Sulla punta delle cose. Una mostra di risvegli poetici

[di Silvia Vecchini]

«La poesia non è una decorazione, non è una grazia, non è qualcosa di estetico, è come mettere la mano sulla punta più sottile del reale. E nominandolo, farlo accadere. Il reale è dal lato della poesia e la poesia è dal lato del reale. I contemplativi, chiunque essi siano, possono essere poeti conosciuti come tali, ma può esserlo anche un imbianchino che fischietta come un merlo in una stanza vuota, o una giovane donna che pensa a tutt'altro mentre stira la biancheria. Gli istanti di contemplazione sono istanti di grande tregua per il mondo perché è in questi istanti che il reale non ha più paura di raggiungerci. Non c'è nulla di più rumoroso nei nostri cuori e nelle nostre teste. Le cose, gli animali, i fantasmi che sono molto reali, tutto ciò che è nell'ordine del vivente, si avvicina a noi e viene a trovare il suo nome.»

[Christian Bobin, Abitare poeticamente il mondo, AnimaMundi]

Era da tanto che volevo provare a raccontare questa minima contemplazione e questo rumore. È qualcosa su cui mi piace ragionare e spesso mi trovo a condividere pensieri attorno alla poesia e alla nascita delle parole.

Così, quando la biblioteca per ragazzi Casa Piani di Imola mi ha invitata a pensare una mostra che potesse dire qualcosa sulla poesia, i miei libri, la mia scrittura in versi, ho subito pensato che poteva essere l’occasione giusta. Come compagna d’avventura ho scelto la bravissima Silvia Rubechi dell’associazione Libri Fatti A Mano e progettato insieme lei Sulla punta delle cose. Dieci passi nella scrittura di Silvia Vecchini. Una mostra di risvegli poetici. Insieme abbiamo desiderato che questo spazio potesse essere una tregua.

Salendo le scale, una stampa da lei realizzata a mano con caratteri mobili ci suggerisce che stiamo entrando in uno spazio in cui si prova a raccontare la poesia mentre nasce. Il telo riporta un mio testo tratto da Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori, 2014).

Quando scrivo una poesia

mi godo tutto il sole come un ramarro

sopra al sasso, un attimo

e sto all’erta – gatto nel buio

dietro al topo, pesce nell’acqua

che scatta di lato. Soltanto dopo

somiglio al gabbiano, fermo nell’aria,

un puntino lontano.

Alcuni sassolini bianchi appoggiati sui gradini ci portano fin dentro la sala.

Qui, Silvia ha preparato dieci postazioni, più una. Sono delle soste davanti a minimi incipit di brevi discorsi attorno alla scrittura in versi.

La poesia è un sassolino bianco

La poesia è un vetro

La poesia è una tenda nel silenzio

La poesia è un cuore indaffarato

La poesia è una nascita

La poesia è un segno da decifrare

La poesia è una foglia leggera

La poesia è una sorpresa

La poesia è una sorgente segreta e le sue parole possono tutto

La poesia è una voce per te

La poesia è un sassolino bianco è la prima postazione ed è anche un indizio su come esplorare Sulla punta delle cose e cioè come se fosse un sentiero o una piccola caccia al tesoro che invita a stare attenti.

Quello nella stanza è un percorso fatto di materiali, suggestioni, parole come oggetti e oggetti che sembrano voler parlare. Ognuna di queste postazioni si presenta a chi arriva come uno o più tavolini di legno recuperato da vecchie porte e finestre su sottili gambe in ferro. Il titolo delle postazioni è racchiuso in una scatolina di legno e c’è sempre una poesia ad accompagnarle.

Sulla superficie del tavolo sono appoggiati oggetti, a volte fotografie, altre delle creazioni di Silvia Rubechi ispirate ai miei testi o a piccole pratiche di scrittura con i materiali che più mi piace utilizzare. Alcune mie parole sono riportate come un invito a esplorare la postazione. A volte si può osservare anche l’immagine di un’illustratrice o di un illustratore con cui ho lavorato (nella mostra sono presenti stampe di Daniela Iride Murgia, Cristina Pieropan, Arianna Vairo, Francesco Chiacchio, Sualzo, Daniela Tieni).

Sotto ogni tavolo è presente un cassetto che si può far scorrere per guardare meglio i libri che vi sono appoggiati. I miei e quelli di altri autori. Libri di poesie, fotografici, albi illustrati, romanzi, fumetti. Sono collegati al tema della postazione per vicinanza, a volte per segnalare un debito o un’ispirazione. Sono un po’ nascosti perché non volevamo che prendessero tutta la scena mentre desideravamo che chi  avrebbe visitato la mostra andasse a cercarli.

