Copertinadi Frank Kozik per Houdini deiMelvins. |
Quando Frank Kozik si trasferìdalla Spagna al Texas aveva solo 16 anni.
Era incoscienteed entusiasta, ma sapeva bene una cosa: gli piaceva la musica.
Era il 1976, periodo di snodo per il rock poster.
Inizialmente, Kozik prende appunti dai grandi d'Oltreoceano (Jamie Reid su tutti)e inizia a fare punk flyers, manifesti fotocopiatiche promuovono concerti della zona.
La finedegli anni Ottanta arriva presto, e con essa tutta una serie diinteressantissimi input musicali: la nascentescena grunge di Seattle è un fiorire di gruppinuovi ed esaltanti, perchè non promuoverli?
Così Frankprende coraggio, cosa che non gli è certo mai mancata, e dà liberosfogo alle sue fantasie.
Al 1993, risale la pubblicazionediHoudini, lavoro dei Melvins la cuiimmagine viene affidata al nostro Kozik, catapultato da quel momentoin poi nell'Olimpo della grafica musicale. Un disco celeberrimo, comeceleberrima è la copertina: due bambini che giocano amorevolmente con uncagnolino. Bicefalo.
Altrograndioso esempio è un poster, sempre datato 1993, realizzato perla data di Houston dei Nirvana: due pargoli in un campo di fiorie farfalle che, mentre il sole splende alle spalle, sono intenti asaltellare con un gatto. Sarebbe adorabile, se non ci accorgessimodella mano robotica della bambina.
Sorge una domanda:da dove viene tutto questo?
Non dobbiamo dimenticareuna delle tante sorprese artistiche che l'America ha sfilato dalcilindro, indubbiamente la più importante della nostra epoca: laWalt DisneyCompany. Sembra incredibile, eppure la connessione c'è.
Da quel fatidico 16 ottobre 1923, data di fondazione dell'ImperoDisney, gli Stati Uniti ci hanno educati a un immaginario svincolatoda paure e turbamenti, confezionato in una rassicurante pellicola eimpacchettato da musiche celestiali.
Buffi animaletti indifficoltà e fanciulle dall'infanzia infelice, rinchiuse in torrio meglio, addormentate per fortuiti incantesimi, non vedono l'ora diessere svegliate e riportare al loro splendido mondo fatto di coloripastello e occhioni grandi.
Il tutto nella 'perfetta'cornice del decennio 1940-1950, vale a dire il momento in cui la WaltDisney Company presta orecchio a ippopotami e funghetti danzanti,senza farsi troppo prendere da quel che intorno sta accadendo.
Maicome in quel periodo gli Studios sono attenti ad animazioni spensierate,tralasciando
l'impianto da musicalche arriva solo alcuni anni dopo, ossia nel momento esatto incui il compositore Howard Ashman varca le porte della Company,insegnando al mondo intero cos'è un moderno 'Classico Disney'(basta poco per capire che The King Lion èuna trasposizione hollywoodiana dell'Amletoshakespeariano).
Bisogna essere chiari: la spensieratezzaè nel segno. Le trame molto spesso sono tutt'altro che felici: Dumbonon ha vita facile, e nemmeno Biancaneve. Più l'argomento è spinoso,più l'immagine è bucolica.
Avviene così che anche perFantasia, progetto faraonico e impegnativo, sianella musica –
Debussy, Bach, Beethoven, Tchaikovsky,Stravinsky, Schubert eccetera – che nei soggetti – daglispiriti oscuri di Night on Bald Mountain,agli inquietanti incantesimi di The Sorcerer'sApprentice, passando attraverso laformazione della terra di The Rite of Spring, ei centauri di The Pastoral Symphony – mediatosapientemente da fondali ad acquarello e creature surreali.
Un immaginario per niente trascurabile, specie riguardo alla graficada concerto degli anni Novanta.
I mass media tutti, dalfumetto al cartone animato, sono fondamentali per il poster americanodel momento, che architetta una parodia sarcastica fino al cinismo,ma proprio per questo pura e autentica. Gli animali, tradizionalmentebeniamini dei più piccoli, si guadagnano un posto d'onore anche nelmondo dei grandi, con deformazioni impensabili.
Ecco chel'infanzia gioca ruolo fondamentale nella comunicazione, e diventa lachiave di lettura più immediata e semplice con cui decifrare un universomusicale.
Non musica tranquilla, non musica facile. Canzoni dirabbia e foga, canzoni grunge, sporche. Frank Kozikinquadra un preciso modo di raccontarle, sia esso bello o brutto nonimporta.
Perché o funziona o non funziona. Nel suo caso,si può dire che sia arrivato dritto al punto, con l'intenzione disdrammatizzare il disagio attraverso un candido visino, e con la vogliadi creare una frattura così forte da sconvolgere lo spettatore.
Sicuramente,con la precisa intenzione di suggerire che ciò che sembra indifeso, moltospesso racchiude una forza sovrumana.
*Martina Esposito (Napoli, 1988) adora disegnare. Lo fa da quando è nata,lo ha fatto durante l'Istituto d'Arte, e ha continuato a farlo durante ilTriennio di Scenografia e il Biennio di Illustrazione all'Accademia diBelle Arti di Bologna. Disegna perché disegnare la diverte, e perchéil disegno è una lingua che le piace parlare. Adora anche la musica,ma le riesce meglio disegnarla che suonarla, così nel 2011 entra a farparte di Italian Poster Rock Art, organizzazionetoscana che promuove poster artist italiani chefanno grafica da concerto. Organizza una mostra mercato all'anno,crea loghi e locandine per eventi e parallelamente collabora peralcune scenografie. Tramite Italian Poster Rock Artconosce alcuni degli studi grafici più importanti d'America, dalMethane Studios al Firehouse,autori di artwork per Bob Dylan, U2 e molti altri ancora. ConTopipittori intraprende uno collaborazione tesa a divulgare l'influenzadell'illustrazione e dell'arte in generale, sulla grafica da concerto,dagli anni Cinquanta a oggi.