Nel blu ai piedi delle montagne

Per il ciclo di interviste dedicato alle Case dei Topi, a cura di Beatrice Bosio, oggi parliamo con Patrizia Barbara della libreria Piccoloblu di Rovereto. Qui trovate le altre interviste alle nostre librerie fiduciarie: libreria MarcoPolo di Venezia; libreria Radice-labirinto di Carpi; Libreria Svoltastorie di Bari;  Libreria (e festival) Tuttestorie di Cagliari; Libreria GiraeVolta di Jesi; Libreria Momo di Ravenna; Libreria Gli anni in tasca di Pisa; Libreria Farfilò di Verona; Libreria degli Asinelli di Varese; Spazio Libri La Cornice di Cantù; La tana del Bianconiglio di Maerne di Martellago; La Pazienza Arti e Libri di Ferrara; Testolinee Libreria dei Ragazzi di Manduria; Libreria Aribac di Milano; 365 storie di Matera; Libreria Dudi di Palermo; Libreria Trame di Bologna; Libreria Punta alla Luna di Milano; Libreria Baobab di Porcia.

 
Mi racconti brevemente la libreria Piccoloblu?
 
Piccoloblu è nata dieci anni fa a Rovereto, una cittadina ai piedi delle montagne trentine.
È nata assecondando un impulso: dopo aver lavorato per alcuni anni in una libreria e aver scoperto che quello era l’unico lavoro che volessi davvero fare, quando purtroppo ha chiuso, ho preso coraggio e ho aperto la mia.
Da cinque anni siamo in due, Angelica Stimpfl e Patrizia Barbara – cioè, io: abbiamo gusti e sensibilità molto diversi ed è una vera ricchezza. Con lei, che è grafica e illustratrice, sono arrivate le stampe e le autoproduzioni.
La libreria, fortunatamente, è piuttosto grande e questo ci permette di sperimentare molto. Se all’inizio pensavo di concentrare la proposta sugli albi illustrati, dei quali mi sono innamorata durante la precedente esperienza lavorativa tra gli scaffali, col tempo ho cambiato idea. Oggi la Piccoloblu può apparire un po’ atipica, forse: molti la identificano come una libreria per bambine e bambini, ma in realtà al suo interno trovano posto anche tanti titoli per adulti. Negli anni abbiamo ampliato la sezione dedicata alla narrativa e ai saggi e ci divertiamo a mescolare i generi: c’è una stanza, per esempio, in cui cartonati e libri d’arte convivono.
Abbiamo deciso di rinunciare all’esaustività, a favore, però, di una proposta dotata di una propria coerenza e identità. Ci piace anche che la Piccoloblu sia in costante mutamento, che rispecchi i nostri interessi – che possono cambiare -, ma che, al contempo. tenga conto del rapporto con le altre persone che la abitano.
 
 
Che significato ha per te il nome Piccoloblu, che immagino essere un omaggio a Leo Lionni? E chi ha curato il logo?
 
Piccoloblu ha un duplice significato per me. Uno, ovviamente, è legato al libro di Lionni: volevo che la mia libreria, come molte altre specializzate, richiamasse il titolo di un albo. Ho scelto di citare Lionni perché protagonista di un periodo storico estremamente importante per la letteratura per l’infanzia e perché autore di libri che rispecchiano perfettamente la mia idea di buon libro, in quanto rispettosi dello sguardo di bambine e bambini.
Perché ho scelto proprio Piccolo blu e piccolo giallo e non un altro titolo? Per un motivo più personale. La libreria in cui ho iniziato a lavorare e che poi ha chiuso si chiamava Blu libri e, dato che sentivo un grande debito professionale e un forte legame affettivo nei confronti di quel posto, mi è sembrato un omaggio doveroso.
ll logo è stato disegnato da una delle mie più care amiche, che mi ha molto sostenuta nel periodo critico di apertura della libreria, anche perché ho sempre avuto problemi a 'rappresentarmi'. Ad esempio, da tempo Angelica e io pensiamo di modificare l’immagine della Piccoloblu per renderla più vicina alla nostra nuova anima, ma abbiamo sempre qualche difficoltà nel tradurre concretamente questa intenzione – pensate che la libreria ha dieci anni ed è ancora senza insegna!
 
 
Quali esperienze formative e/o professionali hanno preceduto il tuo lavoro in libreria? Come sei capitata da Blu libri e cosa ti ha conquistata di quel posto e del mestiere di libraia?
 