Ogni cassetto ha dei segnalibri dedicati. Ci sono segnalibri sasso, foglia, ricamo, vetro, caviardage, tessuto, cuore, braille…

Seguendo i segnalibri si può seguire una linea di lettura, scoprire un’immagine, una poesia, una somiglianza, un’amicizia tra i libri e le loro parole.

Ho scelto di far parlare la poesia degli oggetti, dei ricordi, dei desideri e solo dopo invitare a cercare tra i libri. Mi piaceva l’idea che i bambini e i ragazzi potessero avere con la poesia un incontro originale, non scontato, vicino alla vita, e ciascuno potesse trovare almeno un richiamo che poteva incuriosirlo e farlo avvicinare. Sentirsi in qualche modo atteso.

In questa direzione vanno anche i materiali che suggeriscono un contatto, un lavoro artigianale, lento, fatto di concentrazione, con l’intento di recuperare scarti e trasformare cose di piccole dimensioni, un fare delle mani che si accorda a un silenzio vivo e attento.

Una delle chiavi di lettura di tutta la mostra è la postazione La poesia è un segno da decifrare. Si presenta come un richiamo al libro Prima che sia notte (Bompiani) per via dei segni della Lis, della poesia in braille, del libro tattile. L’intento principale era quello di creare una tensione, un’attrazione verso qualcosa che ci invita a utilizzare tutti i sensi, ci chiama dal suo mistero di lingua altra e prova a stabilire un contatto, un ponte senza la pretesa di spiegare tutto. Qualcosa che somiglia all’attesa e allo stare sulla soglia della parola.

Abbiamo pensato che questa mostra potesse poi offrire dei piccoli risvegli poetici, cioè far venire voglia a chi l’avrebbe visitata di provare a cercare le proprie parole, di giocare con loro come se fossero sassolini, di comporre una poesia dadaista, di inviare parole al nostro indirizzo in forma di cartolina o custodirle creando per loro una casa utilizzando ago e filo.

Così abbiamo posizionato tra i tavolini alcune cartoline che i visitatori possono prendere e portarsi a casa o in classe. Sul davanti un’immagine o un testo, sul retro delle istruzioni.

Un altro dono da portarsi via sono le poesie che abbiamo nascosto all interno della tenda dello scrivere sotto la tenda, che avevo già raccontato su questo blog qualche anno fa. Nella tenda che Silvia Rubechi ha pensato per la mostra, tenendo a mente Sendak e Piero della Francesca, si entra uno alla volta e si può restare a leggere o a scrivere. L’idea è che il raccoglimento che la lettura e la scrittura ci chiedono e ci offrono è questo riparo leggero, provvisorio, un tempo in cui stare in ascolto del dentro e del fuori. Sotto la tenda si sosta, dove si pianta una tenda di solito c’è acqua, ombra, nutrimento. Nella nostra, prima di andare via, si può infilare una mano in una delle tasche interne e prendere in regalo una poesia tratta dai libri pubblicati dalla casa editrice Topipittori (Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno del 2014, In mezzo alla fiaba del 2015, Acerbo sarai tu del 2019).

Al centro della sala Silvia Rubechi ha scelto di presentare una postazione un po’ speciale che si intitola La poesia è una sorpresa. È quella che contiene delle teche con i miei taccuini, originali di collage e caviardage. Ma anche piccoli giochi su scatole di fiammiferi, spunti di scrittura racchiusi in minuscoli libri dentro le noci, domande sulle cartine da tabacco, oggetti tascabili per suggerire un invito a portarsi dietro la voglia di risvegliare le parole e lasciarsi sorprendere.

L’ultima postazione è sonora, ricavata in un ambiente di passaggio ma raccolto. Qui abbiamo sistemato diversi contributi da ascoltare e vedere.

Intanto ci sono le poesie scelte dai ragazzi di Qualcunoconcuicorrere dai libri Topipittori, lette da loro e registrate per la mostra. Un regalo bellissimo. I ragazzi non sono attori né professionisti, ma sono lettori esperti, sensibili, profondi, formati alla scuola della lettura ad alta voce in classe, una lettura personale e insieme condivisa e discussa. Un’esperienza di parola viva. Quindi ascoltare le loro voci naturali, diverse, emozionate è un altro modo per far entrare la poesia come una presenza amica nello scorrere dei giorni. Qui si possono ascoltare anche alcune delle poesie di Acerbo sarai tu diventate canzoni nel progetto musicale Non è perdere tempo di Sualzo che nel 2019 ha pensato per ciascuna una melodia, delle sonorità, seguendo il rimo interno dei testi e la loro ispirazione.

