[ di Joanna Concejo]
«In rari momenti, sono un artista… il resto del tempo, non sono nessuno», Charles Bukowski.
Maison de jour, maison de nuit, Joanna Concejo
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Ho una casa in collina, ai piedi di un bosco di abeti. Un vecchio casolare di legno fuori dal paese. Dovrei ristrutturarlo per poterci andare a vivere e lavorare. Alcune travi sono marce e andrebbero sostituite, altre portano i segni della vita degli insetti, sono state lavate dalla pioggia e sbiancate dal sole. Bisognerebbe ricostruire i comignoli e cambiare gli infissi, come spesso accade alle vecchie case che si vuole riportare in vita.
Io non ci abito ancora, ma ci sono già degli inquilini: dei topi, una martora e una civetta. Le volpi hanno fatto la tana sotto il pavimento del fienile o di quello che ne rimane. Cervi e caprioli vengono a servirsi nel frutteto.
Mi piace sedermi davanti casa e guardare in lontananza. Il villaggio in fondo alla collina, le rare auto di passaggio sulla strada tortuosa, i campi dietro le case, i boschi e le montagne blu all'orizzonte.
Guardare e basta, senza fare altro. I suoni mi arrivano attutiti. I cani che abbaiano, qualcuno che taglia la legna, qualcuno che chiama il vicino.
Mi piace stare lì, sentendomi a distanza. Con il paesaggio davanti a me e intorno a me. C'è qualcosa di molto confortante nelle grandi distese, soprattutto se viste da lontano. Tutto è silenzioso, nulla si muove e le grida sembrano sussurri. Anche in giornate di vento e neve. Gli alberi ondeggiano e si piegano, le nuvole passano, ma tutto con calma suprema.
Mi piace disegnare come se prendessi qualcuno per mano e gli dicessi: “Vieni, siediti con me davanti casa mia, guarda insieme a me”. È tranquillo, si sta benissimo, vedrai.
L'anima smarrita, Olga Tokarczuk e Joanna Concejo
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Credo che per imparare a disegnare occorra vedere molte cose, provare stupore, commuoversi, lasciarsi turbare, ridere, e anche piangere.
Quando disegno un paesaggio, degli alberi o delle piante, mi sento come se li stessi piantando uno a uno. Lo stesso con le case: è come se le stessi costruendo, la cucina, il soggiorno, le camere da letto, le soffitte piene di cose dimenticate. Come se stessi fabbricando i ricordi delle persone che ci vivono, con i loro sogni, i loro animali, le loro cene, la zuppa che cuoce sul fuoco, le mani che puliscono i cucchiai prima di riporli nel cassetto.
Disegnare la natura... se potessi, non farei altro! Ma forse, poi, non faccio davvero nient’altro.
Les fleurs parlent, Jean-Francois Chabas e Joanna Concejo
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Non c'è nulla che possiamo contestare alla natura. Non si può correggere, mettere in discussione la forma di un albero o di un fiore, i colori delle piume di un uccello, la composizione delle nuvole in cielo al tramonto. Mi viene voglia di scrivere: tutto è bello in natura! È banale, lo so. Ma poi penso: tutto È natura. Non esiste nient’altro. Ciò non è un male né un bene. Né bello né brutto. La natura non si aspetta che la applaudiamo per averci dato un bel tramonto, per aver fatto sbocciare un fiore o coperto la volpe di una splendida pelliccia rossa. Non si preoccupa minimamente della nostra delusione per una brutta giornata o per la piena di un fiume. Non seduce, non promette nulla.
C'era una volta una bambina, Giovanna Zoboli e Joanna Concejo
“Tu sei qui” o “Tu SEI qui”, naturalmente, semplicemente. Questo è il titolo dell'ultimo libro che ho illustrato, scritto da Laëtitia Bourget. Parla di un legame, dell’assenza di una presenza, di una trasmissione. Fin dalla prima lettura del testo di Laëtitia, ho capito cha a fare da collante sarebbe stata la natura. Un po' come l'impronta che lascia in noi il luogo da cui veniamo. Un'eredità che trasmettiamo, anche nostro malgrado. Altrimenti, come potrei spiegare il fatto che a mia figlia piace la neve tanto quanto a me, pur non avendo mai vissuto in un paese dove nevica spesso? Come mai le piacciono i lavori manuali proprio come a me e a mia nonna? Siamo connesse, naturalmente, semplicemente.
Volevo che questo libro fosse una forma di contemplazione di ciò che È. Senza spiegazioni, senza ricamarci sopra. Solo vedute, sguardi che si posano su un paesaggio, un dettaglio, un fiore. Il tutto si rivela nella trasparenza, annunciato da una silhouette, un contorno, un colore. E allo stesso modo scompare, sovrapponendosi ad altri calchi di paesaggi, oggetti, piante, persone.
Tu sei qui, di Laëtitia Bourget e Joanna Concejo
Quando mia nonna è morta, vivevamo lontane già da un po’. Lei in Polonia, io in Francia. Quel giorno mi sono detta che era diventata più vicina a me perché si era unita a ciò che È. Era nel vento, negli alberi, nelle nuvole. In un certo senso, mi sentivo felice. Alla fine non è stata una fine.
Penso che anche disegnare la natura sia un processo senza fine, per il semplice motivo che la natura è reale. Non si ripete mai. Non ci sono due mattine uguali, due piogge della stessa intensità, due frutti identici su un albero. Poiché tutto è soggetto allo scorrere del tempo, tutto nasce, cresce, fiorisce, appassisce e muore. Tutto è unico e importante in natura, senza vantarsi della propria importanza. E tutto merita lo sguardo di un testimone attento, che dica: “Vieni con me, guarda questo cane, questo fiume, questa persona, questo minuscolo insetto tra i fili d'erba”. E che dica anche: “È importante aspettare che l’albero rinverdisca, fiorisca e dia i suoi frutti, che perda le foglie e si addormenti per l’inverno. Guardalo e nient’altro”. È bello aspettare che arrivi una lettera, che cada la neve, che il treno ci porti dove vogliamo, che i pomodori maturino...
Ne le dis à personne, Rafael Concejo e Joanna Concejo
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Quest’estate, nei pochi giorni trascorsi nella mia casa in collina, osservavo ogni mattina gli scoiattoli venuti a fare provviste per l’inverno sul mio noce. Erano vivaci, agili, abilissimi! Conoscevano la strada a memoria e facevano salti da non credere. In pochi giorni hanno spogliato l’albero di tutti i frutti.
Mi divertivano. Li aspettavo ogni mattina. Guardarli mi assorbiva completamente e non ho pensato nemmeno una volta di disegnarli. Ma forse finiranno in uno dei miei prossimi libri...
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Non so molte cose. Disegno sempre con quello che sono, una ragazza di campagna che vuole ricevere amore deal mondo in cambio di belle immagini. È l'unico modo che conosco.
M come il mare, Joanna Concejo
Questo articolo è uscito sul n. 4 della rivista 48, nel febbraio 2023. Fa parte di un ciclo di articoli dedicati al disegno che ha per soggetto la natura. Finora hanno scritto Kitty Crowther (48, n. 3, settembre 2022), Gioia Marchegiani (48, n. 5, ottobre 2023), Monica Monachesi (48, n. 6, febbraio 2024). L'articolo di Crowther è stato anche pubblicato sul blog e lo potete leggere qui).