Corpi narranti

Percorsi educativi tra opere d’arte e albi illustrati nella Pinacoteca Civica e Museo della Ceramica di Savona

[di Alessio Cotena e Marco Isaia]

Il servizio educativo della Pinacoteca Civica di Savona nasce più di vent’anni fa grazie all’iniziativa dell’allora direttrice, affiancata in seguito da alcuni volontari della sezione di Savona di Italia Nostra. I musei, all’epoca, iniziavano a guardare con più attenzione al proprio valore educativo e all’importanza di coinvolgere anche pubblici che non fossero solo gli addetti ai lavori. Da allora, col passare del tempo, abbiamo strutturato e diversificato le proposte educative cercando anche di valorizzare le competenze di coloro che si occupano della mediazione culturale, arrivando così alla creazione di LaboratorioL, un gruppo di liberi professionisti non soltanto specializzati in storia dell’arte, ma anche dotati di competenze laboratoriali sulle tecniche artistiche, il teatro e la lettura. Oggi LaboratorioL, insieme a Italia Nostra, gestisce il servizio educativo della Pinacoteca Civica, del Museo della Ceramica di Savona e anche progetti nelle scuole e laboratori per ragazzi diversamente abili.

Durante l’estate del 2020, dopo il primo lockdown, la Pinacoteca Civica e il Museo della Ceramica di Savona, in collaborazione con LaboratorioL, hanno proposto Art-camp. Tutte le mattine bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, sono venuti in museo per partecipare a una serie di laboratori artistici, un’occasione per tornare a socializzare e incontrarsi. Quest’estate 2021, dopo il difficile anno scolastico trascorso, abbiamo pensato che, oltre ad Art-camp, avremmo proposto un filo conduttore tra tutti i laboratori di tecniche e attività espressive per cercare, proprio attraverso i diversi linguaggi, di affrontare e trasformare il momento complesso in cui ci si trovava.

Grazie alla nostra esperienza come educatori, l’aspetto che in questo momento sentiamo più urgente, è la mancanza di contatto fisico: non potersi abbracciare, stringere la mano, fare sempre attenzione a rispettare il metro di distanza. Oltre all’isolamento forzato imposto dalle varie chiusure, siamo ancora costantemente sottoposti a una distanza fisica. Nasce da queste premesse il progetto Corpi narranti che si sta sviluppando attraverso una serie di attività a partire da Art-camp, con proposte di laboratori pomeridiani, promuovendo un corso per docenti, attraverso workshop con artisti e programmando una serie di percorsi destinati alle scuole e agli adulti.

La nostra metodologia didattica si è sempre caratterizzata per un approccio fortemente laboratoriale. Le opere d’arte sono l’attivatore che motiva una serie di esperienze nelle quali i bambini, così come anche gli adulti, sono accompagnati a scoprire i diversi linguaggi artistici. Negli ultimi anni ci siamo resi conto di quanto potesse essere efficace affiancare gli albi illustrati alle opere d’arte. Tramite questa strategia è possibile ampliare ulteriormente l’esperienza visiva dei bambini, mostrando loro una grande varietà di raffigurazioni e narrazioni. Gli albi illustrati, inoltre, sono l’esempio perfetto di un linguaggio polialfabetico in cui le immagini entrano in una relazione profonda con il testo. L’utilizzo di questi libri ci permette così di poter esplorare anche la scrittura realizzando dei laboratori che non si limitano al solo linguaggio visivo. Ogni settimana di Art-camp era incentrata su un tema specifico: il corpo assente, dentro di me, il corpo che sente, il corpo che cambia, il ritratto, le mani. Il primo giorno ci si conosce, si forma il gruppo e si esplorano i musei. La ‟caccia al tesoro” è una delle attività principali: i bambini sono invitati a cercare una serie di particolari estratti dalle opere esposte. In questo modo, i partecipanti iniziano la scoperta delle collezioni museali e ad avvicinarsi ad alcuni artisti. I particolari, scelti in relazione al tema della settimana, hanno permesso ai bambini di scoprire la diversità delle rappresentazioni di un medesimo soggetto nelle varie epoche e nei diversi stili.

Caccia al tesoro al museo.

