittori: [segue elenco] e tantialtri ne stiamo coinvolgendo.
[I medialocali] ci hanno già contattato.
Abbiamofatto una bibliografia degli albi che ci interessano e i vostri libriselezionati sono: [segue elenco di 35 titoli per un totale a prezzo dicopertina di 501,50 euro].
Volete appoggiareil progetto donando una copia per titolo dei vostri albi? [...] Giàaltri editori hanno deciso di appoggiare l’iniziativa [segueelenco]. 

Faccio notare che501,50 euro rappresentano per noi, e per tutti quelli piccoli come noi,lo 0,08% del fatturato lordo annuale. E che di richieste altrettanto esosenel 2011 ne abbiamo ricevute più di una ventina. Dunque, se aderissia tutte queste iniziative, che per comodità di calcolo riduco a venti:0,08% x 20 = si volatilizzerebbe una quantità di libri pari all’1,6 percento del fatturato. Al quale dovrei aggiungere l’Iva del 4 per centoche pago anche sugli omaggi (20 euro e spiccioli);  i dirittid’autore, che devo comunque corrispondere perché il numero delle copieomaggio è stabilito contrattualmente e viene normalmente assorbitodalla copie destinate alla stampa (50 euro e spiccioli); il costo dispedizione (diciamo 7 euro); l’imballaggio (diciamo 2 euro di scatola);e il tempo che ci metto a fare il tutto.

E mai una volta chequalcuno dei richiedenti si proponga di restituire le copieal termine della manifestazione. Dove vanno a finire quei mieitrentacinque libri? Posso ipotizzare che, nella migliore delleipotesi, vengano regalati a una biblioteca (che, di conseguenza,non li acquista più); nella peggiore potrebbero anche tornarmicome resi da un libraio un po’ troppo intraprendente.

Usciamo dallo specifico e ricapitoliamo: qualsiasigruppo di persone che si metta in testa di promuovere la letturapensa all'organizzazione, a cercare un piccolo finanziamento, aideare e realizzare locandine e cartoline, a contattare la stampalocale o nazionale. Ma si dimentica, invariabilmente dei libri.
Eppure, se vogliono promuovere la lettura, è perché ritengonoche i libri siano un valore. Ma se sono un valore, perché non sonodisposti a riconoscergli la dignità di un prezzo? Non dico del prezzodi copertina, ma almeno un prezzo scontato.

Un’alternativa èpossibile. Ricordo con piacere e gratitudine il messaggio con cui GianlucaGiannelli mi informava che un nostro libro era entrato nella selezionedelle Scelte di classe e che, perciò, aveva bisogno di qualche decina di copie per le classi cheavrebbero scelto il vincitore. Avrei potuto praticargli il massimo scontopossibile per l’acquisto? Quindi, pagare i libri per promuovere lalettura è possibile. (Mi perdonino tutti gli altri che seguono lastessa prassi e che non cito: sappiano comunque i lettori che non sonopochi, anche se sono minoranza).

EsempioB: Come negli orfanotrofi dickensiani
Gentile editore,
sonoil genitore/l'insegnante che si occupa della biblioteca scolasticadell'Istituto X, a Y. 
I libriche possiamo offrire ai nostri ragazzi sono piuttosto vecchi. Cipiacerebbe aggiornare il nostro patrimonio, ma la cronica carenzadi fondi […]
Le chiediamo quindise potesse inviarci gratuitamente dei libri. Anche rovinatio destinati al macero andranno benissimo[…]
Cordiali saluti

Per amor di polemica, aqueste lettere o email per un certo periodo ho risposto chiedendo se,mancando di fondi per la mensa scolastica, avrebbero mai immaginatodi chiedere al macellaio locale un po’ di carne gratis, «anchese ha già fatto qualche camola andrà benissimo». In fondo, Oliver Twist ha dimostrato al mondo chesi diventa grandi anche se si mangia carne guasta.

Poi sono passato a più miti consigli e ho risposto proponendodi procacciarsi non libri rotti, o invenduti perché invendibili, equindi privi di dignità, ma libri buoni, che potessero scegliere unoa uno dal catalogo, e che avrei sostituito se si fossero danneggiatinel trasporto, purché fossero disposti a pagare i libri quantome li paga il distributore.

Ho ricevutoqualche reazione piccata alla prima (e lo capisco benissimo: essereirritante mi riesce sempre molto bene); ma mai, dico mai, nessuna alladisponibilità a praticare uno sconto che non faccio neanche a miamadre.  Adesso non rispondo più.

Missive dello stessotono ci arrivano, sorprendentemente, anche da biblioteche comunali.

Anche qui, un’alternativa è possibile. Ogni annoviene a trovarmi Deborah Soria, l’eccellentissima ideatrice dellalibreria itinerante Ottimomassimo peracquistare i libri per il progetto “Le biblioteche di Antonio”,fortemente voluto da Sinnos per ricordare AntonioSpinelli, fondatore della cooperativa. Al momento di pagare, devosempre litigare per farle accettare di corrispondermi solo un prezzosimbolico. La ferma volontà di pagare onora la memoria della personaal quale il progetto è intitolato, che amava e rispettava il libro alpunto di decidere farne la sua professione.


EsempioC: Multinazionali in bolletta?

X è una multinazionaleche produce [segue descrizione del prodotto]. Non fanno moltapubblicità sui mezzi tradizionali ma stanno sperimentando i“social media”. Stiamo cercando di convincerli che per aversuccesso occorrono dei contenuti veri, interessanti e magari ancheutili. 
Per loro faremoun’attività di comunicazione verso le mamme blogger, produrremoun video comic possibilmente carino, leggero e utile [sull’uso delprodotto]. I blogger che rilanceranno l’iniziativa potranno premiareuno dei propri lettori che condividerà il contenuto di X con unomaggio. 
Ecco io ho propostodi scegliere [...] un vostro libro: [segue titolo]
Vi va di mettere a disposizione 7/10 copie del libro. Ilritorno per voi è la visibilità.
I partnercon cui portiamo avanti il progetto sono [segue elenco]
Quindi per voi potrebbe essere una bella occasione divisibilità, per X un arricchimento del proprio contenuto.

Ovviamente, abbiamo rifiutato. E in risposta abbiamoricevuto un bel sermone con il quale ci veniva spiegato come e qualmentela visibilità che avremmo ottenuto avrebbe contribuito al nostrosostentamento. Insomma: abbiamo perso proprio una bella occasione.
Mi domando se la multinazionale cliente di questo studio dicomunicazione è al corrente delle pessime figure che le vengono fattefare. Possibile che una multinazionale abbia il budget per pagare ilvideo comic leggero e carino, la campagna sui social media, la parcelladello studio di comunicazione, ma non riesca a trovare meno di cento europer comprare i libri da regalare ai blogger?

E poi, alla faccia delcomunicatore, come è possibile convincere qualcuno che “i contenutiveri, buoni e magari anche utili” siano necessari al successo, se glisi dice allo stesso tempo che li può ottenere gratuitamente, con un po'di faccia tosta, in cambio della solita, fantomatica visibilità?
Secondo me ha provato a minchionarci. E sta pure minchionando lamultinazionale X.

E voi, cosa ne pensate?

Prossimamente, torneremo sulla questione dellagratuità del lavoro culturale, entrando nel magico mondo dei festival,delle presentazioni in libreria e in biblioteca e dei laboratori perbambini. Abbiate pazienza. E se avete esperienze interessanti chevolete condividere, fatecele sapere.


Tutte le immagini a corredo di questo post sono diillustrazioni che non abbiamo pagato. E sono tutte © Guido Scarabottolo,2004-2012.