In cammino

Mentre, qualche sera fa, al cinema, guardavo Vado a scuola ho pensato ad alcuni bambini che ho visto quest'estate in Thailandia. Allecinque di mattina, ancora col buio, lungo strade come corridoi tagliati nel fitto della giungla, deserte, fra rumori ancora notturni di animali invisibili, ogni tanto spuntavano dei bambini. Soli, a gruppetti, in due, tre. Maschi, femmine, di età diverse, piccolie grandi. Lindi e in divisa, fermi sul ciglio dell'asfalto, in attesa dello scuolabus. Spesso usciti da villaggetti sparuti,fra polli e cani randagi, o da case poco più che baracche. Erano visioni surreali, paradossi che non finivo di guardare e che non finivano di stupirmi.

Il film del regista francese Pascal Plisson, che spero vinca tutti ipremi del mondo, fra cui anche l'Oscar, ammesso che qualcuno l'abbia proposto o abbia intenzione di proporlo, incanta per la bellezza, la tenerezza, la commozione, la sorpresa, l'ammirazione che suscita nello spettatore, e per quello che gli regala: sentimenti poco frequentati come speranza, fiducia, gioia, meraviglia, pace.

Eppure, riflettendoci, questo incredibile racconto potrebbe essere un sentiero minato di possibili cadute, impicci, intralci, buonismi, facilonerie, luoghi comuni.



Racconta il regista che l'idea del film è nata in Kenia. Un giorno, mentre faceva un sopralluogo per un documentario di natura, vide tre figurineche attraversavano la savana di corsa. Erano bambini masai che andavano a scuola. Ore di strada, in marcia, per sedersi a un banco. Rimase folgorato da quello che gli raccontarono.

I quattro bambini scelti per realizzare questo documentario, sono stati selezionati frai sessanta dei quali sono state raccolte, in tutto il mondo, le storie, prima di iniziare le riprese: Jakson e sua sorella Saloméa Laikipia, in Kenia; Carlito, sua sorella Micaela e il suo cavallo Chiverito, sulla Cordigliera delle Ande, in Patagonia; Samuel e isuoi due fratelli, Gabriel ed Emmanuel, nel Sud Madurai, in India;e Zahaira, con le sue amiche Zineb e Noura, nell'Alto Atlante, in Marocco.



Quattro storieesemplari che raccontano l'archetipo di tutte le storie, che è alle origini di ogni letteratura e in particolare di quella per ragazzi, apartire dalle fiabe, cioè il cammino, inteso come viaggio iniziatico. In questo caso, il cammino di quattro ragazzi, insieme ai loro fratelli o amici, per raggiungere la scuola.

Una trama semplicissima, limpida, che riesce, in questo caso, a rimanere tale pur nell'enorme complicazione del cammino, in senso letterale e figurato, umano, esistenziale. E rimane luminosa, lineare, per la grandezza di chi lo compie: i bambini, che ditutto sembrano preoccuparsi e occuparsi, meno che di se stessi, intenti come sono a camminare, pensare, osservare, capire, superare ostacoli, arrivare.



Non c'è un momento in questo film che non abbia peso, necessità, senso. Non c'è una parola, un gesto che siano troppo o troppo poco. Al punto che ogni possibile dubbio, critica, diffidenza che legittimamente potrebbero insorgere durante la visione, sono spazzate via sul nascere. La forza e la verità di quel che si vede fanno piazza pulita di tutto. Rimangono solo loro, i bambini, lungo le strade e i sentieri che devono affrontare. Difficile dar conto di un tale impatto, della forza poetica e concretissima di queste vite.



Se in unqualsiasi altro film ci desterebbe perplessità o sospetto vedere bambini che assistono all'alzabandiera prima di entrare in classe, inquesto capiamo che per Jackson, per Carlito e per i loro compagni sitratta di una cerimonia solenne, un rito importante con cui la scuola, il paese riconoscono ai bambini l'importanza del pericolo corso e della fatica fatta.

Colpiscono questi bambini così seri, silenziosi, assorti, responsabili, tenaci, e insieme avventurosi, allegri, leggeri, giocosi, fiduciosi. Colpiscono i loro gesti misurati, attenti, affettuosi, devoti, intelligenti, e le loro parole strabilianti per acume, saggezza, onestà, verità. “Nasciamo che non abbiamo niente e moriamo che non abbiamo niente, dobbiamo sempre ricordarlo” dice Samuel.



Colpiscono lecose che dicono loro gli adulti con cui vivono. Padri e madri, sullaporta, benedicono i figli con parole antiche, prima che intraprendano il cammino. Il padre di Jackson e Salomé, dice: “Che la vostra penna abbia successo. Che siate forti, istruiti, intelligenti.” La madre di Samuel li ammonisce teneramente: “Fate i bravi.” Il padre di Carlito dona ai figli un nastro rosso che li protegga durante il cammino e che il piccolo cavaliere legherà al collo del cavallo quando il sentiero si farà duro. Il maestro di Jackson, prima che gli scolari siedano ai banchi, li ringrazia per aver percorso un cammino così difficile, per poter essere lì, a scuola.