[di Valentina Pellizzoni]
Poche settimane fa ho letto con estrema attenzione il libro della neuroscienziata cognitivista Maryanne Wolf Lettore, vieni a casa, edito da Vita e Pensiero. Il libro è composto da nove lettere che l'autrice scrive ai lettori. Ogni lettera è ricca di informazioni utili e interessanti: da come la lettura abbia cambiato il pensiero critico dell'umanità, alle conseguenze di una lettura digitale tendenzialmente più veloce, a come leggeranno i nativi digitali, fino al pensiero cardine del libro, ossia quanto sia nostro dovere oggi tutelare ciò che Wolf definisce la lettura profonda, unica vera àncora allo sbandamento critico che di questi tempi neri pare prevalga in più parti del mondo.
Ogni capitolo è così ricco che non è possibile in questa sede riuscire a esaminarne ogni aspetto, ma è importante capire cosa intende Wolf per lettura profonda a cui dedica la terza lettera.
In primo luogo l'autrice dimostra come il “cervello che legge in profondità va letteralmente e fiosiologicamente 'ovunque' per comprendere”, passa cioè dalla decodifica di simboli, alla ricerca dei significati, fino alla memoria delle nostre esperienze per cercarne connessioni. La lettura profonda attiva processi evocativi impensabili e qui mi pare doveroso citarla quando racconta di Hemingway che aveva raccolto la sfida di scrivere un racconto di sole sei parole; naturalmente lo scrittore vinse la scommessa e disse inoltre che quello era il più bel racconto avesse mai scritto. Ecco il racconto:
For sale: baby shoes, never worn.
(In vendita: scarpine da bambino, mai usate.)
Il lettore è parte così attiva di questo racconto, scrive la Wolf, che noi lettori vediamo le scarpe in vendita, sappiamo di che colore sono i lacci, pensiamo ai genitori, spostando la nostra attenzione dalle nostre emozioni a quelle di altri.
Potere evocativo.
Il secondo ingranaggio che mette in opera la lettura profonda è l'empatia, ossia “l'atto di assumere la prospettiva e le emozioni di altri”. Prospettiva questa che già veniamo venir meno in tutte le società occidentali ed è corroborata da diversi studi.
Terzo fattore è il continuo incremento del “repertorio di conoscenze che sta alla base della nostra abilità di comprendere e prevedere ciò che leggiamo” e qui per intenderci forse basta la citazione di Louis Pasteur che scrisse: “il caso favorisce solo la mente preparata.”
Quarto fattore è l'attivazione di processi analitici che attivano il pensiero critico: “difficilmente si può definire una coincidenza che quelli che consideriamo i metodi della scienza caratterizzino molti dei più sofisticati processi cognitivi impiegati durante la lettura profonda. Arrivare alla verità delle cose – nella scienza, nella vita o nel testo – richiede osservazione, ipotesi e previsioni basate su inferenza, deduzione, prove e valutazioni, interpretazione e conclusioni.”
Ultima caratteristica della lettura profonda è che attiva numerosi processi generativi: “c'è un momento finale nell'atto del leggere in cui un'ampia distesa si apre nella mente, e tutti i processi affettivi e cognitivi divengono materia di pura attenzione e riflessione. Dal punto di vista cognitivo e psicologico questa pausa non è tempo quieto e statico. È un momento d'intensa attività che può condurci ancora più in profondità dentro intuizioni provenienti dal testo e oltre, mentre passiamo al setaccio percezioni del passato, emozioni e pensieri (...)”.
Una pausa creativa e generativa che non è tempo statico.
È da questa riflessione che salto verso la nona lettera e riprendo, come fa Wolf, la massima latina usata da Calvino nelle sue Lezioni americane: festina lente, affrettati lentamente. Scrive Calvino: “Il mio lavoro di scrittore è stato teso fin dagli inizi a inseguire il fulmineo percorso dei circuiti mentali che collegano punti lontani dello spazio e del tempo. Nella mia predilezione per l'avventura e la fiaba cercavo sempre l'equivalente d'un'energia interiore, d'un movimento della mente” . Il guizzo dell'intuizione, dice Calvino, unito al tempo lungo dei sentimenti e dei pensieri in fase di sedimentazione.
Questo a cui dobbiamo aspirare, dice Wolf, anche e soprattutto per nativi digitali: “Io voglio che i bambini apprendano questa pazienza cognitiva”.
Poter leggere velocemente – festina – ma con consapevolezza – lente.
Come molti spiriti americani, la Wolf non ritiene di dover annullare completamente le letture digitali e il progresso tecnico, ma intima gli educatori a girare a favore di bambini e bambine ciò che il digitale offre in abbondanza: la velocità. Inserire il digitale in modo molto graduale nella vita dei bambini, e cercare di mantenere allenato il duro apprendimento della lettura profonda.
La tutela di questo tipo di lettura col suo carico di potere evocativo, aumento dell'empatia, ampliamento delle conoscenze base e attivazione del pensiero critico e creativo è ciò che dona all'umanità saggezza: “la combinazione delle nostre più elevate capacità intellettuali ed empatiche con la virtù può essere il motivo per cui la nostra specie esiste ancora. Se queste capacità sono messe in pericolo, se i buoni lettori sono in pericolo, allora lo siamo tutti.”
Il pensiero critico non serve solo per progredire spediti – festina – ma anche per stare su ciò che siamo ora e eravamo ieri – lente. Il pericolo per la democrazia, intima la Wolf, non è solo basato sulla garanzia che si possano esprimere opinioni diverse, ma può derivare anche “dall'incapacità di far sì che tutti i cittadini siano educati a usare pienamente le proprie capacità intellettuali per il formarsi tali opinioni.”
Poi la Wolf ricorda la Mrs Ramsay di Gita al faro di Virginia Woolf, quando estasiata dalla lettura dei sonetti di Shakespeare unisce il filo rosso della propria vita ai sentimenti originati da quella lettura e così chiosa la Woolf: “Una simile gioia non è un evento casuale raggiunto per una fortunata coincidenza o grazie a un temperamento proprenso alla felicità; piuttosto, è la prerogativa di pensieri ed emozioni duramente conquistati dalla persona che trova spazio e tempo per accoglierla.”