Sogna, Oscar, sogna!

[di Lisa Topi]
 
Proust diceva che il sogno potrebbe essere indipendente dalla vita diurna e che, rispetto a questa, potrebbe non corrispondere necessariamente a una proiezione o rielaborazione, ma valere a tutti gli effetti, in termini di esperienza, come un pezzo di vita vissuta. Se così fosse, ipotesi di grandissimo interesse, addormentarsi assumerebbe un senso e una ritualità molto diversi da quelli a cui siamo abituati. 
 
Da piccoli, il fabbisogno fisiologico di sonno è molto più alto che in età adulta, eppure i bambini oppongono spesso resistenza all’abbandono che precede il dormire. Verrebbe da pensare che sia più facile per loro staccarsi dai pensieri della veglia e accettare serenamente il vuoto. Forse, però, più che liberarli dall’assillo del pensiero, per alcuni, quel momento potrebbe coincidere con l’inizio dei loro giovani flussi di coscienza. Da bambina, prima di addormentarmi, mi capitava spesso di pormi domande sul “perché io sono io” e su “cosa c’è dopo la morte”, anche se, fortunatamente, per ignorarle mi bastava ascoltare, ogni sera identica, la favola di Pelle d’asino che mia nonna sapeva raccontare magnificamente. Ogni bambino mette in campo le sue strategie perché, fin dall’infanzia, dormire è una faccenda seria, non per forza automatica e inconsapevole.  
 
 
Oscar, il protagonista di Via buio, togliti!, di Hélène Gaudy e Simone Rea, non vuole saperne di andare a letto. Di notte saltella per casa in cerca di qualsiasi cosa da fare fuorché dormire. La tavola di Simone Rea con sedici piccoli Oscar rappresenta efficacemente quel tipo di agitazione che s’impossessa dei bambini a tarda ora, quando il corpo e la logica suggerirebbero il contrario. Traducendo il testo, pubblicato originariamente in francese da Éditions Cambourakis, abbiamo cercato di rendere evidente il carattere ossessivo e categorico delle richieste dei bambini, a cominciare dal titolo che, da Je veux enlever la nuit, è diventato un imperativo. 
 
 
 
Non è che tutte le richieste dei bambini siano ossessive e categoriche, ma è evidente che dietro l’irrequietezza di Oscar si nasconde la paura. L’ha capito bene la mamma che, per esorcizzare il timore del vuoto, gli insegna a distinguere i colori nel buio. Le immagini danno volume alla storia: Simone Rea riesce a infondere molto calore al libro nonostante utilizzi prevalentemente il blu. La scelta di grafite e pastelli è perfetta per creare intorno ai personaggi e agli oggetti una luce soffusa. Il tratto sfumato crea morbidezza, giocando con il chiaroscuro e le trasparenze. I risguardi hanno lo stesso pattern della coperta e della capanna di Oscar come se, dall’inizio alla fine, avvolgessero il libro di un’aura lanuginosa. 
 
I risguardi di Via buio, togliti!
 
 
 
Disegnando le stanze della casa, Simone si è ispirato alle inquadrature del film Moonrise kingdom di Wes Anderson. La concentrazione degli elementi nei punti focali dello spazio ha l’effetto di valorizzare i pochi, raffinatissimi dettagli. Tra questi, ci sono citazioni, miniature e immagini ricorrenti che creano un’atmosfera famigliare e invitano a spiare silenziosamente. 
 
 
 
Immagini dal film Moonrise Kingdom di Wes Anderson.
 
Nel testo di Hélène Gaudy non compare la figura del padre, ma siamo riconoscenti a Simone Rea per averci regalato l’elegante presenza del coniglio dal maglione rosso, che dà ritmo cromatico alle tavole. Mentre scorre la storia, infatti, i personaggi e gli ambienti sono sempre osservati dalla stessa angolatura per accompagnare il lettore nel meccanismo ripetitivo e ipnotico del dormiveglia, fino al finale... che - siete avvertiti - non tutti riusciranno ad ascoltare!
 
 
 
 
Schizzi preparatori di Simone Rea.