Chi ha bisogno di una tigre?

Ovvero sconfinamenti sull'appennino modenese

[di Silvia Geroldi e Isabella Silvestri]

Campagna pubblicitaria Esso "Metti una tigre nel motore", dal 1966.

Il traffico dell'autostrada, l'area industriale di Sassuolo, la strada pedemontana: la pianura è ordinaria, sempre simile a se stessa. Ma appena si comincia a salire sull'Appennino il paesaggio lentamente si trasforma. I comuni si disgregano in frazioni collegate da strade ondeggianti, le distanze si dilatano e la luce si fa più morbida sul fieno ancora da raccogliere. Frassinoro (MO) è proprio in cima, con i suoi 1.131 m.s.l.m che ne fanno il Comune dell'Emilia Romagna posto più in alto, già punto di passaggio in epoca romana con la via Bibulca che collegava Modena a Lucca, e sede di una abazia di cui si conservano alcune tracce originali. Le chiamano Terre Matildiche ed è ancora facile, oggi, immaginare il silenzioso cammino dei viandanti devoti e le ambizioni di avventurosi mercanti. Da qui lo sguardo spazia su dolci colli boscosi. È il monte Cimone all'orizzonte a ricordarci che questa è vera montagna e il passo di San Pellegrino in Alpe, che porta in Garfagnana, ci suggerisce laggiù in fondo il Tirreno.

Frassinoro non è una meta alla moda. In estate è un paese tranquillo e fresco che accoglie nelle seconde case le famiglie di città, ma ultimamente sembra essere di nuovo un punto di riferimento per novelli pellegrini, tappa di nuove rotte tracciate nel segno di natura, cultura, religione, motociclismo e appetito (siamo pur sempre in Emilia!).

Anche in virtù della rinnovata vocazione di luogo di transito, da tre anni a questa parte nella stagione più calda c'è un appuntamento che a queste altezze risulta piacevolmente anomalo. Si tratta di Sconfinamenti: festival di piccole voci libere. Ideato, progettato e condotto da Isabella Silvestri con il sostegno del Comune di Frassinoro e vari enti, ad ogni edizione sempre più prestigiosi, nasce come iniziativa per promuovere il territorio e portarvi la migliore letteratura per l'infanzia, nazionale e internazionale, rivolgendosi a un pubblico di bambini, famiglie e adulti con momenti di formazione e attività laboratoriali. Da due anni il Festival è arricchito dalla presenza di un punto vendita temporaneo della Libreria specializzata Il castello di carta di Vignola (MO).

Il bosco di Frassinoro.

Ogni iniziativa culturale al di fuori dei consueti circuiti è sempre preziosa, anche se non coinvolge folle oceaniche. Questa in particolare appare necessaria in un territorio che vede le prime librerie di qualità distanti almeno 50 km e ogni occasione di formazione pianificata esclusivamente in pianura.

Una caratteristica interessante del Festival è l'indipendenza: il cartellone non è confezionato per la promozione delle principali novità editoriali ma è costruito intorno a temi che possono essere osservati da diversi punti di vista, nel rispetto delle varie culture e con l'intento di individuare caratteri universali che aggreghino e siano occasione di crescita per tutti. Questa scelta non è casuale. Sconfinamenti è nato e ha dovuto fare i conti, in ogni edizione, con l'ombra della pandemia e rappresenta perciò una reazione vitale all'isolamento e all'individualismo.

Ilenia Fu e le note del gǔzhēng.

Il tema trasversale del 2022 è stato la Protezione. Nell'anno della Tigre, che nella cultura cinese è un simbolo fortemente positivo e che nella lingua incontra una piacevole vicinanza fonetica tra “tigre” 虎 e “protezione” 护, ci siamo chiesti: chi ha bisogno di una tigre? Abbiamo ancora bisogno di essere protetti? E ci siamo seduti sul crinale ad osservare il tema da vari punti di vista.

