[di Francesca Zoboli]
Oggi i musei, per funzionare e adempiere al ruolo culturale che gli spetta, devono trovare modi per ampliare l’offerta ai visitatori e incidere positivamente nel tessuto delle città. Palazzo Strozzi è un luogo dove si possono sperimentare nuove modalità per rapportarsi all’arte, facendo della relazione con le opere il punto di partenza di ogni progetto attraverso laboratori, conferenze, incontri; a questo proposito è illuminante il bellissimo National Gallery, documentario di Frederick Wiseman che racconta la complessità della vita di un grande museo come la National Gallery di Londra e della sua organizzazione.
In modo simile, il Dipartimento Educazione della Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze si occupa delle attività indirizzate al pubblico, offrendo una tipologia di progetti molto ampia che spazia dalle attività per le famiglie, gli adolescenti e gli adulti, al mondo delle scuole, delle accademie e delle università, con un’ attenzione particolare alle attività rivolte alle disabilità. La varietà delle mostre che il museo propone (dall’arte antica a quella contemporanea) permette ogni volta di sviluppare nuovi formati per avvicinare all’arte diverse tipologie di visitatori partendo dalle potenzialità offerte dai contenuti delle singole mostre. In occasione della mostra su Verrocchio, il maestro di Leonardo è stata organizzata la prima edizione della Scuola dell’arte, una serie di workshop gratuiti (particolare da non sottovalutare) dedicati a giovani e adulti, condotti da artisti e incentrati sull’idea di bottega contemporanea e sul rapporto fra maestro e allievi.
In occasione della mostra di Natalia Goncharova sono stata tra i tre artisti scelti per condurre due laboratori per la Scuola dell’arte. Quando la scorsa estate ho ricevuto la proposta, oltre alla sorpresa, ho avuto subito un moto di entusiasmo: ci sono artisti con cui si sente una sorta di feeling e cosi è per me con Natalia Goncharova. Infatti, i temi che circolano all’interno del suo lavoro sono da sempre al centro dei miei interessi, in particolare il rapporto della pittura con la decorazione, le arti artigianali e popolari e, infine, la possibilità di agire in ambiti diversi e paralleli.
Natalia (Governatorato di Tula 1881 – Parigi 1962) apparteneva a una famiglia che aveva fatto fortuna nel settore tessile e cartario, ma che, con il tempo, si era impoverita. Probabilmente è da qui che nasce l’attrazione dell’artista per le decorazioni dei tessuti che poi avranno tanto spazio nei suoi quadri, e soprattutto per la progettazione dei costumi per i balletti russi di Diaghilev, di cui sarà anche celebrata scenografa. Nel 1891 la famiglia si trasferisce a Mosca; nel 1900 inizia l’unione sentimentale (anticonformista e aperta, che durerà per tutta la vita) con Mikhail Larionov, pittore e compagno della Scuola di pittura a Mosca. Artista poliedrica, la sua opera ha attraversato e sintetizzato le avanguardie dei primi del Novecento: pittrice, illustratrice, grafica, costumista, scenografa, decoratrice e stilista, una performing artist ante litteram.
Particolare dal Trittico della Madre di Dio (Natalia Goncharova, 1911).
Particolare di Donna spagnola con ventaglio (Natalia Goncharova, 1925).
Primavera, paravento (Natalia Goncharova, 1927).
Il laboratorio, nelle intenzioni del museo, avrebbe dovuto intersecare le tematiche della Goncharova con quelle del mio lavoro. Così, ragionando con le organizzatrici, abbiamo individuato nel tema della pittura estesa allo spazio il collegamento più interessante, avendo io operato spesso nella decorazione degli ambienti e ultimamente nella progettazione di wallpaper. Da questo intreccio è nato il titolo: La pittura si fa ambiente. Non è stato facile ideare una modalità di lavoro che in sole tre ore permettesse a persone in maggioranza “non del mestiere” di elaborare un prodotto con un senso compiuto. Ho cercato di superare questa difficoltà utilizzando la tecnica dello stencil, che permette di elaborare forme grafiche semplici e ripetibili, perfette per ideare pattern e decorazioni.
Alcuni strumenti perfetti per realizzare decorazioni e motivi.
Prima di tutto, aiutata da una proiezione di immagini da me precedentemente selezionate, ci siamo concentrati su alcuni aspetti del lavoro di Natalia Goncharova particolarmente significativi per la nostra ricerca; quindi abbiamo visitato alcune opere in mostra, come la serie delle donne spagnole; i partecipanti sono stati invitati a fotografare dettagli dei quadri da cui potessero trarre ispirazione per sviluppare elementi decorativi da utilizzare durante il workshop.
Dettagli dalla serie delle Donne spagnole.
Una volta tornati in aula, ognuno ha elaborato una propria decorazione e un pattern utilizzando pitture acriliche su cartoncini colorati, sapendo che l’obiettivo finale sarebbe stato quello di realizzare una sorta di grande arazzo collettivo formato dai lavori di tutti, assemblati in un patchwork.
Il processo e il risultato dei laboratori.
Il lavoro è stato svolto in due laboratori con grande impegno e soddisfazione di tutti, grazie anche alla grande e bellissima aula che avevamo a disposizione, degna di un vero palazzo cinquecentesco, con tanti materiali e l’assistenza efficientissima delle organizzatrici del dipartimento.