Infine ci sono i video del progetto Gesti poetici e piccola scrittura all’aperto realizzato per la casa editrice Pearson, un percorso gratuito fatto di cinque inviti a uscire dall’aula e sperimentare piccole pratica di scrittura a contatto con la natura.

Questa mostra è nata proprio dal desiderio di condividere la pratica della scrittura, il suo principio, l’inizio pieno di possibilità e aperto alla sorpresa. Un piacere che guida la mia ricerca da sempre e che in questi mesi ha dovuto trovare altri modi per raggiungere le persone. Non potendoci sedere a un tavolo comune come in tutti i miei laboratori, un tavolo pieno di libri suggeriti, scambiati, poesie scelte e trascritte, taccuini aperti e piccoli oggetti, fotografie, ricordi, forbici, colla, scatole di fiammiferi, sassolini, foglie, Silvia Rubechi ed io abbiamo pensato di rendere questa occasione un grande tavolo di lavoro dove ciascuno potesse sedersi e sperimentare.

La mostra sarà aperta fino al 29 gennaio nella Biblioteca Casa Piani di Imola e aspetta bambini, ragazzi, adulti.


Contatti:

Biblioteca Casa Piani - Via Emilia, 88, 40026 Imola BO  - Telefono: 0542 602630

Probabilmente la mostra Sulla punta delle cose continuerà il suo viaggio incontrando una meravigliosa compagnia teatrale e la sua pratica di ascolto, attenzione, espressione dedicata all’infanzia e all’adolescenza. Ma vi daremo notizie tra qualche tempo.

Di seguito invece alcuni appunti e testimonianze dei ragazzi (del secondo e del terzo anno della scuola secondaria di primo grado Guido Fassi di Carpi, Modena) che hanno visitato la mostra. Sono riportate qui le loro impressioni ma anche alcuni testi nati dagli inviti a scrivere. Li ringraziamo tutti, uno a uno. E ringraziamo la professoressa Daniela Pellacani, cofondatrice del gruppo di docenti Italian Writing Teachers, che ha accompagnato i ragazzi. La ringraziamo per questo prezioso contributo e per il lavoro che svolge quotidianamente portando la scrittura e le parole al centro del processo di apprendimento e della costruzione dell’identità personale dei suoi studenti.

Giulio

La mostra era ricchissima di spunti su argomenti differenti, ho trovato molto interessante tutti quegli oggetti come le pietre, le foglie, i libricini di stoffa, e le varie frasi scritte in Braille, che mi hanno lasciato un ricordo felice, ho apprezzato molto anche i vari libri di poesia sparsi per la sala, con i segnalibri che indicavano le poesie più importanti e ispiranti per Silvia.

Ritengo che questa mostra sia molto innovativa, creativa e ricca di passione da parte della creatrice, che avrà di sicuro messo anima e corpo per renderla il più accogliente e ispirante, che quindi riesce ad aiutare coloro che sono alle prime armi con la scrittura di poesia ad arricchire la loro fantasia e a trasmettere con parole chiare e toccanti ciò di cui vogliono parlare.

L’isola era magica vita,

futuro, serenità,

poi arrivò l’inverno, cambiò tutto

solo scarafaggi.

Con questa poesia volevo parlare dello stacco che avviene tra l’infanzia e l’adolescenza, infatti l'isola rappresenta la nostra mente che con l’arrivo dell’inverno (adolescenza) cambia, infatti iniziano ad arrivare gli scarafaggi, che rappresentano dolore, rabbia e la paura.

Davide e Davide

Una cosa che ci è piaciuta molto della mostra è che con parole di giornali e riviste abbiamo potuto creare e sbizzarrirci facendo delle poesie dal nulla. Poi le abbiamo esposte a tutti e la direttrice è rimasta colpita dal modo in cui le abbiamo scritte ed esposte con sicurezza e tranquillità.

