Il primofaceva riferimento a una polemica francese sulle illustrazionidi François Roca e a quelle, più nostrane che nei mesi precedentiavevano coinvolto Anna Laura Cantone e Valerio Vidali.
Il secondotentava una definizione e un inquadramentostorico del plagio.
Il terzosondava la terra incognita dei domini creative commons ecopyleft, con le loro implicazioni in termini di riutilizzodelle immagini nell’era digitale.
Ve ne consigliamocaldamente la lettura.
Ieri mattina abbiamoricevuto un accorato messaggio da una nostra illustratrice, Joanna Concejo,che ci segnalava alcune immagini pubblicate in un’intervistadi Edith EthelMargutti ad Alessandro Degli Angioli su Frizzifrizzi, un magazineonline, con queste parole: je vois qu’il a carrémentutilisé le fragments d'une image de ‘L’Angelo delle scarpe” (pageavec les chaussures qui volent sur la ville) il a pris franchement lesmaisons que j’ai dessiné telles quelles ou seulement en changeant decouleurs , je ne sais par ce que je dois en faire... La ça m’énerve, ce n’est plus copier le style, c’est trop.
A noi è bastata un’occhiata per rimanere di stucco.
Aldi là dell’atmosfera generale, dello stile del tratto, dellapaletta dei colori, della tonalità e della costruzione dello sfondo,che corrispondo con precisione imbarazzante a uno stile e a unasensibilità presi a prestito senza chiedere il permesso, come ci haindicato puntualmente Joanna nel suo messaggio la prima, la secondae la quarta casa a sinistra nell’illustrazione riportata soprasono con una certa evidenza ricalcate rispettivamente sulla secondaa sinistra, la prima a destra e la quarta (da destra o da sinistraè uguale) nella tavola che riproduciamo qui sotto de L’Angelodelle scarpe. Le altre case, poi, quellesparse intorno alla bambina piegata carponi che è evidentementeispirata a un’altra tavola dell’Angelo,sono anche queste ricalcate da quelle create da Joannaper l’illustrazione a pagina 7 de Ilsignor Nessuno.
Ma le influenze di Joanna sull’opera di AlessandroDegli Angioli sono così evidenti da lasciare perplessità sull’intentodi questo giovane illustratore: le due immagini che seguono, propostea corredo dell’intervista, e una visita al suo sito e,in particolare, a questa raccolta,favoriranno indubbiamente ulteriori riflessioni.
Illustrazione di Alessandro Degli Angioli (dawww.frizzifrizzi.it) |
Vistala giovane età, immaginiamo che Alessandro Degli Angioli sia ancorastudente, o si sia recentemente laureato all’ISIA di Urbino. E ci sorgeil sospetto che questa tavola, e le altre pubblicate nel suo sito sotto iltitolo NEW BOOK, siano il frutto di un suo lavoro scolastico: una tesi oun elaborato d’esame.
A scuola tutto è permesso, perché sideve imparare. E per imparare è spesso necessario imitare.
Madovrebbe essere chiaro agli studenti che quanto si è elaborato a scuolasfruttando materiali altrui non può essere pubblicato sul proprio sito,e offerto per pubblicazione a corredo di interviste, articoli e altro. E,soprattutto, non lo si può qualificare come NEW BOOK, mancandogliproprio la caratteristica di novità. (E questa è una cosa che gliinsegnanti dovrebbero sempre ricordare agli allievi, non fosse che permettere loro e se stessi al riparo da pessime figure, come questa.)
Illustrazione di Alessandro Degli Angioli (dawww. frizzifrizzi.it) |
Ciha anche lasciato perplessi un brano dell’intervista, che riportiamoqui: Ti dico già che io non sono un esperto dinomi, sì guardo molti libri e blog che trattano l’illustrazione,ma non mi segno mai niente e così poi finisce che mi scordo chifa questo e chi fa quello. Di solito mi salvo un sacco di immaginisul computer o scansiono pagine di libri solo perchè mi piacciono,o perchè penso mi possano tornare utili come input futuri.
Quindifinisce che mi lascio influenzare senza sapere mai da chi.
Facciamoche ti dico gli ultimi due libri che ho comprato?
“Mumi senzamemoria” di Chiara Carrer.
“I Cigni Selvatici” di JoannaConcejo.
Tanta disinvoltura e tantavaghezza non sono tollerabili, neppure da un inesperto ventitreenne,soprattutto quando le conseguenze sono queste. Non è una questionede “l’ultimo libro che ho comprato”, ma la necessità diriconoscere esplicitamente i propri debiti, quando se ne hanno dicosì onerosi.