Il Festival si è aperto sulle note di 古筝 (gǔzhēng, strumento cinese tradizionale) armoniosamente eseguite dalla musicista cinese Ilenia Fu e con un momento di formazione per gli adulti. L'ospite d'onore è stato il pittore, autore e illustratore Chen Jiang Hong, nato in Cina e residente da molti anni a Parigi. Con il prezioso aiuto dell'editrice italiana Francesca Archinto (Babalibri), l'artista in un generoso racconto ha ripercorso le tappe della carriera e i processi creativi che lo hanno portato alla pubblicazione dei libri per l'infanzia.

Il Principe Tigre.

Nelle diverse occasioni di pittura a china en plein air, da solo o con i bambini, Chen ha incantato prendendo spunto dalla storia de Il principe tigre (Babalibri, 2005). “Non serve copiare, occorre diventare una tigre”, ha spiegato Chen, riportando il disegno a quel facciamo che tipico dei bambini, gioco per conoscere il mondo.

“Per disegnare una tigre devi diventare tu stesso una tigre”.

E disegnare è proprio questo: “avere il bamboo (il bastoncino del pennello) nel petto e connettersi con il mondo”.

Mentre noi adulti osservavamo questa magia incarnarsi in figure, Frassinoro entrava piano piano nella mano di Chen. Il monte Cimone, i boschi, i volti dei bambini, tutto è stato per due giorni amalgamato nell'immaginario e restituito dall'artista. Tutti noi presenti giuriamo che da allora nei boschi dell'appennino si aggirano tigri e draghi. Ed è tutto vero, quel vero nel cuore che accade quando l'arte viene condivisa e profondamente compresa. Non è forse l'arte uno sconfinamento?

Chen Jiang Hong dipinge il panorama di Frassinoro.

Con la stessa empatia è stato compreso anche il messaggio profondo e universale de La Pietra blu (Camelozampa, 2019), opera di Jimmy Liao oggetto del secondo momento di formazione per adulti sugli albi illustrati e sul loro utilizzo dal ciclo prescolare alla scuola secondaria di secondo grado a cura di Silvia Torchio e Isabella Silvestri. L'autore taiwanese è molto popolare nel suo paese, tanto che gli vengono dedicati parchi tematici e fermate della metropolitana. Un successo che nel mondo occidentale sarebbe impensabile per un autore di libri illustrati, tanto più incredibile se si ammette che le opere di Liao ci appaiono tutt'altro che semplici, con stratificazioni di senso non sempre immediatamente intellegibili.

Il mondo poetico di Jimmy Liao a scuola.

Silvia Torchio, agente e traduttrice di Liao in Italia, ha disvelato i molteplici livelli di lettura del libro. Storia di una pietra che viene strappata dalla sua foresta, subisce una frattura e compie un viaggio all'insegna della nostalgia per un'armonia perduta, l'opera appare anche come una denuncia ambientalista nei confronti dell'uomo contemporaneo che offende la Terra.

Ecco di nuovo avverarsi la magia. Abbiamo sconfinato nel tempo e abbiamo messo in dialogo  culture differenti parlando di un'opera del presente che si inserisce perfettamente nella tradizione orientale. Non sono rare, infatti, le opere che hanno come protagoniste le pietre e le montagne, si pensi a Il sogno della camera rossa o ai versi di Li Bai.

Gli uccelli se ne sono andati, volando in stormi

si allontana, lentamente, una nuvola solitaria

guardandoci l'uno l'altra non ci si stanca

soli tu e io, montagna Jin Ting.

Isabella Silvestri, insegnante e atelierista, ci ha guidato alla scoperta dell’etimologia del carattere cinese di “pietra” 石, un sasso che sembra cadere da un pendio, svelando un possibile atelier di calligrafia cinese accessibile anche ai bambini della scuola dell’infanzia, mettendo così in connessione lingua, cultura, scuola e arte cinese tradizionale.

Abbiamo sconfinato e siamo balzati da montagna a montagna: è stato interessante parlare di ambiente proprio da una piccola comunità montana che è alla perenne ricerca di equilibrio tra rispetto e sopravvivenza.

