Abbiamo conosciuto Domenico Fina attraverso Facebook. Il suo modo di scrivere di libri, scrittori, scrittrici, letteratura del presente e del passato, ha una qualità rara. È quella quella che Virginia Woolf fra le pagine di The Common Reader definisce come uno sguardo e una disposizione che solo può essere degli appassionati: onestà, curiosità, acutezza, libertà, divertimento, stupore. Riflessioni mai vincolate dai condizionamenti che potrebbero influenzare lo stile e le parole di un addetto ai lavori. Quelle che fanno riconoscere con immediatezza le ragioni per cui si legge inesauribilmente. Oggi vi facciamo fare la conoscenza di Domenico Fina attraverso le sue note su un capolavoro della letteratura per l'infanzia Il Mago di Oz.
[di Domenico Fina*]
Chiara Lagani, attrice, traduttrice ravennate, classe 1974, ha compiuto un piccolo prodigio: I libri di Oz scritti da Frank Baum tra il 1900 e il 1919 sono ben quattrodici. Da noi furono letti e tradotti solo i primi quattro. Soltanto negli ultimi anni sono state completate le traduzioni. Chiara Lagani ha ritradotto magistralmente, con ritmo e brio, le parti più interessanti di ogni libro e le ha rese un libro unico, antologizzandole senza zone noiose. I libri di Oz sono genialmente comici, provate ad ascoltare i podcast delle letture che in questi giorni Chiara Lagani ha registrato su Radiotre (Ad alta voce), letture in cui l’atmosfera è animata anche da suoni e rumori suggestivi che consentono di entrare come si deve nel mondo Oz.
Il meraviglioso Mago di Oz comincia così: Dorothy, una ragazzina del Kansas, vive in una fattoria con suo zio e sua zia, gli zii lavorano troppo, da mattina a sera, la sua sola compagnia è un cane, Toto, “era Toto a far ridere Dorothy e a impedirle di diventare grigia come tutto il resto.”
Un giorno avviene una cosa strana, un impressionante vortice di vento solleva la casa, facendola girare su se stessa. In questo roteare Dorothy si addormenta, la casa come una trottola tira a sé la terribile bisbetica vicina e nel ricadere a terra la schiaccia, come una polpetta, si vedono ancora le dita uscire di lato. Ora la casa caduta a terra si trova trasportata in un posto completamente diverso che Dorothy non conosce, mentre tutti si complimentano con lei per aver ucciso la spaventosa Strega dell’Est, ma Dorothy non ci sta capendo nulla...
Nell’introduzione bellissima di Chiara Lagani si ricorda di come Frank Baum volesse tirarsi fuori dalle storie di Oz per scrivere altro, ma i suoi piccoli lettori gli scrivevano lettere accorate: “che ne è stato del Leone Codardo?”, “fai tornare Dorothy Gale nel mondo di Oz”, non poteva abbandonare così i personaggi, cosicché ne introduceva sempre di più, sempre più sbalorditivi. Frank Baum, inoltre, cercava di rispondere personalmente alle lettere dei bambini, perché sosteneva che se da piccolo avesse ricevuto una risposta da un autore che amava, tutto ciò l’avrebbe reso il bambino più felice del mondo. Il mondo di Oz finisce pertanto con coincidere con il suo di mondo; quando morirà, nel 1919, l’ultimo libro uscirà con una toccante lettera dell’editore rivolta ai bambini lettori.
Illustrazione di Mara Cerri per I libri di Oz, Einaudi 2017.
Nel meraviglioso mondo di Oz fanciulle e fanciulli parlano con spaventapasseri, boscaioli di latta, leoni codardi, con automi di rame ricaricabili a molla, che si ricaricano con tre cariche autonome, - pensiero, movimento, parola -, per cui se quella che presiede al pensiero si scarica prima delle altre due, iniziano a farfugliare frasi senza senso. E poi animali strani, uomini di pezza, ragazze incollate come patchwork: non c’è confine tra uomini, animali, cose, tutto è animato e si convive assieme più o meno allegramente. C’è una fanciulla col cuore ghiacciato, che non può provare amore; c’è un quadro magico dal quale si può vedere tutto quello che accade nel mondo (il web cent’anni prima!). Ci sono personaggi ritagliati dalla carta velina, vivi. C’è la Principessa Langwidere, un personaggio che - ditemi voi se non è genialmente attuale.
