ovvero Aiutateci a liberare il potere distruttivo dei quaderni di scuola del mondo!
[di Thomas Pololi per Quaderni Aperti]
Era il novembre 2015, in occasione della mostra I quadernini di Milano (raccontata sul blog dei Topipittori qui), quando per la prima volta l'associazione culturale Quaderni Aperti presentò al pubblico un nuovo progetto per la raccolta e la creazione di un archivio di quaderni di scuola provenienti da paesi di tutto il mondo.
Copertina di quaderno cinese, periodo della Rivoluzione Culturale.
Composition (tema scolastico) di una bambina delle elementari del Norfolk (UK), 1912: «La stagione che mi piace di più l'estate. Perché possiamo giocare nel campo, e giocare nella piantagione, e portare alla mamma dei bastoni. Partiamo e stiamo nella casa estiva al lago.»
Heilig Deutschland (Santa Germania): quaderno delle canzoni di una bambina alsaziana, inizio anni Quaranta (l'alfabeto utilizzato è il sütterlin, in uso fino al 1941).
L'idea era nata alcuni anni prima e aveva preso forma, credo, nell'ottobre del 2013, durante un viaggio in Ghana in cui mi trovai a sfogliare e fotografare i quaderni di scuola di due bambini di Accra, la capitale del paese, gentilmente messi a disposizione dalle relative mamme (ero lì per fare altro, ma non potevo non cogliere l'opportunità di cercare qualche quaderno). I quaderni erano più 'grezzi' dei nostri: la maggior parte erano rivestiti di carta avana; alcuni avevano in copertina un'immagine della famiglia Obama, una cosa che mi incuriosì molto. Accra è una grande città che vive un momento di incredibile sviluppo economico, piena di povertà, ma anche di ricchezza, e le famiglie dei due bambini facevano parte dell'élite creativa della città. Le brevi cronache contenute nei quaderni (Mio padre, Il mio migliore amico, La mia famiglia...) erano analoghe a quelle che si potrebbero trovare nel quaderno di un bambino italiano, anche se con riferimenti un po' differenti. Come quasi tutti i testi contenuti nei quaderni di scuola, non rappresentavano la parte per il tutto: non raccontavano il Ghana, né tantomeno l'Africa (che, come diceva Kapuściński, "non esiste"). Contenevano, però, dei pezzetti di realtà in grado di trasportare in pochi istanti dentro un piccolo mondo quotidiano che, al contrario dell'Africa, esisteva eccome.
Quaderno di un bambino australiano (Stato di Victoria), inizio Novecento.
El III aniversario de la Liberaciòn de Barcelona, dettato sul quaderno di una ragazza spagnola, 1941-42.
Quaderno del primo anno di cours élémentaire di una bambina francese, 1973.
La sensazione era la stessa già provata tante volte osservando e leggendo i contenuti dei quaderni di scuola di tantissimi bambini italiani del passato: quella di poter 'bere direttamente alla fonte', senza mediazioni, senza analisi, senza storytelling, una sensazione che per me è straordinaria e deragliante, ancora di più quando i quaderni provengono, oltre che da altre epoche, da altri paesi. Penso sia abbastanza naturale (per me, almeno, lo è) approcciare qualsiasi cosa partendo da opinioni precostituite, e la cosa più bella e sana che può capitare (secondo me) è vedersele distruggere una dopo l'altra e ritrovarsi di nuovo esposti e vulnerabili.
Disegno sul quaderno di fisica di un ragazzo russo, anni Settanta.
Quaderno di un ragazzo indiano (Stato Tamil Nadu), inizio anni Cinquanta. All'epoca sui quaderni venivano stampate immagini di persone che avevano guidato il Movimento di indipendenza indiano.
Composicão (tema scolastico) di una bambina di Pequeri (Minas Gerais), Brasile, 1920: «Se io fossi un angelo, cosa farei? Aprirei le mie ali, bianche come la neve, per attraversare lo spazio oltre, molto oltre. Prima di tutto andrei in cielo dal Padre Eterno per ricevere buoni consigli; poi tornando andrei in Europa a vedere se essa sia migliore del caro luogo natio - che si chiama Brasile […]»
In quel periodo l'associazione culturale Quaderni Aperti non era ancora nata, e quando pochi dopo mesi fu costituita, decidemmo che il fine ultimo dell'associazione doveva essere quello di «utilizzare i contenuti dei quaderni di scuola, del passato e del presente, per creare ponti tra diverse culture e generazioni». Può sembrare una frase fatta, ma in realtà ha un significato molto concreto: infatti penso che ciò che serve per costruire qualcosa che metta in contatto persone che provengono da mondi molto diversi sia innanzitutto distruggere le idee precostituite. E credo che i contenuti dei quaderni di scuola abbiano proprio questo potere distruttivo: un potere molto positivo.
Quaderno delle cronache di un gruppo di käpytytöt, le girl scout finlandesi (letteralmente,"ragazze volanti"), 1950.
Quaderno dei kanji di un bambino giapponese, fine anni Novanta. Gli jōyō kanji sono una lista di 2136 caratteri creata nel 1981 dal Ministero dell'Educazione giapponese, e rappresenta la base dei caratteri da imparare durante il periodo di istruzione obbligatoria (1006 durante la scuola primaria, in aggiunta a 46 hiragana e 46 katagana, le "sillabe" giapponesi).
I primi esercizi di scrittura di una bambina di Clifton (Kansas), 1900.
Sabato 14 aprile alle 17.00 il crowdfunding che ci permetterà di "liberare il potere distruttivo dei quaderni di scuola del mondo" (ossia di creare l'Exercise Books Archive, il primo archivio digitale di quaderni di scuola provenienti -fino ad ora- da 27 paesi diversi) sarà ospitato dagli amici della libreria Spazio B**K, a Milano, dove leggeremo a oltranza temi di scuola di bambini italiani del passato, e presenteremo in anteprima le ricompense (su cui abbiamo lavorato moltissimo!) create per ringraziare tutte le persone che ci sosterranno. Chiunque volesse partecipare è benvenuto! (Qui il link dell'evento).
Chi volesse sostenerci ma non potrà essere presente di persona può comunque darci una mano (piccola, media, grande, gigante!) attraverso la pagina del crowdfunding.
Grazie.
Quaderno di calligrafia di un bambino di seconda elementare di Tallinn, Estonia (all'epoca parte dell'Impero Russo), 1911.
Quaderno degli esercizi di un bambino del 2nd grade di Accra (Ghana), 2012.
Quaderno di una bambina di Unquillo (Cordoba), 1952.