Pubblichiamo questa intervista di Planeta Tangerina a Diletta Colombo, fondatrice della libreria milanese Spazio B**K. La conversazione originale fa parte della rubrica Leitores escolhidos a dedo e si trova sul blog della casa editrice portoghese, che ringraziamo.
Cos'hai imparato sui libri da quando hai aperto la tua libreria?
La prima cosa che ho imparato è che l'offerta crea la domanda e qualsiasi libro può avere il suo mercato e incontrare il suo lettore. Ci vogliono l'occhio e l'intuizione di un libraio che sceglie i titoli - che ama di più o che gli sembrano più interessanti - nel panorama editoriale del presente o del passato, tra libri nuovi o usati o fuori catalogo, di tutto il mondo e per tutte le età. Ogni libro ha una vita, non esistono libri "difficili". Insieme ci vuole anche una mano da architetto che sa esporre i libri, offrirli al suo pubblico affinchè vengano visti, metterli in relazione per creare connessioni e salti liberi di pensiero. Ogni libro vive in uno spazio e in un senso.
Cos'hai imparato sui lettori da quando hai aperto la tua libreria?
Non mi viene mai di pensare ai lettori in generale. Più che altro nel tempo ho lavorato per coltivare relazioni e costruire un catalogo approfondito e trasversale e un ambiente di senso affinché tante persone differenti potessero trovare qualcosa di interessante tra libri molto diversi. Qualunque lettore può scegliere qualunque libro se troviamo il modo di farglielo arrivare sotto gli occhi con libertà e calore, senza dare ricette. Nello stesso tempo, ogni volta che ho in mano un libro mi porta sempre a un lettore che ho in mente, amico o cliente, a cui suggerirlo perché so che fa per lui. Alle persone piace molto scoprire ciò che c'entra con sé stesse.
Cos'hai imparato sulle attività commerciali da quando hai aperto la tua libreria?
Nel mio caso che ci vuole tanta concretezza per vivere di questo lavoro, con la fatica - sempre in discussione - dell'equilibro economico tra vita e lavoro. Ci vuole tanta intuizione quanta analisi, tanta immediatezza ed esaltazione quanta precisione, investimento quanto risparmio, anche di tempo. Senza la mia socia Chiara la libreria crollerebbe, ci vogliono più anime per tenere in piedi un sistema economico e culturale.
Cos'hai imparato sulla vita in generale da quando hai aperto la tua libreria?
Questa domanda mi fa troppa fatica e rischia di portare a dire cose troppo astratte e narcisiste. Diciamo che, aprendo una libreria, per ora ho fatto tutto quello che desideravo fare e attraverso i libri ho continuamente la possibilità di incontrare persone che mi insegnano cose sulla vita.
Quali sono gli aspetti più difficili della gestione di un'attività di questo tipo?
La principale difficoltà è aumentare i margini del guadagno per poter vivere di questo lavoro senza morire di fame e uscire a pagare tutti i costi e tutte le spese. Ciò richiede una grande esperienza e un continuo lavoro di ricerca per capire come migliorare il lavoro: come avere più sconto sui libri (da editori o distributori, soprattutto per l'estero capire la distribuzione internazionale è un lavoro di anni!), come diminuire le spese di spedizione, come ridurre i consumi, quando e quante rese fare, cosa fare oltre alla vendita dei libri, quali progetti costruire più redditizi da più punti di vista, e così via. Bisogna fermarsi spesso a pensare e mettere in conto che, purtroppo, non ci si può mai fermare dall'agire.
E le gioie più grandi?
Avere la possibilità di trovare, scoprire, scegliere, ordinare e vedere la tra le mani qualsiasi libro. Come scrive Hisham Matar in Punto di approdo (Einaudi, 2020) «Forse ogni libro, quadro o sinfonia è il tentativo di fornire un resoconto fedele di tutto ciò che ci riguarda». Avere la possibilità di incontrare l'umanità attraverso i libri è un piacere sconfinato. La gioia è anche quella di costruire, insieme a un'altra persona molto diversa ma complementare, un lavoro in cui si è totalmente liberi di fare solo ciò che ci piace, scegliere solo ciò che ci piace e stare solo con chi ci piace, al di là dei limiti e delle fatiche di ogni impegno.
Se dovessi convincere un lettore a scegliere di fare acquisti in una libreria indipendente piuttosto che su Amazon, cosa gli diresti?
Non smetteremo mai di mangiare patate fritte, Nutella e gelati. L'importante è coltivare nello stesso tempo la biodiversità alimentare e culturale. Io compro da Amazon, sono un cliente Prime. Ora che ho una bambina piccola mi è estremamente comodo e anche per ordinare dei libri, visti i costi e i vincoli della distribuzione soprattutto internazionale, a volte è l'unica chance. Non si può fermare una potenza tale nella vendita online, sarebbe irrealistico. Piuttosto combattiamo per cambiare le regole del mercato e fare sì che le leggi e i controlli sul lavoro siano uguali per tutti e inventiamoci strategie per stare al passo del cambiamento sociale generale. Se, a fianco di questo metodo di consumo, tutti i giovedì andiamo al mercato sotto casa a comprare il formaggio dei produttori locali della montagna e andiamo in una libreria indipendente o nella biblioteca di quartiere a scegliere un libro, cresceremo con molte più occasioni di assaporare gusti e persone diversi e daremo la possibilità anche a soggetti indipendenti di vivere del proprio lavoro. Scegliere più luoghi di acquisto è un investimento sulla diversità.
Consigliaci tre bei libri che possano regalarci un po' di luce in questi giorni di pandemia.
In questi giorni ho letto questi libri che mi hanno illuminato: A Month in Siena di Hisham Matar (Penguin Random House, 2019) e Survival of the Fireflies di Georges Didi-Huberman (University of Minnesota Press, 2018). Poco prima ho letto Il pericolo di un'unica storia di Chimamanda Ngozi Adichie (Einaudi, 2018) che è tratto da questo TED Talk dell'autrice.