Ha un armadio con trenta teste, una per ogni giorno del mese, vive in una casa piena di specchi su tutte le pareti e soffitti, come nei peggiori, languidi, programmi tv; ogni giorno cambia una testa, ma la sua nessuno sa quale sia, perché forse non ne ha, non riesce mai a essere se stessa; talvolta indossa una testa che dovrebbe rappresentare un carattere deciso, ma si confonde e non riesce a impersonarne il carattere. Quando incontra Dorothy, che ha una sola testa, con la quale incredibilmente riesce a essere non altro che se stessa, la Principessa Langwidere, affascinata, le intima di scambiare una delle teste che ha nell’armadio con la sua. Dorothy naturalmente si rifiuta...
Illustrazione di Mara Cerri per I libri di Oz, Einaudi 2017.
“La principessa Langwidere è una persona diversa ogni volta che la incontro”, con queste parole di presentazione il Capo dei Rotatori definisce la Principessa. Il Capo dei Rotatori è a sua volta uno strano essere, un uomo distinto ed elegante, ma al posto mani e dei piedi ha delle ruote, e le ruote sono fatte della stessa sostanza di cui sono fatte le unghie. - Bizzarro! - direbbe Billina, la gallina gialla compagna di avventure di Dorothy. Anche un po’ repellente, aggiungo io.
Poi c’è Tic Toc. Quando Billina e Dorothy si imbattono in un automa a forma di uomo di rame piuttosto tozzo, scoprono dalle istruzioni che è stato progettato dalla ditta Fabbri & Stagnini e che per riportarlo in vita basta caricare il pensiero, la parola e il movimento con tre chiavette distinte: una sotto il braccio sinistro, una sotto il braccio destro e quella relativa al movimento posizionata al centro della schiena. Ed è così che Tic Toc prende vita e inizia a parlare balbettando un po’. Racconta che i suoi due costruttori sono scomparsi ed egli è solo, nessuno può ripararlo nel caso in cui dovesse rompersi. Tic Toc è un essere piuttosto fragile. Il signor Fabbri, racconta Tic Toc, era un artista così bravo che un giorno ha disegnato un fiume talmente realistico che nell’atto di sporgersi in avanti, per poter disegnare dei fiori sulla riva opposta, è caduto nel fiume creato da lui stesso ed è affogato.
Illustrazione di Mara Cerri per I libri di Oz, Einaudi 2017.
Il signor Stagnini invece ha costruito una scala così alta con la quale è riuscito a salire fin sulla Luna, ma poi una volta salito lassù tutto gli è sembrato così bello che non è più ridisceso, si è tirato su la sua lunga scala e nessuno l’ha più visto. - Ma è terribile! - esclamerebbe Dorothy.
Tic Toc quando si scarica del tutto, come è accaduto in passato, diventa totalmente inerme e pertanto hanno provato più volte ad ucciderlo, come fece il Re Evoldo, che era solito picchiare tutti i suoi servi a morte, ma con Tic Toc non ci riuscì, perché “non era vivo, e uno deve essere vivo per morire”; fu così che tutte le botte prese non fecero altro che ravvivare e lucidare il suo corpo fatto interamente di rame. Viva Tic Toc!
Illustrazione di Mara Cerri per I libri di Oz, Einaudi 2017.
* Domenico Fina è nato nel 1969 ad Avezzano dove tuttora risiede. Di lavoro è tecnico elettronico in una multinazionale del mondo dei semiconduttori. Legge in modo vasto e curioso da molto tempo, in particolare dai 24 anni, ininterrottamente. È un lettore dallo suardo acuto e dai gusti raffinati. I primi autori che lo hanno immesso nel mondo della lettura sono stati Emily Dickinson ed Elias Canetti, poi Cechov, Lalla Romano, Isaiah Berlin. Ha scritto e scrive. Pubblica le sue impressioni di lettura in forum (Leggere e scrivere, sul Corriere della Sera, moderato da Paolo Di Stefano, dal 2005 a oggi), su Goodreads, Anobii e in articoli in blog. Su Facebook, il modo in cui condivide le sue riflessioni sulla letteratura è di rara qualità e misura.