Buone stagioni. Il ciclo della natura attraverso il cibo

 [di Paola Cappelletti]

“Impara nella semina, insegna nel raccolto, e d’inverno gioisci.”

William Blake

Progettare laboratori per bambini è sempre un’esperienza d’indagine: in questo lavoro non sono mai sola, nemmeno nel momento in cui costruisco il progetto. La proposta Buone Stagioni, che ho realizzato nei miei laboratori Mille Modi, nasce proprio dalla connessione con altre ricerche e da un incontro, quello con Federica Buglioni e le sue indagini sul cibo visto con gli occhi del naturalista. Da tempo desideravo esplorare ortaggi e frutta, come elemento vitale e suggestivo, come veicolo per raccontare i processi naturali nelle loro trasformazioni, con l’intento d’accompagnare i bambini a riconoscere il cibo nella dimensione quotidiana.

Considerando che vivo in una grande città e che porto i miei laboratori in scuole sempre diverse, talvolta anche in valigia, ho cercato dei complici: quale miglior alleato, se non il contadino che vende al mercato i suoi prodotti? L’intento si è arricchito, quindi, di un’altra linea d’indagine: cogliere e osservare il ciclo della natura, nella rotazione delle stagioni, con la trasformazione di un elemento vegetale a partire dal seme, dalla pianta e anche dagli scarti che altro non sono che nuove forme generative. Ho cominciato a collezionare tralci di pomodori, piccioli, zucche variopinte, radici di porri, catalogando formati concentrici e radiali, bucce, polpe e semi. Sono nate, così, le indagini condivise che ho svolto per tutto l’anno scolastico con bambini di alcune scuole d’infanzia del comune di Torino, un invito a guardare, a entrare nel dettaglio e a riconoscere nelle forme del cibo gli "alfabeti naturali".

Il cibo offre la possibilità di affrontare in modo spontaneo gli aspetti etici ed estetici della natura, il giusto e il bello, esplorando il vero, ovvero l’aspetto scientifico. In questo ciclo di laboratori ho veicolato dati oggettivi attraverso l’osservazione e la documentazione, per accompagnare i bambini verso una rielaborazione soggettiva. Gli ortaggi o i frutti smontati, osservati nella loro dimensione plurisensoriale, hanno offerto nuove forme e colori che attingono a quanto conosciamo per arrivare a quanto immaginiamo: l’intento non è mai stato il rappresentare, ma il guardare e rivedere, operazione che invita a entrare dentro alle cose per poi crearne di nuove.

I bambini mi hanno fatto notare che un frutto è come uno scrigno. Si presenta all’esterno nel modo più accattivante, riservando talvolta le migliori sorprese nel suo interno: strutture, combinazioni geometriche, asimmetrie che sono solo apparentemente casuali, e ancora profumi, inviti… In questo modo, ogni banco del mercato e ogni frigorifero diventa una stiva ricca di tesori, la cucina di casa un luogo dove cercare la complicità dell’adulto, portando nuove competenze che partono dal saper fare fino ad arrivare al saper guardare e nominare.

La scoperta del cibo come veicolo emozionale trova già nell’infanzia radici profonde, racconta culture di altri paesi, tiene stretta un’emozione legata a un ricordo e talvolta racconta chi siamo nelle nostre preferenze. D’altronde, se siamo ciò che mangiamo, siamo anche ciò che guardiamo! Buone Stagioni proseguirà anche il prossimo anno in una scuola di Milano: preziosa occasione per indagare il nostro legame con quanto ci nutre, in questo nostro continuo mutamento che è la crescita.

Bibliografia di riferimento:

Alfabeti Naturali, Federica Buglioni - Luogo Comune, Topipittori.

Naturalisti in cucina, Federica Baglioni-Anna Resmini, Topipittori

Uovo Sapiens, Federica Buglioni- Giulia Bernardelli, Topipittori.

Dall’orto al mondo, Barbara Bernardini, Saggi Terra Nottetempo.

L’arte di Vedere le cose, John Burroughs, Piano B.

Sapere per comprendere, Howard Gardner, Universale Feltrinelli