Nei giorni successivi sono state presentate svariate tecniche artistiche: dalla ceramica alle tecniche di stampa, dall’acquerello al carboncino. Per noi è molto importante che tutti i bambini possano sperimentare il maggior numero possibile di tecniche per iniziare a conoscerle, ma soprattutto per scoprire il linguaggio a loro più congeniale per esprimersi liberamente o, di contro, le tecniche più ostiche. Ogni strumento di lavoro porta con sé caratteristiche uniche e anche un racconto che si lega a quello personale di ognuno di noi. Sperimentare diventa così conoscenza delle potenzialità di ogni mezzo espressivo volta alla creazione di una personale storia visiva e non alla catalogazione in definizioni univoche. Ad esempio non è detto che il carboncino sia per forza utilizzato per rappresentare la paura e che il rosso sia il colore dell’amore. «Per me il rosso è il colore della rabbia, il verde è il colore dell’amore, come quando sono nel bosco», spiega Marco, 9 anni.

Facce in ceramica.

Autoritratti ad acquerello.

Autoritratto con la tecnica della linoleografia.

Autoritratti in ceramica vicino all’opera “Nena” di Arturo Martini.

Autoritratti con la tecnica della monotipia vicino all'albo che ha fornito ispirazione: La prima neve, di Elham Asadi e Sylvie Bello (Topipittori 2021).

Insieme alle diverse tecniche artistiche, nelle nostre proposte c’è sempre anche la parola che può essere attivatore o sostegno del laboratorio. Molte volte cominciamo l’attività partendo da un’opera presente nei musei insieme all’illustrazione di un albo, per osservarne e poi scoprirne la tecnica. In altri laboratori, invece, iniziamo leggendo una poesia o un albo, per arrivare all’utilizzo dei linguaggi visivi. La parola accompagna l’immagine o permette a un’immagine di nascere, sostiene o amplifica un segno in un continuo rimando di relazioni reciproche. Per noi ogni giorno è una scoperta vedere come la possibilità di lavorare con più linguaggi possa aprire strade inaspettate.

Ecco alcuni dei pensieri raccolti durante questo campo estivo che hanno accompagnato, o dato il via, ad alcuni dei laboratori:

«Dentro di me c’è la mente, ci sono i pensieri, ci sono le cose che mangio e qualcosa che non so.» (Lorenzo, 9 anni)

Facce di china.

«Dentro di me c’è un t-rex.

Dentro di me c’è una borraccia.

Dentro di me c’è un uomo.

Dentro di me c’è una scatola.

Dentro di me c’è un zaino.

Dentro di me c’è l’erba.

Dentro di me c’è una scarpa.» (Entony, 8 anni)

Gesti realizzati con la tecnica della linoleografia.

Il corpo delle emozioni, con esercizi di scrittura.

«Sono testa

libro pieno di parole

Sono mani

palla da basket

sono dita

ingranaggi che scrivono» (Alice, 9 anni)

Tecniche di stampa e l'albo che ha ispirato il laboratorio Il corpo che cambia: Prima di me, di Luisa Mattia e Mook (Topipittori, 2016).

«Le rughe parlano di te, non solo perché dicono che sei anziano ma anche perché qualche ruga ti viene per le tue emozioni. E anche perché vuol dire che sei saggio/a. I giovani non hanno rughe però infatti studiano e imparano. Gli anziani no, non studiano perché lo hanno già fatto.» (Sofia, 10 anni)

Il corpo che cambia: laboratorio sulle rughe con il carboncino.

Dentro me: laboratorio su tecniche di stampa (monotipia, cianotipia).

«Prima di me c’era il niente senza alberi, senza animali. Prima di me c’erano i dinosauri e le mummie» (Elena, 6 anni)

Dentro me: laboratorio di ceramica.

Al venerdì poi venivano esposti i lavori con l’allestimento di una mostra, momento conclusivo del percorso svolto. Sistemare i lavori sulle pareti bianche insegna ai ragazzi a dare il giusto valore a quanto si è realizzato e nello stesso tempo crea delle connessioni visive tra i diversi elaborati, favorendo la condivisione e lo scambio di osservazioni e idee. Il singolo disegno assume una valenza completamente diversa nel momento in cui entra in relazione con quello degli altri. La mostra, inoltre, diventa un momento di racconto dell’attività, i bambini e i ragazzi erano felici di condividere con le famiglie cosa avevano fatto e questo ha permesso non di scimmiottare una mostra di artisti, ma di instaurare un dialogo più profondo anche con i genitori e, magari, avvicinare alcuni di loro alle collezioni d’arte della città.

Per noi questo è un museo: uno spazio vivo, un laboratorio in cui scoprire e sperimentare diversi linguaggi espressivi, dialogare e confrontarsi con altre persone: in altre parole, un luogo in cui avere la possibilità di lavorare alla costruzione della propria identità.

Il momento dell'esposizione.


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