Vedere le parole

[di Enrica Buccarella]

Qualche tempo fa ho condiviso con colleghe e colleghi un’attività sulla morfologia svolta a scuola dopo la lettura del libro Il burrone, di Giuseppe Caliceti, illustrato da Liuna Virardi, edito da Topipittori. Una collega, Paola, ha commentato le immagini relative a questa proposta con la frase:“Vedere la grammatica”. L’espressione mi è piaciuta molto, mi ci sono ritrovata. Tradurre in figure i concetti che cerco di trasmettere ai bambini è in effetti una costante del mio lavoro. Forse anche per questo motivo sono identificata, spesso dagli stessi bambini, come “la maestra di Arte”. Ma, dico sempre, disegnare non serve solo a disegnare, e non credo di aver scoperto nulla di nuovo, se non che il disegno, la costruzione di immagini per e con i bambini, può servire molto a scuola, come strumento di rappresentazione e comprensione, per chiarire concetti e renderli subito condivisibili.

È, in fondo, il principio degli albi e dei libri illustrati. Illustrare, dare lustro, luce, che, come sappiamo bene, non significa solo ripetere con una figura ciò che dice la parola, ma letteralmente illuminarla di significati, non solo quelli immediati e più comuni, anche quelli possibili. Per questo sono così attratta dagli abbecedari illustrati, quando questi siano pensati e realizzati con cura e attenzione alle esigenze dei bambini, unendo quelle di apprendimento formale a quelle di approfondimento lessicale e culturale, gioco e slancio immaginativo.

Alfabetiere degli animali realizzato in classe terza

Così, quando mi capita di imbattermi in libri che mi pare contengano questa strategia, sono molto contenta e non perdo l’occasione di proporli come stimolo per momenti di approfondimento che partono dalla lettura partecipata, divertente, riflessiva, e da immagini che ne completano e perfezionano il senso. Sono, in un certo modo, delle letture strumentali, ma questo lo sappiamo solo noi adulti, i bambini vivono questi momenti con gioia e interesse. E mi sembra corretto ribadire che i libri sono strumenti, e a scuola si usano sempre con scopi didattici che vanno dal famoso piacere della lettura (sì, esiste una didattica del piacere), alla conversazione, all’analisi del contenuto, alla condivisione di conoscenze, per dirne solo alcuni.

Come quando per “sostenere” la corretta scrittura delle esclamazioni, che persino molti adulti sbagliano, abbiamo letto OH! di Giovanna Zoboli e Massimo Caccia, Topipittori. Anche in quel caso abbiamo giocato, come suggeriva implicitamente il libro letto, a vedere le “parole”, cercando la soluzione grafica più adeguata a esprimerle.

  

Collage e timbri per pannello esclamazioni realizzato in classe terza

Per quanto riguarda il libro in questione, Il burrone di Giuseppe Caliceti, non a caso un maestro, la lettura è stata un utile e divertente stimolo a indagare un aspetto della morfologia, cioè la costruzione delle parole e in particolare dei nomi alterati. In seconda avevamo già letto di Caliceti, Le sillabe degli animali, sempre di Topipittori, illustrato in modo meraviglioso da Giulia Orecchia e, anche in quel caso, le illustrazioni realizzate con un mosaico di forme e segni colorati, nel riprodurre piume, squame, manti dei diversi animali, sembravano voler rispecchiare il gioco della frammentazione della parola in sillabe, o almeno così noi lo abbiamo interpretato, provando poi a rifarlo con il collage, nel rispetto appunto di questo concetto: “vedere” le unità che compongono il nome dell’animale anche nella figura che lo accompagna.

