[di Letizia Soriano]
La prima volta che ho sfogliato Al parco, scritto da Sara Stridsberg, illustrato da Beatrice Alemagna, ne ho subito apprezzato la dimensione dello spazio. Quello dei suoi protagonisti, i bambini, che lo abitano senza riserve. Quello delle sue autrici che ci camminano dentro con libertà e attenzione. Quello delle parole ben distinte dalle immagini eppure sempre in dialogo. E quello personale del ricordo, che come spesso accade, si mescola al sogno.
Nel parco può succedere di tutto.
E a volte accadono così tante cose
da mettere tutto sottosopra.
A volte non succede niente.
Ma non importa. Noi ci vogliamo
andare lo stesso.
Una tavola tratta da Al parco e alcuni studi di Beatrice Alemagna.
Da bambina, andavo al parco solo se i miei fratelli più grandi avevano voglia di accompagnarmi. Di solito era il loro modo per avere il permesso di uscire di casa. Mi lasciavano quasi subito per raggiungere amici e fidanzati: io rimanevo a sbirciare i loro movimenti, il loro fare da grandi, finché non arrivava qualche bambino a chiedermi di giocare. All'inizio ero contenta poi quando capivo che bisognava correre, arrampicarsi, salire sugli alberi, lo ero un po' meno. Non mi piaceva perché ero goffa e inciampavo di continuo. Se mi facevo male arrivava sempre qualcuno in mio soccorso ma non potevo piangere altrimenti ci avrebbero scoperto. I bambini che incontravo erano tutti più atletici, più sfrontati, più intraprendenti di me. Li guardavo con ammirazione. Come i personaggi del libro mi sembrava che venissero da un altro pianeta. Sono anche sicura di averli sentiti dire:
"Ascoltate!"
"Non torneremo più a casa!"
e di aver avuto paura che fosse vero.
Una tavola tratta da Al parco e alcuni studi di Beatrice Alemagna.
Siccome ero miope ero convinta che tutti vedessero il mondo come lo vedevo io, sfumato e senza contorni, un mondo dove le cose lontane bisognava inventarle, immaginarle. A volte erano oggetti di varie forme che sfuggivano quando cercavo di fissarli, altre immagini terrificanti, mostri di pietra con le fauci spalancate: bisognava avere il coraggio di andare vicino per farli scomparire. Ma sempre senza dire niente a nessuno.
Questa sorta di inquietudine, questo turbamento, che mi sfugge ancora adesso appena provo a ripensarlo, l'ho ritrovato nel libro, con una certa sorpresa. Anche questi bambini si interrogano sulla percezione di quello che hanno intorno dandosi risposte solitarie o collettive, utili per trovare delle soluzioni:
Quando ci sediamo sotto questi fiori
giganteschi, neanche la pioggia ci può
raggiungere.
Certi fiori sono grandi
come la nostra testa.
Una tavola tratta da Al parco e alcuni studi di Beatrice Alemagna.
C'è anche una dimensione del tempo per me molto interessante, un tempo senza parametri oggettivi, che si dilata e si restringe a seconda del momento e del luogo in cui si trovano gli abitanti del parco, per i quali tutto deve succedere prima che sia troppo tardi, la parola "dopo" può voler dire anni luce e gli altri possono scomparire improvvisamente. Qui la curiosità è un gorgo in cui venire risucchiati, non quell'incantamento sbalordito che troppo spesso si associa al mondo dell'infanzia.
La bambina con l'impermeabile giallo
scompare tra gli alberi. Quel che resta
di lei è l'odore un po' triste di lampo
e capelli spettinati.
Una tavola tratta da Al parco e alcuni studi di Beatrice Alemagna.
C'è la tensione, la paura, l'esaltazione di non sentirsi né grandi né piccoli ma semplicemente di essere lì, dentro l'avventura di un pomeriggio, con la pioggia e il vento che è l'alito di un drago, per stare da soli in mezzo agli altri, ora sconosciuti ora amici di sempre. Ogni tanto appaiono vecchie signore, ubriaconi gentili, bassotti, libellule e zucchero filato. E quelle sono le cose che regala la realtà, così come le formiche e gli uccellini quando si rimane da soli.
I genitori compaiono solo alla fine, quando è ora di tornare a casa. I bambini riprendono le loro sembianze naturali, e li seguono. Lasciano il parco agli alberi, ai topi grigi, alle nuvole. Se ne vanno convinti che la notte sappia fare piazza pulita delle persone perché l'indomani tutto possa ricominciare.
Al Parco è un albo che mi ha impressionato molto, non è immediato e lascia aperte diverse possibilità interpretative. Le sue illustrazioni magnifiche e surreali e il suo linguaggio diretto lasciano naturalmente aperta la porta all'osservazione dell'infanzia nei suoi aspetti costitutivi meno evidenti e più profondi: il bisogno di un grande tempo, di un grande spazio e di una grande autonomia. È un buco della serratura in cui sbirciare, non per capire tutto ma per cominciare a farsi delle domande. Uno dei pochi albi che ho regalato esclusivamente a me stessa, senza scuse.
Grazie a Beatrice Alemagna che ci ha fornito le immagini dei bozzetti per il murales realizzato per l'Istituto Svedese che ha ospitato la sua mostra nel novembre del 2021 e che sono il primo nucleo delle illustrazioni per Al parco.