[di Angelo Reginato*]
Come si entra nel mondo dei racconti biblici? Da sempre, questo è un rompicapo su cui molti si sono affaticati, con l’intento di suscitare l’interesse e favorire l’ingresso a quanti si fermano sulla soglia di quel mondo così diverso dal nostro al punto da scoraggiare la decisione di irrompervi. Bisogna leggere le Scritture dall’inizio alla fine, entrando dunque dal portale della prima pagina, l’inno alla creazione, per tornare a rivedere le stelle nella Gerusalemme celeste? Oppure si può procedere diversamente, esplorando quel territorio a partire da un punto che chi legge ritiene più accessibile? E poi, come si procede, una volta entrati? Perché la prima impressione non può che essere quella degli esploratori della tanto desiderata terra promessa: è un posto abitato da giganti, che divora i suoi abitanti. Come essere all’altezza di quel mondo narrativo così complesso, che sprigiona un immaginario che non ci è familiare? Inevitabilmente, siamo assaliti dalla sensazione di essere inadeguati, di avere bisogno di strumenti interpretativi troppo onerosi per le nostre vite di corsa. E allora o il rompicapo iniziale si risolve in un percorso di studi esegetici oppure conduce alla resa di fronte a un libro che ci appare bello e impossibile.
Ho intenzionalmente estremizzato il discorso, perché poi di fatto, spinti dalla curiosità o da una fede che nasce dall’ascolto, bene o male molti comunque provano a misurarsi con quel testo. Ma anche tra questi coraggiosi rimane forte la sensazione di avere bisogno di qualche strumento ulteriore per superare il sospetto di accontentarsi delle impressioni di superficie lasciate dall’attraversamento del mondo delle Scritture. Verrebbe da concludere: bene, allora investiamo un po’ del nostro tempo e studiamolo questo testo. Proviamo a entrarci non più come turisti distratti, che si accontentano di portarsi a casa un souvenir, ma come esploratori attrezzati, armati di cartine e informazioni. Dunque, per accedere al mondo delle Scritture occorre entrare dalla porta della competenza. Di nuovo, però, ci assale l’insoddisfazione per l’artificiosità dell’approccio: giusto, necessario, ma al prezzo di perdere la magia del racconto, con la conseguente impossibilità di pensare di portare con sé i più piccoli.
Come se in quel mondo non ci fosse alcuno spazio in cui le bambine e i bambini possano giocare. Come può succedere questo, se un personaggio di quel mondo narrativo invita a diventare come bambini, ad assomigliare a loro? Come si può far fronte al cortocircuito che spegne o la luce dell’intelligenza o quella della magia? Giusi Quarenghi, un’esploratrice del mondo delle Scritture, capace di tenere insieme entrambe le prospettive, che in quel territorio si è avventurata con il passo lieve della poesia e con quello ponderato dello studio, e lo ha fatto al seguito dei saggi ebrei e in compagnia dei più piccoli, ci propone di entrarvi passando per la porta della domanda.
Il suo prezioso manuale di viaggio, appena edito da Topipittori, è per l’appunto intitolato Io ti domando. Dove la domanda non viene bruciata nella ricerca della risposta esatta, come se per percorrere il mondo biblico servisse superare i test della patente. Entrare dalla porta della domanda significa accendere lo sguardo dello stupore, il desiderio di capire, la curiosità per l’inedito. Significa non smettere di interrogarsi, con una libertà che non si lascia rinchiudere entro i confini della ragione strumentale, dei problemi da risolvere.
Ed è proprio la sapienza del domandare a fare incontrare l’abilità dell’esploratore e la magia del bambino, i “perché” filosofici con quelli dell’infanzia. La sapienza ebraica, in larga misura, ha battuto questa strada, dove il racconto si apre alla domanda e genera altri racconti. Giusi Quarenghi attinge a quella sapienza e ripropone quella via attraversando i momenti fondamentali del racconto biblico, quelli che svelano i molti volti di un Dio che tesse la trama delle relazioni: 49 volti, che si mostrano a partire dal giardino dell’Eden fino a quello del Cantico dei cantici. Volti che si volgono e che incrociano altri volti, quelli dell’umanità. Volti che interrogano e vengono interrogati.
Il libro, impreziosito dalle illustrazioni di Guido Scarabottolo, si presenta con la veste grafica del testo per ragazzi ma è pensato – così, almeno, mi pare – per essere letto insieme da una persona adulta e da un piccolo, così che anche dalla parte di chi legge prenda forma quel felice incontro del domandare adulto e di quello sorgivo dell’infanzia che permette al mondo narrativo biblico di significare oltre le semplificazioni e gli specialismi. E chi non ha piccoli da prendere per mano per interrogare insieme il mondo delle Scritture? Si lasci accompagnare dalla sapienza biblica dell’autrice e dal suo gusto per la parola: riscoprirà la bellezza di queste antiche storie sempre nuove, che accendono domande e mettono in cammino.
*Questo articolo è uscito su “Riforma”, settimanale delle chiese evangeliche battiste metodiste e valdesi, del 21 agosto 2020. Ringraziamo il giornale e l'autore per averci permesso la sua pubblicazione.