Ho studiato Letteratura Italiana Contemporanea. Ho sempre amato i libri, in particolare i romanzi, ma ho pressoché ignorato la letteratura per l’infanzia fino a che non mi sono ritrovata a lavorare in libreria. Ci sono capitata per caso, alla ricerca di un impiego provvisorio in attesa di quella che immaginavo essere la mia vita professionale futura, in una casa editrice o nella redazione di un giornale. Ma poi mi sono subito innamorata di quel luogo, ho scoperto la mia vocazione e l’amore per gli albi illustrati. Da quel momento ho iniziato a studiarli e a leggerne il più possibile.
Di questo mestiere amo la possibilità di confrontarmi quotidianamente con le persone: sono molto curiosa e tutto mi affascina, soprattutto i punti di vista diversi dal mio. Stare in libreria soddisfa il mio costante bisogno di stimoli, è un arricchimento continuo, sia professionale sia umano. E confesso che mi piacciono anche gli aspetti meno creativi e romantici della professione.
 
 
Mi parli un po’ del territorio? Rovereto è nella provincia autonoma di Trento, nella regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige: ci sono politiche culturali vantaggiose per chi come te gestisce una libreria? Si tratta di un contesto vivace e attivo, in cui la lettura viene promossa?
 
Rovereto è un contesto certamente fortunato. Quando ho aperto Piccoloblu, le spese di avviamento sono state quasi interamente coperte da un fondo europeo messo a disposizione dalla provincia (fondo che purtroppo non esiste più). Per una persona come me, senza alcuna risorsa economica iniziale, è stato un aiuto fondamentale che, per di più, è stato accompagnato da una seria formazione sulla gestione di nuove imprese – non avrei potuto chiedere di meglio.
La città è culturalmente molto vivace, ci sono ottimi musei e una biblioteca stupenda. In più, il comune ha istituito un progetto, il Patto per la lettura, grazie al quale si sta facendo un grande lavoro sul territorio.
Non mancano, però, delle problematicità, tra cui, la più grave, a mio parere, la cronica mancanza di fondi a disposizione delle scuole. Questo ostacola la nascita di collaborazioni durature con le classi ed è un aspetto davvero frustrante, perché significa non poter portare i libri a quei bambini e a quelle bambine che non varcano la soglia della libreria né tantomeno quella della biblioteca.
Sono grata a questo luogo e so bene che gestire una libreria nella provincia trentina non sia come farlo nella periferia di una grande città (vengo dalla provincia di Milano, quindi conosco abbastanza quella realtà), ma anche qui non tutto è idilliaco. Penso, ad esempio, alla lotta immotivata e immorale che il governo provinciale sta portando avanti contro i percorsi di educazione all’affettività nelle scuole. Fortunatamente non mancano movimenti di protesta spontanei e autentici, ma non sono certa che si verifichino anche al di fuori della mia 'bolla'. Questo, forse, è il mio più grande cruccio, quello che mi costringe a mettere continuamente in discussione la bontà del mio lavoro.
 
 
Un altro aspetto che contraddistingue il Trentino-Alto Adige è la pluralità linguistica: ha ripercussioni sulla tua libreria? Proponi libri anche in lingue diverse dall’italiano?
 
Dato che il plurilinguismo riguarda specificatamente l’Alto Adige e non il Trentino, non influenza realmente la proposta della libreria. Certo, abbiamo una clientela di lingua tedesca, ma per lo più durante la stagione turistica, quindi non abbiamo la pretesa di un’offerta esaustiva rivolta a loro.
Abbiamo, invece, una bella selezione di libri in inglese, sempre più richiesti da scuole e famiglie, anche perché a Rovereto c’è un’importante facoltà di Scienze Cognitive che attira studenti e studentesse, studiosi e studiose da tutto il mondo. Spesso queste persone si trasferiscono per brevi periodi con tutta la famiglia, e siamo felici di poter offrire loro valide alternative ai libri in italiano.
 
 
Prima hai definito la proposta della Piccoloblu coerente, con una propria identità e, in parte, determinata dai gusti e dagli interessi tuoi e di Angelica. Quali criteri vi guidano nella scelta dei libri?
 
