Sulla punta delle dita

L’infanziaper me, prima ancora di un’età, è un modo di relazionarsi colmondo; e dunque un linguaggio.
E se la lingua è il pontedel sé con gli altri e con l’altrove, ponte di interconnessionimobili in continuo divenire, il linguaggio infantile lo è in mododel tutto particolare e specifico, così come particolare e specificaè questa prima tappa della vicenda umana.  Unica, preziosa,irripetibile.
Dunque il linguaggio, che sappia veicolare ilpensiero infantile, l’immaginario infantile, lo sguardo infantilesul mondo. Che non sono “diminuiti” e “diminutivi”, masono “altri” rispetto a quelli degli adulti.
Federica Iacobelli nel suo La città è una naveriesce meravigliosamente in questa impresa difficile, raccontando insiemel’infanzia e la sua infanzia, dai cinque ai dieci anni. In dieci tappeche sono dieci narrazioni, per le quali utilizza, mescolandoli, la terzapersona e il parlato interiore. Con queste tecniche, usate sapientemente,racconta un vissuto infantile con i suoi amori e gelosie, le paure e gliincanti, le domande e le delusioni, rendendolo al lettore autentico epalpitante. E intorno a esso una città di acqua e di terra che trema,di vicoli che scendono al mare, di ville alte e basse, di mare sbirciatoda uno scampolo di terrazzo e di palazzi che sul mare stanno a galla, marischiano sempre di affondare. Una città instabile nella sua mutevolezzacome il bradisismo che la tormenta, come la vita che scorre. Ed eccoun esempio:

La bambina corse allafinestra. Ci arrivava appena con la testa, ma se poi saliva sulle puntevedeva un muro fatto con le rocce e oltre quel muro solo onde, tanteonde... La bambina si voltò solo un momento. Lachis stava disegnandocon lo zio, mentre il papà stava telefonando. Era difficile, il lavorodi architetti, è più difficile in un posto come questo. In un postocome questo bisognava stare attenti, perché il palazzo doveva stare agalla. Partire no, non era mai riuscito a farlo, perché era troppo grossoe troppo vecchio; ma se affondava con lo studio e coi disegni? Se sibagnava? Se sparivano i progetti?...

Unpalazzo come una nave, che può salpare o affondare, paura e desiderio nelcontempo. Ecco l’infanzia.
Al  termine della letturami sono sentita dentro sospesa, come se avessi l’anima sulla punta delledita.