L'ambiente di Frassinoro condiziona l'andamento del Festival? Certamente sì. Ad esempio, compatibilmente con il meteo, in ogni edizione le iniziative laboratoriali sono sempre state organizzate all'aperto nel bosco pensando davvero a tutti, adulti e bambini di ogni età, scegliendo in base agli iscritti i percorsi più semplici e le radure più adatte e accessibili.

Ogni anno nel bosco siamo diventati un po' più selvatici: accade a chi progetta gli incontri espressivi e ai partecipanti. Le attività si sono negli anni semplificate nel gesto tecnico, sempre più libere e al contempo più profonde, intime, nei contenuti. Lo spazio aperto e non piano è gioiosamente ingovernabile. Si lavora in gruppo, in coppia, in famiglia, da soli, come si vuole. Si cerca un luogo personale, fisico e mentale. Si provano diverse posture: spesso si diventa lumaca, pigna, scoiattolo. Per i più formali, i tronchi sono tavoli provvisori. Per i più esigenti, le foglie sono materiale grafico. Il disegno si libera dal dovere, il segno di matita è veloce come un capriolo. La scrittura si fa segreta, si lega al terreno soffice a doppio filo e genera lunghe radici che spesso arrivano fino a casa. Il tempo non basta mai. La voce alta non serve.

Sconfinamenti si è concluso con il doppio laboratorio nel bosco condotto da Alice Coppini, illustratrice, e Silvia Geroldi, autrice e atelierista. Una matita, fogli bianchi, piccoli pezzi di carta colorata, libri minuscoli. È bastato davvero poco, servivano solo le domande giuste, quelle che risuonavano tra i tronchi e giocavano a rincorrersi con le figure dei libri di Chen e di Jimmy. Cos'è per noi la protezione? Chi è la nostra tigre? Com'è? Pigra, sonnecchiosa, custode? Oppure scattante, in difesa, ruggente? Disegnare è sempre un buon modo per comprendere, come ci ha insegnato Chen.

“Io la faccio così, e tu?”

Poi sono arrivate le parole: spuntate con naturalezza tra gli strati di foglie secche, tra i fogli dei piccoli libri cuciti a mano, disposte a perdersi nei labirinti della logica e di un minuscolo libro gioco. Abbiamo bisogno di una tigre o siamo noi, la nostra tigre? Sentiamo necessità di protezione o siamo noi a dover proteggere? Quali sono le parole della tigre? Le parole di un autore famoso possono combinarsi con le nostre? Cosa racconta la nostra tigre: una storia inventata o un diario personale? Dove sta nascosta la bestia? Abbiamo il coraggio di svegliarla?

“C'era una volta una tigre...”

Mentre il laboratorio di parole era in fase di progettazione, Silvia Geroldi ha incontrato questa poesia di Giovanna Zoboli, tratta dal libro I bambini (Interno Poesia, 2022). Con il permesso dell’autrice, l’abbiamo regalata ai partecipanti del laboratorio per aggiungere nuove connessioni al tema del festival.

Quando viene notte i bambini

sognano tigri e leoni, di andare sulla luna

e sulla luna un bosco con una casa – le finestre

illuminate e dentro voci che parlano

intorno a una tavola, cose buone da mangiare

e un letto bianco di piume d'oca

- quando viene notte i bambini sognano

boschi neri e orsi giganteschi a difenderli

portarli via nel silenzio e nella neve

e nella caverna deporli sulla paglia

guardarli con occhi

d'oro – gli occhi che abbiamo letto nelle storie

dove i bambini si perdono, smarriscono la strada

attraversano pericoli per finire

nei paesi degli orchi – dove sono

le loro tigri i loro leoni.

a salvarci da tutti i nostri mostri.

Una poesia, tanti spunti, tanti sorrisi e qualche domanda: ecco il nostro bottino.

Sconfinare è andare oltre: rischiare, incontrare, imparare, inventare, non fermarsi perché laggiù c'è il mare. Insomma, vivere.

Per respirare l’atmosfera di Sconfinamenti, festival di piccole voci libere potete visionare i reportage fotografici pubblicati sul sito dedicato.