Sebbene ci siano sicuramente dei fattori soggettivi che influenzano le nostre scelte, credo che una libreria non debba mai essere il luogo dove viene mostrato solo ciò che piace ai librai o alle libraie. Quello che mi preme comunicare è che i libri presenti da Piccoloblu siano stati selezionati con estrema cura, cercando tra le numerose proposte, quelle secondo noi meglio pensate, meglio scritte, meglio illustrate. Io ci provo, mettendo in campo le mie competenze letterarie e affidandomi a quelle case editrici che riconosco distinte da un progetto editoriale valido e ben studiato. Se io presto particolare attenzione alle parole e sono severissima con i testi, Angelica, invece, è quella dallo sguardo più allenato e dal gusto più raffinato per quanto riguarda le immagini.
Insisto molto sullo studio da parte nostra e sulla qualità dell’offerta della libreria, perché spesso ho l’impressione che ci sia una visione alquanto stereotipata e romantica della nostra professione, e questo mi disturba. Non vorrei, però, dare l’idea di una 'libreria' snob. Al contrario, mi impegno molto affinché tutte le persone si sentano accolte da Piccoloblu e non si preoccupino di non essere all’altezza di una proposta che, raccontata così, può risultare respingente.
Direi, dunque, che i nostri criteri per la selezione sono attenzione e cura, ma anche curiosità e apertura.
 
 
Quali titoli hai venduto di più nei dieci anni di storia della Piccoloblu? Cosa raccontano di te, della libreria e di chi la frequenta?
 
Mi sono posta diverse volte questa domanda e, stando ai dati di vendita, non esiste un vero e proprio best seller, bensì una manciata di titoli che vendiamo con costanza, senza mai registrare particolari rallentamenti. Penso, ad esempio, ai Libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner, da voi editi in Italia. Certo, ci sono delle novità che godono di popolarità immediata e si affermano subito meglio di altre, e ci sono i nostri gusti, che fanno sì che ciò che ci piace finisca inevitabilmente per piazzarsi ai primi posti, ma allo stesso tempo cerchiamo sempre di variare la proposta e di lavorare sull’intero catalogo delle case editrici che stimiamo, non solo sui titoli di punta. Spero, allora, che la mancanza di un titolo in netto vantaggio sugli altri sia un punto di forza della Piccoloblu, come testimonianza dell’impegno e della fiducia che riponiamo nel lavoro sul catalogo.
Volendone citare alcuni, tra i titoli che vendiamo di più per la prima infanzia ci sono L’uccellino fa... di Soledad Bravi (Babalibri) e Fiori! di Hervé Tullet (Franco Cosimo Panini). Fra gli albi, troviamo il grande classico Una zuppa di sasso di Anaïs Vaugelade (Babalibri), ma anche Streghetta nocciola. Un anno nella foresta di Phoebe Wahl (Il Castoro) e Il segreto del Lupo di Myriam Dahman, Nicolas Digard, Julia Sardà (Gallucci). Altrettanto intramontabili sono Il meraviglioso Cicciapelliccia di Beatrice Alemagna (Topipittori) e Pluk e il Grangrattacielo di Annie M.G. Schmidt e Fiep Westendorp (Lupoguido). Infine, visto il periodo, segnalo anche il nostro più grande successo natalizio: Mentre tutti dormono di Astrid Lindgren e Kitty Crowther (Il gioco di leggere).
 
 
In quanto Casa dei topi, Piccoloblu ha a scaffale l’intero catalogo di Topipittori: ci sono dei titoli ai quali tu e Angelica siete particolarmente affezionate?
 
Per quanto mi riguarda, non posso non citare Rosmarino di Brigitte Minne, illustrato da Carll Cneut, e La voliera d’oro, scritto da Anna Castagnoli, sempre con le illustrazioni di Cneut. Entrambi corrispondono esattamente alla mia idea di albo bello, sono scritti e illustrati magnificamente. Possono sembrare difficili all’apparenza, ma danno grandi soddisfazioni se messi in mano, con fiducia, a lettori e lettrici giovani.
I preferiti di Angelica sono Le vite di Ada, scritto da Gaia Formenti e Marco Piccarreda e illustrato da Sarah Mazzetti, e La prima neve, coi testi di Elham Asadi e le tavole di Sylvie Bello.
I lettori e le lettrici di Piccoloblu adorano i libri di Beatrice Alemagna, soprattutto Il meraviglioso Cicciapelliccia e Buon viaggio piccolino!.
 
 
Da quali clienti è frequentata la Piccoloblu? E in che modo vi prendete cura di questa comunità di lettori e lettrici?
 