La prima volta

dipende dalla volontà di pensiero

e dalle idee

di conquista


Rebecca

Io all’inizio mi aspettavo un semplice laboratorio in una stanza singola, con una o più donne che ci parlano della poesia: di come sia nata e cosa significa per loro. Qualcosa di collettivo.
Invece appena arrivata ho notato che sarebbe dovuto partire tutto da noi, che nessuno ci avrebbe detto cosa e come fare, che è anche quello che preferivo. Fin da subito mi è piaciuta molto l’idea di poter stare lì in silenzio a scrivere, potendo prendere spunti dallo stand che più ci piaceva, che più ci coinvolgeva. In questo modo siamo potuti partire da un punto di forza, che ci ha anche portato a scrivere meglio, perché è l’argomento che ci piace.


Mi è piaciuto molto il fatto di poter trovare quello a cui ci si trova “più a cuore”, io facendola mi sono sentita subito a mio agio e le idee non hanno tardato ad arrivare.

La cosa che mi è piaciuta di più è stata quella della tenda: ogni volta che scrivo ho bisogno di stare da sola e avere della privacy intorno. Così riesco a stare nei miei pensieri e mi faccio influenzare solo da quello a cui voglio pensare, se voglio alzare lo sguardo per vedere lo faccio, altrimenti preferisco stare lì nel mio spazio, pieno di scritte che si trovano solo nella mia mente e che riesco a mettere nero su bianco.

In uno stand c’era una parte con dei gusci di noci aperti, dentro ognuno si trovava un bigliettino con su scritto uno stimolo di scrittura, qualcosa da cui partire. Dopo uno o due bigliettini ho trovato quello che mi ha ispirato e coinvolto di più, la frase era “parla di quando non vedi più la tua ombra”. È nata questa poesia:

Cammino sempre, a volte più velocemente, a volte più lentamente:

a volte devo decidere se prendere la rincorsa e altre no.


Ogni tanto voglio arrivare, ogni tanto voglio andarmene.


Ogni tanto vedo la mia ombra e ogni tanto no.

È una cosa comune, a volte non vedo la verità dietro allo specchio, la ignoro, la faccio riflettere su me stessa oppure la nascondo dietro altre mille mura composte da angoscia, paura, disagio, disorientamento.

Io ho preso “l’ombra” come “se stessi”. Ho pensato di parlare di quando non ritrovo più me stessa e di come reagisco, la parte iniziale è una metafora per parlare del percorso della vita, cosa faccio. Poi arrivo al punto in cui lo dico e reagisco, quello che c’è dietro e quello che c’è davanti.


Enrico

Di questa gita mi è piaciuto tanto quando abbiamo visto il pezzo di vetro con dentro una poesia ed era molto strano perché vedevi le cose come se fossero distorte, il braille dove ho scritto una frase: OGGI SIAMO A IMOLA. Quando sono passato dal tavolo dove c’erano le idee di scrittura io ho fatto delle foto e me le sono tenuto per me così se un giorno avessi bisogno di qualcosa di nuovo posso provare a usare una di quelle.


Sofia

Non avevo mai scritto poesia, non mi ha mai appassionato molto, non è mai stata tra le mie prime scelte. Ma è stato come entrare in un nuovo mondo e tuffarsi dentro, non so se continuerò a leggere poesia, ma so che ho scoperto un nuovo mondo molto interessante. È stato molto interessante vedere e provare una mostra sulla poesia, sono riuscita a esprimermi attraverso la poesia e dire cosa penso.

Notte


più inquieta tra le mani

più bella e fragile

in bocca


Francesco


La sala era allestita molto bene, ricca di molti stimoli di scrittura attivi come la zona per creare la propria piccola poesia con la fantasia e con le mani quindi che portassero a un completo uso del corpo e del cervello per fare collegamenti con il proprio “IO”; che più profonde da fare con la mente sui libri.
 A me è piaciuto particolarmente l’allestimento per la traduzione dei due alfabeti tra l’italiano e la lingua braille e la possibilità di provare a interpretare e rendere così accessibile un collegamento tra le due lingue.


Giacomo

Cuci il ricordo


alla mente,


viaggia;


portati la cicatrice

come un trofeo.


Se ti manca parlare

taglia la cucitura


e lascia il ricordo

attaccato a un solo filo.

Mi è piaciuto molto perché pur avendo dei libri per prendere spunti se ne potevano avere altri per esempio su sassi, su pezzi tagliati di giornale oppure si prende spunto dalla scrittura braille.
 Mi piace molto questa cosa perché non sono spunti con le parole tutte uguali come si trovano su un foglio di carta stampato: sui pezzi di giornale le parole erano tutte diverse, sui sassi le parole erano scritte tutte diverse dato che ogni sasso era unico e quindi si dovevano adattare alle curve e infine c’era il braille; mi ha fatto venire in mente lo zio di mia nonna che era cieco e che io non ho però mai conosciuto.


