Ovvero il progetto La Biblioteca rimane Attiva!
[di Giuliana Riunno e Gaia Cianfanelli per start. associazione culturale per l'arte contemporanea]
Il 10 marzo tutti abbiamo scoperto che saremmo dovuti rimanere a casa e, sebbene la chiusura delle scuole ci avesse già messe in guardia e avesse avviato riflessioni sul futuro, la prima reazione è stata quella di sistemare ogni cosa per tornare il prima possibile alle nostre attività quotidiane in modalità conosciuta. Nel frattempo, già dai primi giorni abbiamo visto come il web si riempisse di proposte: un carico enorme di contenuti dal quale ci siamo sentite sommerse. In fondo lo sapevamo che avremmo dovuto re-immaginare il nostro fare comunità, per quanto non riuscissimo a vederne chiaramente i contorni.
Le prime settimane sono state di riflessioni e ripensamenti. È davvero necessario aggiungere? Non sarebbe meglio agire in altro modo, rifiutando la riduzione della complessità? E se sì, in che modo? Come si può trasformare un lavoro quotidiano fatto di scambio, sperimentazione, tentativi, di tante direzioni di senso che nascono dalla relazione, quando di quella relazione vengono a mancare i presupposti? È possibile continuare a creare comunità senza condividere, senza vivere con gli altri? Dov’è l’altro? Chi riceve l’azione? Troverà un senso di condivisione nelle nostre proposte? Cosa diventa inclusivo, in questo momento? La mamma, il papà, il bambino, la bambina, la signora che deve lavorare, il signore solo, lo studente universitario, la nonna, l’adolescente, l’insegnante, come leggeranno e guarderanno le nostre azioni in mezzo alla valanga di notizie di questo periodo?
Il nostro ruolo di mediazione è venuto meno in questa situazione e il lancio in rete delle nostre azioni, per forza di cose, non può essere aiutato dalla relazione, dallo scambio e, a volte, dallo scontro e dal confronto, capace di fermare la velocità con cui consumiamo ogni tipo di informazione e di promuovere un tempo lento in cui allenare il pensiero e sperimentare, un tempo propizio alla cultura. La biblioteca, dunque, può continuare ad avere una funzione sociale? Queste domande ci accompagnano a tutt’oggi e crediamo rimarranno ancora a lungo a ronzare in sottofondo, e sarà da lì che bisognerà partire per capire cosa è possibile fare.
Così, mentre i giorni passavano, si è fatto sempre più pressante un senso di responsabilità, la responsabilità che ci ha mosso fin dal primo giorno, la responsabilità verso una comunità che di fatto esiste, costruita nel tempo con un lavoro quotidiano, spesso poco visibile per chi non la vive, ma sempre tenace e coerente.
Illustrazione di Simone Rea.
La Biblioteca Attiva, prima di essere una Biblioteca pubblica, è un progetto, lo abbiamo raccontato su questo blog in un articolo di qualche tempo fa dal titolo Tra Arte e vita. Grazie alla cura costante e continua di un percorso culturale si deve la formazione di un fondo pubblico librario e il coinvolgimento delle persone come parte fondante della creazione di un bene comune. A dar vita a tutto questo, un progetto educativo per le scuole sui linguaggi visivi contemporanei che ogni giorno caratterizza i luoghi della biblioteca. Sono bambini e bambine, ragazzi e ragazze i primi cittadini attivi, traino culturale per la scuola e le famiglie, ed è in questo complesso di relazioni, con insegnanti, ragazze e ragazzi, genitori, nonni, amministratori, commissioni, associazioni, musei, che vive la nostra comunità.
Abbiamo così provato a re-immaginare il nostro lavoro, con fatica: trattiamo la complessità, i linguaggi del contemporaneo attraverso libri e opere d'arte, provando ogni giorno a non banalizzare, a non ridurre, a non sacrificare l'enorme potenziale della qualità metaforica dei linguaggi artistici. Avere a che fare esclusivamente con uno strumento monodirezionale, al massimo bidirezionale (quando torna indietro qualcosa), è molto difficile, quando l'abitudine è altra. Così abbiamo capito che dovevamo fare delle scelte: quando la situazione cambia, tenere insieme tutti gli obiettivi non è possibile: uno strumento più limitato, checché se ne dica, riduce necessariamente la complessità. In questo processo di semplificazione lo sguardo altrui ci è stato prezioso: ci siamo appuntate la domanda “cosa vogliamo raggiungere?” come un mantra per non perderla di vista.