D’istinto, ti risponderei soprattutto da famiglie giovani. Ogni anno cresce sempre di più il numero di persone tra i venti e i trent’anni che vengono in libreria in cerca di libri editi da case editrici meno note o articoli particolari, come oggetti in ceramica o stampe.
Io ho una speciale predilezione per i ragazzi e le ragazze delle medie che frequentano Piccoloblu, un po’ perché adoro la narrativa che si rivolge loro, e un po’ perché, essendo nel mezzo di un’età difficile, piena di insidie e contraddizioni, e che io ho vissuto malissimo, mi ispirano una naturale simpatia.
Non abbiamo una vera strategia per prenderci cura della comunità della nostra libreria, semplicemente, anche a costo di suonare retorica, cerchiamo di essere noi stesse. Credo molto nell’onestà, dico sempre cosa mi piace e cosa no, e tengo fede a questo principio, quando aiuto i clienti. In più ascolto e osservo attentamente chi ho di fronte, mi piace l’incontro con l’altro. E questa cosa viene molto apprezzata.
 
 
Chi si occupa di editoria ed educazione alla lettura considera generalmente ragazzi e ragazze delle medie un pubblico difficile da raggiungere (leggono poco e non frequentano molto librerie e biblioteche): sei d’accordo? Da Piccoloblu proponi iniziative rivolte specificatamente a loro? Quali titoli raccomanderesti a lettori e lettrici all’inizio della loro adolescenza?
 
Quando sento dire che i ragazzi e le ragazze non leggono, controbatto sostenendo che i veri non lettori, più affezionati agli schermi dei loro smartphone che ai libri, sono statisticamente gli adulti.
È una risposta volutamente provocatoria, ma io ho davvero molta fiducia nelle giovani generazioni e non credo affatto nei bei tempi andati in cui eravamo tutti lettori forti, anzi.
Oggi, i ragazzi e le ragazze hanno a disposizione numerosi strumenti, molta più letteratura e un panorama più vario di quelli che, per esempio, ho avuto io. Ma anche le difficoltà che incontrano sono diverse, probabilmente maggiori di quelle di un tempo. Leggono tutte e tutti? Certamente no, non era così in passato e non sarà così in futuro.
Ho iniziato a interessarmi con più entusiasmo ai lettori e alle lettrici di questa fascia d’età, quando mi è stato proposto di ospitare un gruppo di lettura per bambini e bambine che, usciti dalla scuola primaria, dopo un lungo percorso col bravissimo maestro e ricercatore Luca Ganzerla, cercavano un luogo in cui poter continuare a incontrarsi per parlare di libri. È nato, così, il gruppo dei Lettori Briganti, che mi ha accompagnata fino al 2020, quando è stato sospeso a causa della pandemia e poi sciolto, essendo i partecipanti, ormai alle superiori. Non ho più avviato altri gruppi di lettura per le medie, ma credo che, grazie a quell’esperienza, sia nata una comunità viva di giovani lettori e lettrici che frequentano regolarmente la Piccoloblu.
Dai Lettori Briganti ho imparato molto sul confronto con ragazzi e ragazze: bisogna prima di tutto ascoltare le loro esigenze e portare pazienza, perché il dialogo spesso non è immediato e vanno rispettati i loro tempi.
Le mie proposte per gli adolescenti tengono conto della lunghezza (elemento fondamentale, specialmente quando non si conosce chi si ha di fronte) e dello stile di scrittura, che non dev’essere banale, ma nemmeno troppo difficile. Consiglio spesso Davide Morosinotto o Katherine Rundell, autore e autrice che sanno coniugare l’ottima qualità letteraria con trame coinvolgenti. Poi, personalmente, amo Guido Sgardoli e Gary Paulsen. E l’ultimo libro che mi ha rapita è I Tillerman, romanzo di Cynthia Voigt, pubblicato dal Barbagianni.
 
Prima hai sollevato un problema che riguarda molti librai, ovvero come portare i libri a quei bambini che non varcano la soglia della libreria. Gli insegnanti potrebbero essere dei buoni alleati in tal senso: ce ne sono alcuni che frequentano Piccoloblu e con cui riesci a collaborare nonostante la scarsità di fondi alle scuole?
 