    

 

Disegni a collage per pannello sulle sillabe realizzato in classe seconda

Nel libro Il burrone, le illustrazioni di Liuna Virardi, stilizzate in forme nette e colori vivaci e uniformi, mettono in relazione, in ogni doppia pagina, due soggetti, accompagnando il testo, che gioca, in pieno stile rodariano, sul malinteso che possono generare alcune parole: monte e montone, matto e mattone, mulo e mulino

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La lettura è stata molto divertente, così, seguendo anche io le orme di Rodari, ho deciso di ribaltare il gioco. Invece di segnalare la parola dicendo cosa NON è “… non c’era un piccolo mulo. C’era un mulino”, andare a caccia di “falsi alterati” con cognizione, guidando i bambini a ideare una strategia per essere sicuri di “sbagliare con esattezza”. Questo insegnamento rodariano di giocare con gli errori, di sbagliare consapevolmente, di appropriarsi delle parole e delle strutture morfologiche per piegarle al divertimento (al divergere) dei bambini, è una strategia che utilizzo molto spesso. In questo caso abbiamo proprio definito delle regole per individuare dei nomi che sembrano alterati e invece non lo sono perché, prima regola: non c’è nessun legame tra quello che sembra il nome primitivo e quello che sembra l’alterato, tranne, seconda regola, la parte della parola che sembra la radice comune, ma ovviamente, non lo è: pasto e pastello… La terza regola indica che il falso alterato debba terminare con quelli che sembrano dei suffissi, -ino, -ello, -etto, -one… ma, anche in questo caso, non lo sono: viso e visone.

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Insomma, sbagliare consapevolmente implica l’aver interiorizzato la regola e l’averne scoperto, in un certo senso, l’utilità.  Studiare le regole e applicarle al contrario serve a capire meglio, a maneggiare la lingua mettendo in moto il pensiero. Solo chi ha capito davvero sa ribaltare la regola e utilizzarla per giocarci.

In seguito a questa caccia al falso alterato, i bambini hanno trovato:

Bomba e bombetta

Gatto e gattuccio

Posto e postino

Colla e collina

Lampo e lampone

Lupo e lupino

Foca e focaccia

Salmo e salmone

Cervo e cervello

Storia e storione

E anche i meno probabili, tempo e temperino... e tanti ancora che non ricordo.

Le illustrazioni di Liuna Virardi sono così belle e chiare che abbiamo voluto prenderle a esempio per fare anche noi un nostro libro dei falsi alterati. Ironico e divertente. Intelligente.

Il lavoro di illustrazione, realizzato a collage, si è svolto a coppie e, come facciamo sempre, prima c’è stata una utilissima fase di progettazione che tiene conto anche delle difficoltà della tecnica scelta e permette di immaginare il risultato, riflettere e operare successivi ripensamenti o correzioni.

Immagine che contiene schizzo, disegno, carta, Arte bambini</p>
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Immagine che contiene Arte bambini, disegno, illustrazione, carta</p>
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Abbiamo messo alla prova la capacità di semplificare. Sintetizzare il testo con poche forme semplici usate in modo efficace, che con la loro immediatezza, rinforzano e rendono visibile l’ironia della relazione tra le parole. Ogni illustrazione accompagna, infatti, una frase con due nomi, tra cui un falso alterato:

Un signore con una bomba in testa, anzi no, una bombetta!

Un gattuccio in bocca al gatto.

Il postino cerca un posto e non lo trova...

Non c’è mai tempo per usare il temperino!

Questo pasto è delizioso, ma il pastello è ancor più bello.

Attenzione! C’è un lampo sul lampone!

La triste storia dello storione stecchito. (Maestra, questo è anche uno scioglilingua, prova a dirlo veloce)

 

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I giochi di parole riescono a coinvolgere tutti i bambini, servono a chi la lingua la conosce già, come a chi sta familiarizzando con essa. Coltiviamo questa abitudine e attenzione fin dalla prima, da quegli alfabetieri che realizziamo ogni anno in forme e con tecniche diverse, e integriamo sempre le nostre attività con la lettura di libri. E spesso, da un libro letto, nasce un libro fatto.

 

Mi piacciono i libri che giocano con i bambini, che li accompagnano, pur non essendo nati allo scopo, in quello che altrimenti potrebbe diventare un noioso esercizio. Anche solo leggerli in classe al momento opportuno, riporta la lezione a una dimensione ludica che risveglia l’interesse. Se poi cogliamo il loro invito al gioco delle parole e delle immagini e lo approfondiamo in modo originale, diventano ancora più speciali: un po’ libri, un po’ maestri, un po’ compagni di banco.