Tutta la magia delle lettere

[di Michela Gasparini]

Quando si tratta di giocare, e soprattuto di farlo liberi di sporcarsi, i bambini non si tirano di certo indietro. L’ho verificato di persona grazie ai laboratori di tipografia che ho tenuto in una scuola materna in provincia di Treviso, la scuola dell'infanzia Sicher Della Zonca di Arcade.

Le premesse che mi hanno portato a realizzare dei laboratori in classe partono da lontano. Tutto è iniziato dalla mia passione per la tipografia, sia digitale sia a caratteri mobili nata durante il mio periodo di studi all'università, sviluppata grazie alla generosità di Tipoteca Italiana Fondazione, e convogliata nel mio progetto di tesi magistrale in comunicazione visiva: un manuale per insegnanti con all'interno varie proposte di giochi per ragazzi, tutti incentrati sulla tipografia. Da questo progetto è poi nato con mia grande gioia Tipi alla mano, un volume della collana PiPPo, Piccola Pinacoteca Portatile, della casa editrice Topipittori: un riarrangiamento della mia tesi teso a parlare direttamente ai bambini (per approfondire, potete trovare a questo link un post nel quale racconto l'origine del libro). Prima di avere l'occasione di portare queste attività in classe, ho potuto confrontarmi direttamente con i bambini in altre occasioni, durante i workshop organizzati da Inchiostro Festival (un bel festival di illustrazione, calligrafia, stampa che si tiene una volta l'anno all'interno del chiostro di Alessandria) e i Torino Graphic Days.

Oltre al divertimento dei bambini però, per quali altri motivi portare dei laboratori di tipografia in classe, e in questo caso, in un asilo?

Per i bambini di quell'età le lettere sono una novità, stanno imparando a conoscerle, e quindi ne sono particolarmente incuriositi. La lettera è interpretata ancora come immagine, piuttosto che con un suo significato intrinseco e oggettivo, e di conseguenza attraverso di essa si può spaziare nel mondo dell'immaginazione, giocando con i caratteri attraverso le loro forme. Inoltre, offrire dei piccoli “semini” di tipografia ai bambini può contribuire a sviluppare un occhio di riguardo verso le forme che il testo assume su carta o nello schermo di un computer, verso il mondo del carattere da stampa, sensibilizzando sull'argomento i futuri adulti, cercando così di fornire loro degli spunti per renderli un po' più coscienti delle potenzialità e dell'importanza dei caratteri per comunicare.

Per provare a ottenere questo risultato, il percorso pensato per la scuola materna di Arcade è stato organizzato in tre incontri diversi, ognuno dei quali rivolto a tre gruppi di circa sedici bambini, tra i 5 e i 6 anni. Il primo laboratorio ha riguardato la stampa, con un primo incontro con i caratteri mobili; il secondo ha coinvolto le forme del carattere e quello che i diversi disegni possono esprimere; l'ultimo, invece, si è concentrato su una categoria specifica di caratteri, i caratteri graziati, per mostrare una delle principali differenze all'interno del mondo della tipografia, pretesto poi utilizzato per giocare con la composizione di parole.

PRIMO LABORATORIO / LASCIARE TRACCIA

Dopo aver brevemente mostrato e spiegato cosa sono i caratteri mobili, abbiamo realizzato un timbro con l'iniziale del proprio nome, ritagliandolo dalla spugna.

I bambini hanno disegnato ognuno una grande lettera aiutati da un cartoncino guida, trasformata poi in timbro e utilizzata come capolettera del proprio nome, poi completato scrivendo la parte mancante. Come materiali ho scelto dei fogli di gomma crepla per la lettera, perché molto morbida da ritagliare e ottima per assorbire l'inchiostro. Come supporto, invece, cercando un materiale semplice da intagliare e non pericoloso in mano a dei bambini, ho trovato nel polistirene espanso una buona soluzione: è abbastanza facile da tagliare e con spigoli innocui. Ho così realizzato precedentemente tutti i blocchetti, fornendo ai bambini il supporto del timbro pronto all'uso.

Obiettivo principale del gioco è stato mostrare ai partecipanti la specchiatura delle forme, provando di persona che per stampare un'immagine nel verso giusto si parte dalla sua forma riflessa; ma anche far vedere che banalmente dietro alla lettera c'è un disegno e che modificando di poco le sue linee cambia il risultato finale.

SECONDO LABORATORIO / COMUNICAZIONE MUTA

Cosa può comunicare un carattere? Perché ci sono così tanti caratteri diversi?

Lo scopo del gioco è stato porre l’attenzione su quali sensazioni può trasmettere un carattere attraverso le sue forme, a prescindere dalla parola che compone, mostrando così che a partire dallo stesso carattere persone diverse possono immaginare cose differenti. Ognuno ha una propria percezione, a volte può essere uguale a quella degli altri, altre no. È un gioco per soffermarsi su quello che una forma di un carattere fa nascere nella nostra immaginazione.

Ai bambini sono stati consegnati dei fogli con stampati dei nomi di animali (diversi per ogni classe) composti in caratteri differenti. Ognuno ha poi disegnato l’animale suggerito, facendosi ispirare dalle forme del carattere per rappresentarlo. Anche la posizione del soggetto nello spazio cambiava tra i bambini: alcuni disegni di gatti se ne stavano sul margine del foglio, altri invece belli grandi al centro. Alla fine, tutti i disegni di ogni bambino sono stati rilegati insieme, facendone un piccolo libricino personale.

TERZO LABORATORIO / TANTE GRAZIE!

Quest'ultimo laboratorio si è concentrato sui caratteri graziati e prende ispirazione dal domino. Obiettivo del gioco è stato mostrare la differenza tra due categorie importanti di caratteri, quelli graziati e quelli lineari, e, attraverso questo, far giocare e sperimentare i bambini con la composizione di parole.

Con un set di timbri di lettere maiuscole i bambini hanno stampato il proprio nome e ritagliato le singole lettere. Per ricomporre poi la parola, ogni lettera è stata unita alla sua successiva nel modo che si preferiva, posizionando le lettere in qualsiasi verso: l'unica regola da seguire era incollare tra loro solo le estremità del carattere, le piccole sporgenze chiamate appunto grazie tipografiche.

Durante queste tre giornate i bambini hanno risposto con entusiasmo alle attività e la magia della stampa è stato uno dei momenti che più li ha colpiti e coinvolti... la sorpresa di premere su un foglio una forma percepita come “sbagliata” e veder comparire una lettera nel verso giusto.

Anche la ricerca di differenze tra i caratteri ha scatenato un grande interesse: ad esempio, accostando due A diverse, una in Didot e l'altra in Serifa, non sono tardate le osservazioni dei bambini, molto sensibili alla percezione delle forme.

Personalmente il laboratorio di cui ero più incuriosita per il risultato finale è stato Comunicazione muta. Questo perché l'attività cerca di dare voce all'immaginazione di ognuno e, partendo da una semplice parola uguale per tutti e da un soggetto definito, indaga il tipo di messaggio percepito da chi guarda quel carattere. Una volta esposti tutti insieme i disegni, questo aspetto è diventato ancora più chiaro e ha suscitato curiosità tra i bambini, osservando i lavori dei compagni. Questo semplice gioco parte dalla tipografia e si allarga ad altro, ai punti di vista dei bambini, alla diversità di ognuno di loro, come un bellissimo valore aggiunto. E anche in questo caso, sempre di carattere si tratta.

Un grazie speciale a Sandro Berra di Tipoteca Italiana Fondazione e alle maestre della scuola dell'infanzia di Arcade per avermi dato l'opportunità di questa istruttiva e divertente esperienza.