La fatica che c'è dietro un'immagine

[di MarinaMarcolin]

Il mio mestiere, quello di illustratrice,è uno strano mestiere. Passo giorni e giorni, se non settimane e mesi,alla ricerca di un tono, di un segno, di una sfumatura; dell'equilibriodi una composizione e della coerenza di una sequenza narrativa ditavole. Poi faccio un pacchetto, lo mando a un editore e aspetto, nervosae paziente, che mi arrivi il libro finito. Che cosa succede nel mezzo,non l'avevo mai visto.
Libri, cartae polvere.

Pervederlo, sono entrata in un labirinto. Il labirinto si trova aSan Martino Buon Albergo, e vi si accede da un cancello azzurroaffacciato su uno stradone. Grafiche AZ sta scritto, accantoall'ingresso.
Varco il cancello con un po' di emozione,ed è abbastanza strano, perché i libri che si stamperanno oggi nonsono miei. Ma mi sembra comunque una cosa importante. Sono un po'nervosa, così mi fermo qualche minuto in auto, nel parcheggio aldi là del cancello, apro il taccuino, prendo la matita, e faccio undisegno.

La tipografia mi accoglie con l'offertadi un caffé, sorrisi, stanze, macchine misteriose, carta, pile di libri,ancora carta, un odore pungente e tanta, tanta polvere. Sembra che lapolvere e la carta siano inseparabili, non solo sugli scaffali dellamia libreria.

Sono venuta per assistere a unavviamento. Anzi due. Il primo è Libri! di MurrayMcCain e John Alcorn, originariamente pubblicato  nel 1962. Sistamperà sia l'edizione italiana (Topipittori) sia quella francese (Autrement Jeunesse). Sono le otto e mezzadel mattino e il foglio di macchina è già su un tavolo inclinato, sottoun'enorme lampada a luce controllata, pronto per essere scrutato da occhiesperti. A me sembra che non ci sia niente da fare o da vedere. È unlavoro a tinte piatte, stampato in tre colori speciali. Cosa siamo venutia fare?

Sicontrolla il foglio di macchina di Libri! conl'originale


Paolo mi invita a usare una copia della prima edizione del libro comeriferimento per osservare attentamente la stampa. Mentre io, inesperta,passo lo sguardo dal libro al foglio e non mi accorgo di nulla,Paolo e Roberto (che alle Grafiche AZ si occupa di programmazione,controllo qualità e dirige la squadra di stampatori) notano chequalcosa non torna. Ci sono delle disomogeneità nei colori. Ungrigio che dovrebbe essere sempre uguale qui tende al verde e lì alviola. E un giallo, che dovrebbe essere giallo, come gli altri tendeall'arancio. Ferma la macchina! Il problema è evidente, ma non sene capisce la ragione. Bisogna parlare con Renzo, il cromista, cioèla persona che ha la responsabilità dei colori.


Abbiamo unproblema.


Renzo è quello che apre i pacchetti che gli illustratori spedisconoall'editore. È lui che decide se le scansioni si fanno nello scannerpiano o in quello a tamburo, che manipola i file digitali per adattarli altipo di carta che si userà per la stampa e stampa la prima prova. Quellache verrà mostrata dall'editore per eventuali correzioni cromatichee consegnata agli stampatori come riferimento per il risultato dellastampa.

Si controlla tuttomolto da vicino.


Con Renzo, si scopre che il problema è digitale: mi viene spiegatoche i file nel computer di Renzo sono giusti, ma il programma che lilegge e incide le lastre per la stampa li ha letti male e che, perciò,bisogna rifare due delle tre lastre di stampa. Detto, fatto. Non passaun'ora e si ricomincia a stampare. Qualche minimo aggiustamento ailivelli dell'inchiostrazione, mani che indicano dettagli, si ricontrollada vicinissimo più e più volte. Ora è perfetto. Visto, si stampi!

Anche gli stampatori hanno un linguaggio deisegni.

Primadel secondo avviamento, nel pomeriggio, il labirinto si apre su un cortileche conduce a un altro edificio: la legatoria. Qui Paolo mi spiegapazientemente le varie fasi, mi mostra le macchine che accompagnanoi fogli, vedo come li legano, come li incollano e mi circondano piledi libri in attesa di una copertina o pronti per essere spediti.

Si esamina unacucitura.


 La seconda parte della giornata èdedicato a Una stella nel buio di Lucia Tumiati, illustrato da JoannaConcejo. Anche qui si stamperà l'edizione italiana equella francese, per le Editions Notari. È un libro completamentediverso: disegni a matita e a penna, carte diverse che si sovrappongono. Epoi ci sono le tavole originali, conservate nell'imballaggio cheJoanna aveva preparato, riavvolte dalla loro protezione in cartavelina. (Quindi, cari colleghi, imballate le vostre tavole con cura:il vostro pacchetto sarà la loro casa per tutto il periodo dellaproduzione.)

Originali e provea confronto.

Vederele tavole di Joanna su un brutto tavolo, accanto al tavolo inclinato ealla macchina da stampa, in mezzo agli inchiostri, ai prodotti chimici,a gente che si muove rapidamente, con un muletto che sfreccia accantoportando un bancale di carta e tutto quel rumore mi ha fatto venire ibrividi. Mi ha fatto pensare dove sono nate. Non conosco lo studio diJoanna, ma nel mio il silenzio è rotto solo dalla musica che scelgo,tutto è pacato e sommesso, fuori c'è il bosco. Come è stato possibileche precipitassero in questo inferno? E se gli stampatori hanno lemani sporche?
Sono stati i gesti a rassicurarmi. Mani chesi muovono in maniera disinvolta ma sicura, come solo chi fa questolavoro da molto tempo sa fare. (E poi erano anche pulite). Quindi statetranquilli. Più o meno.

Le bellissime immaginidi Joanna  si affiancano alla prova e al foglio di macchinaper confronto e valutazione. E qui rimango senza fiato per la qualitàdella riproduzione. Mi sorprende anche come il risultato di stampasia migliore della prova. Come se la prova fosse un livello minimoal di sotto della quale non si può scendere, e la professionalitàdello stampatore si manifestasse proprio nel superamento di questoparametro. Qualche ultimo tocco ai calamai per rendere più uniformii toni delicatissimi delle carte che usa Joanna, a correggere certelievi dominanti di magenta o di ciano. «Un colpetto al nero»perché gli scuri abbiano la giusta profondità. Scrupolosamente siricontrolla con la lente. Guardo anch’io e ciò che prima era unasfumatura, diventa una nuvola  di punti di colore sovrappostie allineati (e mi domando come faccia Renzo a capirci qualcosa).

Tutto OK: ci si può concedere unsorriso

Maiun nervosismo o una superficialità. Ogni più piccolo dettaglio èpensato, osservato. I gesti si ripetono fino a quando tutta la faticache c’è dietro un’immagine, un progetto, non trovi un riscontronella dignità dell'oggetto libro. Quando sei davanti al fogliocon la matita o sfumi i colori e cerchi esattamente l’intensitàche ti serve, non pensi al dopo. Non così tanto almeno. Io pensoche continuerò a non pensarci troppo. Anche adesso so che cosasuccede, dopo. E tutta la mia fatica ha più senso.


Grazie,Roberto!