Abbiamo stabilito che le nostre proposte in rete avrebbero dovuto essere chiare, affascinanti e accoglienti, e di avere come finalità quello che è poi l'obiettivo di tutto il nostro lavoro: uno sguardo attento sulla vita e sul mondo. È un continuo esercizio di equilibrio: vogliamo resistere nel senso di continuare a esistere anche come soggetto pubblico, aperti nei all’altro. Le nostre vite si sono chiuse su se stesse, le nostre prospettive si sono ristrette, il nostro orizzonte è più angusto nei confini delle nostre case: ciononostante e, forse, ora più che mai, dobbiamo esercitare l'attenzione e l'osservazione del piccolo, del dettaglio, della vita qui e ora per immaginare orizzonti più ampi. Cambiare punto di vista e continuare a meravigliarsi: questo è lo scopo delle nostre azioni, piccole proposte poetiche che richiedono di mettersi in gioco in prima persona.
Siamo partite dalla nostra comunità reale, dalle persone che con noi hanno condiviso una parte del cammino: artiste e artisti, illustratrici e illustratori, case editrici, scrittori e scrittici, e abbiamo lanciato il progetto La Biblioteca rimane Attiva! Azioni da casa a casa, chiedendo a ciascuno di immaginare un piccolo dono per gli utenti della Biblioteca Attiva.
L'obbiettivo di Biblioteca Attiva è sempre stato quello di abbattere le categorie e le classificazioni rigide che esistono nel mondo dei libri illustrati, prima tra tutte quella dell'età. Abbiamo, dunque, pensato ad azioni senza un target preciso, azioni per tutti, capaci di mettere in comunicazione i tanti linguaggi espressivi e di interrogare, sorprendere.
Siamo partite con Chiara Carrer e ne siamo molto contente. Il legame con lei, infatti, è nato tanti anni fa: suoi sono i loghi del progetto ODAC (Officina Didattica per l'Arte Contemporanea) che in qualche modo racchiude le tante sfaccettature del nostro fare sul territorio di Ariccia; con lei abbiamo curato il progetto Lettera A, un'azione artistica per riflettere sui processi creativi del linguaggio visivo, presentata con una mostra al TPO di Bologna, in occasione della Bologna Children's Book Fair 2016. Ci è sembrato, quindi, particolarmente significativo ripartire da un legame stabile e duraturo che ha accompagnato progetti e trasformazioni. E iniziare da immagini e parole che nella loro complessa semplicità ci aiutassero a pensare al senso di “casa”.
Per la seconda Azione ci ha raggiunte Della Passarelli di Sinnos editrice. In questo caso si trattava di un percorso lasciato a metà. Avevamo in programma un incontro di formazione per insegnanti su lettura e dislessia. Da anni, infatti, la Biblioteca Attiva porta avanti insieme alla Commissione intercultura dell'Istituto comprensivo di Ariccia, dei percorsi di formazione esperienziale che nascono dalle esigenze percepite dal gruppo di insegnanti coinvolti per poi allargare la proposta a una platea più ampia. Insieme a Della, quindi, abbiamo pensato a un video che potesse soprattutto far percepire la vicinanza e la voglia di continuare a riflettere insieme, pur senza pretese di esaustività.
Sono arrivate, poi, scritture preziose: I fiori di ciliegio amano il buio di Giulia Caminito, una storia inedita, un inno al coraggio e all’infanzia e Tessendo astri di Federica Iacobelli, una delicata fiaba per riflettere sulla bambina che è in noi.
I fiori di ciliegio amano il buio.
In entrambi i casi abbiamo chiesto l’immagine di copertina a un’illustratrice: Gioia Marchegiani nel primo caso, Giovanna Ranaldi nel secondo, mani scelte ascoltando le impressioni che ci hanno suscitato le parole. Quello che stiamo provando a fare è non fermarci alla produzione di contenuti, ma dare la possibilità a chi legge di agire, di partire da ciò che legge e vede per fare esperienza, immergendosi in uno spazio tutto per sé.
Cerchiamo di non rinchiudere i linguaggi in categorie culturali prestabilite, ma di allargare il campo di visione e di azione, da una parte accogliendo l’unicità di ogni linguaggio, dall’altra affermando la necessità di avvicinare linguaggi diversi, convinte del potere che ha la cultura di metterci in gioco come esseri complessi, in grado di accogliere gli stimoli con tutti i sensi, compreso quello del pensiero, «la cosa più straordinaria che l'uomo possiede» come diceva Boetti, per vivere una vita piena. Per questo abbiamo accolto anche il linguaggio dell'arte contemporanea: Futura Tittaferrante, fotografa e artista romana ci ha fatto dono di una complessa riflessione fotografica sul tempo che stiamo vivendo attraverso i suoi Esercizi del dissenso. Ventidue fotografie che nascono da ventidue voci di filosofi, scienziati, artisti, tratte da Biblioetica, dizionario per l'uso, «disegnando con una nuova luce le parole più presenti nel racconto di questa emergenza, dando respiro all’aporia che rappresenta e svela da un punto di vista sociale».
