[di Vera Frigerio]
Come si fabbricano le stelle? Quali sofisticati strumenti occorrono per prepararle? Che materiali servono per realizzarle? Ma soprattutto, chi costruisce le stelle?
Queste alcune delle domande che hanno tracciato il percorso di promozione della lettura proposto dalla biblioteca di Erba (CO) alle classi quarte e quinte delle scuole primarie locali per l’anno scolastico in corso. Un percorso che ha visto protagonista l’albo illustrato Il signor Nessuno di Joanna Concejo.
Quando i ragazzi vengono in biblioteca per un incontro di promozione della lettura, mi preme non solo far loro conoscere i servizi che la biblioteca offre o intrattenerli per un po’ con una storia divertente, ma regalar loro un’esperienza di ascolto e dialogo in grado di cambiare il loro sguardo sulle cose. Ogni volta mi piace sperare che alla fine della mattinata escano dalla biblioteca un po’ diversi da come sono entrati.
Per far sì che ciò accada è fondamentale scegliere un libro ricco di suggestioni, testuali e/o visive, che stimoli le loro capacità interpretative e dia la possibilità di attingere a diversi livelli di lettura.
Amo i libri che rompono gli argini della pagina e straripano nella vita reale, scavando alvei nuovi e inaspettati; i libri che spingono i bambini a pensare, a guardarsi intorno con più attenzione, a porsi delle domande e a cercare delle risposte. Credo che le storie belle siano come semi: riposano dentro di noi, a volte molto a lungo, per poi far sbocciare fiori inattesi. E Il signor Nessuno è uno di questi libri: affronta temi importanti, come l’identità, l’apparenza, la speranza, i sogni, i desideri, attraverso un linguaggio verbale e visivo articolato, metaforico, evocativo.
Spesso sento dire da colleghi bibliotecari, librai o insegnanti, che la lettura di albi illustrati come Il signor Nessuno, ritenuti “difficili” per i bambini, necessiti della mediazione di un adulto che ne guidi l’interpretazione e la comprensione. Concordo solo in parte: libri come Il signor Nessuno sono impegnativi, dal punto di vista cognitivo, estetico ed emozionale, sia per i bambini che li leggono sia per gli adulti che li propongono, perché reclamano tempo, attenzione, uno sguardo paziente che non ha la pretesa di vedere e capire tutto subito, ma che è disposto a correre il rischio di perdersi nelle trame tessute dal testo e dalle figure. Tuttavia credo che un simile sforzo sia necessario se l’obiettivo che ci si pone è quello di arricchire le competenze dei bambini e aprirli al desiderio della ricerca e della scoperta. Come scrive il maestro Franco Lorenzoni ne I bambini pensano grande, «alla maggior parte delle bambine e dei bambini non è concesso il diritto di riconoscere la qualità dei propri pensieri e rendersi conto della loro profondità. A molti non è concesso neppure di arrivare a esprimerli, perché un pensiero che non trova ascolto difficilmente prende forma e respiro».
E così mi sono messa in ascolto.
Dopo la lettura con proiezione delle immagini dell’albo, sollecito i primi interventi con qualche domanda sull’aspetto fisico, le abitudini e la città del signor Nessuno: come vi sembra il protagonista di questa storia? cosa fa tutto il giorno? in quale città vive, secondo voi? Basta che i più coraggiosi si facciano avanti per mettere anche i più timidi a proprio agio, convincendoli di poter esprimere le loro opinioni in modo autonomo.
Quando riguardiamo le illustrazioni che descrivono l’appartamento del protagonista, soffermandoci sui particolari, notano subito l’evidente contrasto tra la vita scialba raccontata dal testo e la bellezza che traspira da ogni dettaglio della sua casa. Sono tutti d’accordo nell’affermare che questa sensazione di intimità, calore e serenità sia data dall’abbondante presenza dei fiori.
In fondo, allora, il signor Nessuno non è un tipo poi così ordinario e insignificante: si prende cura della casa, dei fiori e delle piante, gli piacciono le cose belle, non butta via mai niente, è circondato da piccoli oggetti di uso comune a cui sembra però dare importanza (piatti e tazzine decorate, fotografie, giocattoli). Ognuno di questi oggetti sembra raccontare una storia e rivelare qualcosa dell’uomo che lo possiede.
“I fiori fanno stare bene, perché sono colorati, vivi, belli e profumano“
(Abdul)
“In fondo il signor Nessuno è un tipo spiritoso e simpatico! Non ha mai la faccia triste o arrabbiata e, quando è a casa,
fa delle cose strane, come mangiare una minestra che ha la forma di un carciofo gigante o fare il bagno nella bacinella dei piatti”
(Noelia)
A rinforzare questa sensazione, ecco che, a un certo punto, l’autrice svela ai lettori l’attività notturna del signor Nessuno: fabbricare stelle per la Notte. Ma di quale strumento si serve per realizzarle? Di un vecchio macinino da caffè, che da oggetto antiquato e banale si trasforma così in utensile straordinario. Subito i bambini mi fanno notare che a uscire dal macinino, però, non sono stelle vere, ma fiori bianchi, simili a “quelli rossi o bianchi che si regalano a Natale”, le stelle di Natale appunto. Per quale motivo l’illustratrice ha scelto di rappresentare dei fiori e non semplicemente delle stelle, stelle vere, come è scritto nel testo? E come mai per fabbricare questi fiori meravigliosi occorre un vecchio macinino da caffè?