Non è semplice: la scuola sta vivendo un momento di grande difficoltà e sono molte le insegnanti che ne soffrono. Mi sembra che in generale si respiri un clima di sfiducia e che, di conseguenza, si fatichi a ritrovare l’entusiasmo. Le insegnanti motivate ci sono e sono molte, ma mai sufficienti.
Non mancano, però, progetti e realtà virtuose: da anni, a Cles, un piccolo comune della Val di Non, collaboro con Lettori in fiore, un festival di letteratura per ragazze e ragazzi – che hanno il ruolo di assoluti protagonisti –, interamente progettato e fortemente voluto da un gruppo di appassionati insegnanti di italiano. Ogni anno vado lì con i miei libri, sapendo che troverò lettori e lettrici competenti e, soprattutto, felici, e questo mi riempie di entusiasmo.
La scorsa estate ha inaugurato anche un altro festival, Storie di velluto, curato dalle insegnanti e dalla bibliotecaria di un piccolo comune trentino, Ala, e sono rimasta piacevolmente sorpresa dai risultati raggiunti già con questa prima edizione. Lavorare in un clima tanto positivo è stato molto arricchente per me.
Insomma, anche la scuola, volendo, può e sa come non arrendersi.
 
 
All’inizio hai descritto Piccoloblu come una libreria in costante mutamento e nella quale poter sperimentare molto. Cosa intendevi?
 
Modifichiamo spesso gli spazi, non per ragioni estetiche, ma concettuali.
Dopo i primi anni ho capito, ad esempio, che la fascia 0-3 anni andava valorizzata maggiormente, così ho dedicato un’intera stanza ai libri cartonati, permettendo alle persone, spesso accompagnate da passeggini, di vivere più agilmente lo spazio.
Qualche anno fa, osservando quanto fossero creative e innovative certe copertine, ci è venuta l’idea di mescolare ai libri cartonati quelli di fotografia e design, che erano relegati a un angolo poco visibile. All’inizio nutrivo parecchie perplessità, ma poi l’idea si è rivelata vincente: abbiamo avvicinato le persone a generi nuovi e dato vita a uno spazio che altrimenti sarebbe stato un po’ trascurato.
Infine, ho ceduto alla mia passione per la narrativa dedicata a un pubblico adulto e ora lo scaffale che la ospita, inizialmente piccolo e poco organizzato, è diventato più grande e, spero, coerente.
 
 
Per quanto riguarda la narrativa per adulti, c’è un titolo che non ti stancherai mai di consigliare? E qual è invece l’ultimo che più ti ha colpita?
 
A dire il vero no, non c’è un titolo che suggerisco sempre, perché mi piace consigliare tenendo conto di chi ho davanti. Ovvio, ci sono dei libri che ho amato molto e di solito pesco tra quelli. Per citarne alcuni, Canto della pianura di Kent Haruf (NN Editore), Prima di noi di Giorgio Fontana (Sellerio), Una donna nella notte polare di Christiane Ritter (Keller).
Ci sono, poi, libri che sono stati importantissimi per me, ma che fatico a consigliare, perché non sempre sono adatti e bisogna essere pronti per affrontarli. Uno su tutti: Una vita come tante di Hanya Yanagihara (Sellerio).
Tra gli ultimi libri che ho letto e che mi hanno stregata, citerei Orbital di Samantha Harvey (NN Editore) e Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi (Laurana Editore), che ho colpevolmente scoperto tardi e mi ha fatto divertire come non succedeva da anni.
 
 
Biglietto da visita di un negozio e, quindi, di una libreria, sono le sue vetrine. Quanto spesso cambiate l’allestimento e cosa avete esposto adesso?
 
Siamo fortunate perché Piccoloblu ha ben quattro vetrine, ma per questo non riusciamo a cambiarle tanto spesso quanto vorremmo. In linea di massima le due vetrine più grandi sono dedicate alle novità, quelle per adulti in una e quelle per bambine e bambini nell’altra, e qui i libri ruotano più velocemente. Poi ci sono le altre due vetrine che cerchiamo di curare di più, una piccolina riservata all’artigianato artistico e quella accanto all’ingresso che, per posizione, è forse la più importante per noi: per questa ci lasciamo ispirare dal momento. Anche le vetrine, però, tendono a contaminarsi tra loro.
A ispirarci in questi giorni sono la notte, l’inverno, il periodo che sta per iniziare – una nostra collaboratrice ha appena allestito la prima vetrina dedicata al Natale.
 
Ci saluti con un’ultima buona ragione per venirti presto a trovare da Piccoloblu?
 
Piccoloblu è un bel posto in cui stare. È una casa, è casa mia e di Angelica, e desideriamo faccia sentire a casa anche le persone che ci entrano. Ultimo, ma non meno importante, ha libri bellissimi!