Les cerises, piccola casa editrice «plurale e nomade per vocazione e necessità», sviluppa libri di artiste e artisti contemporanei, che ne ripropongono il linguaggio artistico, senza richieste di riduzione o semplificazione, ma anzi con il compito di cambiare angolazione e punto di vista. Un incontro che si è trasformato in mille direzioni, dalle collaborazioni con la Biblioteca Attiva a quelle per il progetto educativo. L'azione proposta parte dal libro Storie di una Balena di Emanuele Oliveri e invita a portare l'immaginazione oltre i confini delle pagine per aprirsi ai tanti sviluppi che la storia può avere.
Già pensate come azioni sono le proposte arrivate da Polpa studio, un coworking di Bologna creato da cinque illustratori, e di Schiene Pelose, un collettivo artistico di Milano. Martina Lucidi, di Polpa Studio, è stato il nostro ultimo incontro “dal vivo” in Biblioteca. L'attenzione per i dettagli, la cura di ogni aspetto del proprio lavoro, la commistione dei linguaggi ci hanno subito messe in sinergia e speriamo che un po' della splendida atmosfera di quel giorno si ricostituisca quando potremo tornare a varcare la soglia della biblioteca. I colleghi di Polpa, ci hanno fatto dono di un Activity Book pieno di spunti e stimoli, con giochi, ricette, attività e proposte.
Schiene Pelose, invece, ci ha proposto un'azione per riflettere sulla percezione dello spazio vitale. Di quanto spazio pensiamo di avere bisogno? E gli altri attorno a noi? L’azione prende le mosse dalla dimensione intima della cartolina per arrivare a quella di un mini poster, uno spazio più ampio che ciascuno può decidere come occupare, se e con chi condividerlo. Un incontro per caso, in giorni milanesi dedicati a tutt'altro, ci ha fatto conoscere questo collettivo artistico e fatto riconoscere nella sua attitudine all’artigianalità e alla sperimentazione.
Durante questo percorso abbiamo capito che è con gli artisti, tutti, ognuno con il proprio linguaggio, che più condividiamo lo sguardo. Che le emozioni, i dubbi, i lampi, le frustrazioni sono affini pur nelle loro mille sfaccettature; che a interessarci è il processo creativo e l'enorme potenziale che esso custodisce per le vite di tutti noi.
In questo senso aspettiamo le azioni di altri compagni di strada come Claudia Palmarucci - un incontro speciale, un sentire comune, un immediato incanto; come Laura Fratangelo - un pezzo di strada percorso insieme tanti anni fa e la possibilità di tornare a fare insieme, dopo mille trasformazioni; e anche le azioni di chi forse deciderà di unirsi a noi in quest'avventura. Man mano decideremo come andare avanti, cercheremo di analizzare il senso di questo percorso, di tirare, rintracciare e rintrecciare i fili creati.
Queste nostre azioni stanno arrivando nelle case di tante persone, della nostra comunità in primis, ma anche in altri ambiti: ci scrivono singoli interessati ma soprattutto insegnanti da tutta Italia chiedendoci di poter utilizzare i nostri materiali con la propria classe. Questo è il potere della rete: una diffusione più ampia e una apparente più ampia condivisione. Ma a che prezzo? Sarà possibile che tutto ciò diventi stimolo per un futuro ancora più attivo, oppure pian piano ci adageremo, tutti, nell'illusione di poter fare comunità a distanza? I dubbi restano tanti. L’unica possibilità che sentiamo importante in questo momento è quella di educare all’attenzione, rimanere attenti, non produrre risposte convulse, ma ascoltare, porci delle domande per poi pensare a come stare in questo tempo di sospensione.
Per ora, quello di cui siamo certe è che le nostre piccole azioni cercano umanità. Un’umanità del pensiero, della cultura della società, della civiltà perché pensiamo fermamente che tutto sia legato. Rimaniamo attenti, quindi, rallentiamo un po’, cerchiamo la relazione, in qualsiasi modalità, purché siano favoriti scambio e confronto. Aiutiamoci, diventiamo di più, più legati, eliminiamo i confini che separano una realtà culturale dall'altra: siamo tante e piccole e fino a ora siamo sopravvissute. Soltanto insieme potremmo riprendere in mano l’enorme potere della cultura, potremmo agire in questa urgenza attraverso il fare, e capire, uniti, come fare il futuro.