“Forse l’illustratrice ha disegnato dei fiori invece che delle stelle perché, in fondo in fondo, i fiori sono un po’ come le stelle:
bellissimi. E, come le stelle, danno gioia a chi li guarda”
(Matteo)
“I fiori a forma di stella che fabbrica non sono tutti uguali: alcuni sono un po’ più gialli, altri più bianchi; alcuni ci guardano,
altri sono girati dall’altra parte. Sono come le persone: anche loro non sono tutte uguali. Forse i fiori gialli, quelli che ci guardano,
sono i bambini, e quelli bianchi girati dall’altra parte gli adulti…”
(Alessia)
“Nell’immagine in cui macina le stelle, l’ombra del signor Nessuno assomiglia al tronco di un albero,
da cui partono tutti i rami carichi dei fiori che fabbrica”
(Marco)
"Beh, come il macinino da caffè macina i chicchi e li trasforma in polvere di caffè, così il sig. Nessuno macina i semi
e li trasforma in fiori a forma di stella... Basta un poco di immaginazione...”
(Francesca)
“All’inizio del libro il sig. Nessuno sembra quasi trasparente, forse perché nessuno lo vede.
“All’inizio del libro il sig. Nessuno sembra quasi trasparente, forse perché nessuno lo vede.
Poi, quando scopriamo che mestiere fa, il suo corpo si vede meglio, diventa più solido, e il suo viso più sereno e luminoso”
(Lorenzo)
“Forse tutti quegli oggettini piccoli sparsi per la sua casa sono un po’ come dei ricordi,
che il signor Nessuno usa come ingredienti per fabbricare le stelle…”
(Lisa)
“Questo libro ci dice che anche le persone semplici, come il sig. Nessuno, possono creare cose meravigliose come le stelle,
usando una cosa semplice come un macinino da caffè”
(Matteo)
A questo punto, per cercare di rendere più intellegibile la metafora racchiusa nell’albo, domando ai bambini cosa rappresentano i fiori per loro o quali sensazioni, pensieri ed emozioni generano in loro. Le risposte sono numerose e sono tutte accomunate dal fatto di esprimere sentimenti piacevoli e rasserenanti: bellezza, natura, colori, gioia, pace, amore, profumo, cura, pazienza, eleganza, diversità.
Il signor Nessuno è quasi sempre circondato da fiori, reali, disegnati o anche solo immaginati. Alcuni di loro mi ricordano che c’è un’illustrazione, qualche pagina prima, in cui sembra che i fiori gli escano addirittura dalla testa!
“Ma magari il signor Nessuno non fabbrica stelle per davvero… Magari è tutto un sogno!”
(Eithan)
E se fosse proprio così? Se i fiori rappresentassero qualcosa d’altro? I sogni, l’immaginazione, i ricordi, i desideri? Forse sì, forse il signor Nessuno, più che fabbricare fiori o stelle, fabbrica desideri; quei desideri che tutti noi, ogni anno, sussurriamo al cielo la notte di San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti.
I desideri sono preziosi e questo il signor Nessuno lo sa così bene che li macina piano piano seguendo un’antica ricetta, quando tutti dormono, e non ne butta via nessuno, nemmeno quelli venuti un po’ male, che conserva in una piccola scatola blu che chiama “affettuosamente scatola delle stelle sbagliate”.
“Nella scatola blu però non ci sono stelle, sembrano più cartoline o fotografie…
Beh, forse perché anche le fotografie possono essere preziose come le stelle,
soprattutto se sono fotografie di persone che non ci sono più”
(Matteo)
Il signor Nessuno non è un uomo ordinario: ha un lavoro difficile, segreto, straordinario. Il signor Nessuno di fatto è Qualcuno, qualcuno di molto importante, che sa guardare lontano, oltre la finestra della sua casa, i palazzi di cemento del quartiere in cui vive e le nuvole grigie cariche di pioggia che soffocano il cielo. I suoi occhi sono azzurri, trasparenti, sinceri, dello stesso colore del cielo che immagina fuori dalla finestra, che evapora dalla sua tazza di tè, che abita dentro il suo cappotto, nascosto, come nascosta vive l’anima di ognuno di noi.
Il protagonista del libro non si muove molto, sta spesso seduto, non parla con nessuno, esce solo per fare la spesa e andare in posta a spedire alla Notte le stelle che ha fabbricato per lei. A volare è il suo pensiero, che sia sotto forma di nuvola, acqua o fiore. E allora non importa se fuori piove e fa freddo: ciò che conta è il colore del cielo che si ha dentro, nella propria testa e nel proprio cuore.
“Adesso il cielo è azzurro perché lui è felice. Azzurro vuol dire gioia, star bene, libertà”
(Vittorio)
“Sai Vera, secondo me, il signor Nessuno in fondo in fondo non è una persona triste...
Se guardi il disegno del suo cappotto, vedi che dentro il cappotto grigio c'è un cielo azzurro con le nuvolette bianche.
È perché lui, dentro, è felice"
(Marco)
Ho domandato ai bambini quali “stelle” vorrebbero fabbricare da grandi, prima di mostrare loro una piccola scatola blu chiusa con uno spago, sulla quale è indicato solo un nome: Sig. Nessuno. La apriamo insieme e troviamo tante stelle di carta, sulle quali invito i bambini a scrivere i loro desideri... che non vi rivelerò, dato che la tradizione vuole che i desideri soffiati in una stella cadente, per avverarsi, debbano rimanere segreti!
Ognuna di quelle stelle ora brilla appesa al soffitto della Sezione Ragazzi della nostra biblioteca, illuminandola di speranza e sogni.
«E niente era più come prima». O almeno lo spero.