Lorenzo

Ogni giorno e ogni notte,

ricucio le ferite


inflitte dall’amore,


e nei pensieri mi perdo

sulle situazione della vita e

le giornate passate

nell'oscurità della luce.

Questa l’ho scritta grazie alla parte in cui parlava di cucito, che mi ha fatto riflettere uscendo un po’ dagli schemi della poesia sul tema del bullismo, perché riflettendo con un mio amico sulla parte in cui dico “ricucio le ferite” mi ha fatto notare che una persona che subisce bullismo in qualche modo si ricuce tutte le ingiustizie subite… Grazie a questa mostra mi sono appassionato molto di più alla poesia, perché prima ogni volta che sentivo la parola poesia sapevo che mi sarei annoiato a morte, invece con questa mostra ho capito che nella poesia ci sono molti significati nascosti.


Mariangela

La mostra mi è piaciuta perché a differenza di altre, in questa avevo la possibilità di prendere spunto da ciò che scriveva lei. Le sue poesie mi hanno ispirato molto perché hanno tutte un significato importante, se ci pensi. Mi è piaciuto molto il reparto dove c'erano i sassolini perché secondo me sono un punto di riferimento di quando cammini e non sai dove vai e loro ti indicano la strada che devi percorrere. Era bello infatti quando all'entrata sulle scale c'erano le pietre bianche con sopra scritte delle parole.


Noemi

Il giorno prima tutto normale

il giorno dopo pieno di neve

tornate da scuola

un pupazzo di neve

ci osservava

.

.

.

Un ago

unisce


le parole

innamorano


Cara Silvia, visitare la tua mostra è stato stupendo! Credo che averla visitata sia stato utile per cominciare a conoscere la poesia e trovare spunti\idee su come iniziare a scriverla. Infatti mi hanno colpito, in particolare, i temi che trattava e il modo con cui li raccontava, ovvero utilizzando molte connessioni personali, mostrando dei libri e delle attività da poter fare. Ne è un esempio l'installazione che mostra la somiglianza tra la scrittura e il cucito, che indica l’unione tra sé stessi e il mondo esterno attraverso un filo di emozioni, pensieri, parole, cose e persone. Secondo me, è stato importante inserire nella stanza degli oggetti significativi, perché permettono di lasciare segno dell’argomento che si vuole trasmettere.


Ginevra

Cara Silvia,
 io mi sarei aspettata una di quelle mostre noiose, invece mi sono divertita e anche se era una mostra ho imparato tante cose, anche con divertimento e tante attività. 
Con questa mostra mi si sono aperti un sacco di ricordi... 
Infatti queste attività e i suoi ricordi mi hanno aiutato a scrivere poesie su di me, e su quello che penso senza vergognarmi e avere paura.

L’amicizia

è la curiosità

dell’amore


Laura

La mostra mi ha risvegliato una piccola parte di me anche se è stato difficile capire come era il meccanismo, è stato davvero bello non era una di quelle mostre dove devi solo guardare e non fare niente anzi, in questa mostra potrai sia osservare ma anche scrivere. In ogni stand c’era qualcosa che piace o che ricorda qualcosa a Silvia è interessante perché oltre a imparare qualcosa sulla poesia impari anche qualcosa sulla sua vita.


Alessio e Sara

“La poesia è una nascita”. Questa sua frase ci ha fatto pensare che la poesia assomiglia a un albero, che ha infiniti rami e le foglie sono le parole. A volte bisogna avere spazio intimo per connettersi con le parole, distraendosi dal mondo e cercando spunti in qualunque cosa.

In questa mostra lei è riuscita a farci entrare nel mondo della poesia e a farcela piacere in un modo carino e divertente. Per esempio, potevamo entrare in una tenda a sfogliare libri. Oppure scrivere poesie con la tecnica del collage, ovvero potevamo pescare delle striscioline con delle parole stampate sopra. E da lì metterle in ordine e creare una poesia. Questo è il modo migliore che ci ha aiutato a prendere spunti, per le nostre poesie e crediamo che lei sia una bravissima poetessa e scrittrice. Ci ha fatto piacere veramente tanto vedere la sua mostra ed è riuscita a farci piacere la poesia, perché all’inizio noi credevamo che la poesia fosse solo una perdita di tempo e una cosa noiosa che non aveva alcun senso…